La Danimarca sta scomparendo, certo, non subito, ma tra qualche anno le acque la sommergeranno.
Per questa ragione, il governo ha stabilito che l’intera popolazione dovrà evacuare il paese, compiendo un esodo di massa, un’enorme operazione suddivisa in tre fasi della durata di un anno.
Familien sor Vores (Famiglie come la Nostra) la nuova serie di Thomas Vinterberg, presentata alla Mostra, si presenta con questa premessa distopica fortemente credibile: un evento apocalittico che entra in risonanza con tante istanze del nostro tempo. Vedere questo dramma, anzi drammone, scritto dallo stesso Vinterberg e Bo Hr. Hansen, proprio qui a Venezia, fa un certo effetto.
La premessa cattura sin da subito: gli ultimi anni di pandemia ci hanno insegnato a guardare con molto più timore a scenari di improvviso mutamento. Seguiamo tutto con estrema attenzione, perché una parte di noi sa che quello che sta accadendo sullo schermo non è affatto improbabile, ma perfettamente plausibile.
E se la Danimarca, uno dei primi paesi al mondo per benessere sociale ed economico, è in procinto di venire inghiottita dalle acque, per i danesi si prospettano tempi durissimi.
Velocemente, un’intera popolazione realizza che sta per essere disgregata e non sarà mai più unita, le loro tradizioni completamente eradicate. Bisogna prima di tutto vendere gli immobili; le banche congeleranno i soldi, ovviamente, e il governo istituirà una serie di provvedimenti per garantire l’evacuazione, prima chi se lo può permettere, poi coloro che verranno sovvenzionati dallo Stato. Si produce una lotta disperata per cercare di accaparrarsi residenze e impieghi in altre nazioni, ed ecco che improvvisamente i danesi diventano un problema, e nessuno li vuole. “Eh, abbiamo accolto molti ucraini in passato, ora è più difficile,” si sente dire in giro. “Abbiamo qualche posto in Romania, a Bucarest, per ora in una stanza con altre 5 persone.”
Ed esattamente come accade già oggi per i profughi del terzo mondo o dai paesi in guerra: se hai una raccomandazione, dei soldi, un parente, un merito sportivo, quello rappresenta la salvezza, la speranza di ricostruire una vita che valga la pena di essere vissuta; altrimenti, sarai completamente in balia di un destino cupo e poco rassicurante.
La serie si concentra in particolare sulla vicenda di una famiglia allargata, nella sua complessità relazionale, snodata attorno a tre blocchi drammatici che si intersecano tra loro e coinvolgono cinque attori principali: un padre, la sua ex moglie, la nuova compagna, il fratello di lei e la figlia di lui.
A causa dell’impossibilità di garantire a tutti la sicurezza economica e lavorativa per potersene andare, i nostri protagonisti sono costretti a prendere decisioni difficili, talvolta impossibili. Molti vanno in bancarotta, le famiglie si disgregano; violenza e anarchia sono dietro l’angolo.
La fotografia e la regia, efficaci e taglienti, talvolta si fanno eccessivamente melodrammatiche, con riverberi patinati che appesantiscono proprio le parti che andavano snellite. Tutta la storyline riguardante la figlia Laura, in effetti, è la parte più debole, ed è quella a cui è stato dato leggermente troppo spazio.
Ma quando la vicenda torna a muoversi dentro alle atmosfere che Vinterberg sa padroneggiare meglio, cioè la cupezza straniante e la sofferenza che sfocia in atti di violenza, la serie riprende tutto il suo vigore e si ricomincia a guardarla avidamente. Questa fluttuazione di tono ci impedisce, però, di promuovere a pieni voti il lavoro del regista di Copenaghen. Abbiamo un elemento di paranormale inserito intelligentemente, al momento solo abbozzato ma intrigante: uno strano bambino che pare dotato di una capacità soprannaturale, se la seconda parte svilupperà questo elemento, la serie ne gioverà sicuramente.
Giudizio parziale dunque, frutto della visione delle prime quattro puntate (di 7), ma già queste bastano per consigliarne caldamente la visione.
Familier som vores (Famiglie come la nostra) 1-4 – Regia: Thomas Vinterberg; sceneggiatura: Thomas Vinterberg, Bo Hr. Hansen; fotografia: Sturla Brandth Grøvlen; montaggio: Anne Østerud, Janus Billeskov Jansen; musiche: Valentin Hadjadj; scenografia: Sabine Hviid; costumi: Manon Rasmussen; suono: Hans Møller, Peter Storm Wich; effetti visivi: Esben Syberg; interpreti: Amaryllis August, Albert Rudbeck Lindhardt, Nikolaj Lie Kaas, Paprika Steen, Helene Reingaard Neumann, Magnus Millang, Esben Smed, David Dencik, Thomas Bo Larsen, Asta Kamma August; produzione: Zentropa Entertainments (Sisse Graum Jørgensen, Kasper Dissing), StudioCanal (Ron Halpern, Anna Marsh), CANAL+ (Olivier Bibas, Morgane Perrolier, Louise Gigon), TV 2 Denmark (Jennifer Green, Katrine Vogelsang); origine: Danimarca/Francia/Svezia/Repubblica Ceca/Belgio/Norvegia/Germania, 2024; durata: 195 minuti (ep. 1-4) + 150 minuti (ep. 5-7).