France Odeon: Tirailleurs di Mathieu Vadepied

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Non così poi troppo lontano dal cinema “La compagnia” di Firenze, dove si svolge France Odeon, si sta compiendo una guerra in Ucraina, mentre qui in sala assistiamo a un film sulla ingiustizia e sulla stupidità e sulla vigliaccheria di ogni guerra. Attraverso Tirailleurs, l’eccellente film di Mathieu Vadapied che aveva inaugurato la sezione “Un Certain Regard” del Festival di Cannes di questo anno, viviamo un non senso che si regge con l’istinto di sopravvivenza dell’uomo e che forse è sinonimo di egoismo: uomini, donne, bambini stanno morendo a due passi da noi, e noi guardiamo commossi le conseguenze di questa follia sul grande schermo, per poi ritornare alle nostre vite di giovani studenti o di insegnanti o altro.

Come è possibile superare l’imbarazzo e il senso di colpa per una così evidente contraddizione, soprattutto il senso di impotenza che semplici cittadini provano nel non poter far nulla perché la guerra finisca? La risposta è una e una soltanto: sublimiamo il conflitto con l’arte e con l’amore per il prossimo nella nostra tranquilla ma importantissima vita.

Il protagonista di Tirailleurs è interpretato da Omar Sy, che ha voluto e prodotto il film, dimostrando a undici anni dal successo di Quasi amici (2011) di essere un attore maturo, affascinante e carismatico, qualità che aiutano qualsiasi film a trasmettere spessore. Qui è un padre di famiglia senegalese che si arruola nell’esercito della madre patria francese, durante la Prima guerra mondiale, per proteggere il figlio diciassettenne Thierno (Alassane Diong) catturato a forza di mazzate dai soldati francesi per obbligarlo a andare per loro al fronte.

Il film non concede niente o quasi alla spettacolarizzazione del conflitto bellico, racconta di un uomo giusto, un uomo vero in mezzo alla degenerazione generale, che lotta in ogni modo per riportare il figlio alla sua famiglia, alla sua vita, povera ma vera, se possiamo azzardare, diremmo felice.

La musica di Alexandre Desplat è perfetta, anch’essa non esalta l’eroismo di alcune azioni, nè indugia su quelle commoventi, accompagna invece con toni profondi la drammaticità e di nuovo la follia del contesto descritto dal regista.

Tirailleurs richiama alla mente e al cuore, in qualche maniera, un classico come La sottile linea rossa (1998) di Terrence Malick, a nostro modesto avviso, uno dei film di guerra più belli della Storia del cinema e comunque tra i più belli in assoluto, al di là dei generi. Un uomo giusto, la voce off che stenta a credere a quello che vede, la fiducia e la fede in Dio perchè lo aiuti e perchè restituisca senso alla sua vita e a quella del figlio. A quella dell’umanità. E alla speranza che il sacrificio eroico e assurdo di tanti uomini non venga mai dimenticato.

L’attualità ci suggerisce prepotentemente che i potenti purtroppo hanno dimenticato e dimenticano in continuazione e, seduti nelle loro posizioni di comando, mandano al massacro i propri uomini, i propri ragazzi. Povera patria di Franco Battiato è una grande canzone, che racconta anche di quel padre giusto e determinato interpretato da Omar Sy e diretto da Mathieu Vadapied.


Tirailleurs –  Regia: Mathieu Vadepied; sceneggiatura: Olivier Demangel, Mathieu Vadepied; fotografia: Luis Armando Arteaga; montaggio: Xavier Sirven; musica: Alexandre Desplat; interpreti:  Omar Sy (Bakary Diallo), Alassane Diong (Thierno), Jonas Bloquet  (Lieutenant Chambreau), Bamar Kane (Salif), Oumar Sey (Abdoulaye)produzione: Bruno Nahon, Omar Sy per Unité Korokoro; origine: Francia/Senegal 2022; durata: 109′.

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