Santa Mira, luogo irreale non ben identificato vicino al mare, dall’atmosfera rarefatta e con un paesaggio a tratti lunare, è sede di una base militare italiana da cui partono e arrivano aerei che solcano il cielo, raccontano di una guerra che sembra lontana ma che in realtà è ben presente in tutti i protagonisti dell’intreccio, tutti inquieti, raramente sorridenti ed eternamente irrisolti.
Una guerra che sembra “volare” altrove, diventa più vicina con l’approssimarsi delle scie sonore che lasciano gli aerei al loro passaggio. Tutto intorno è stranamente silenzioso, il paesaggio ricorda le spiagge invernali deserte dopo una stagione affollata e piena di gente. Il mare a fine novembre, quando è solo il rumore delle onde a farsi sentire. I boschi attorno a Santa Mira, risuonano solo del vento e delle corse dei cani. Un silenzio che circonda luoghi e persone e che intrappola lo sguardo degli abitanti in una sorta di strada senza via d’uscita.
La sensazione più forte è quella di un’eterna attesa che non verrà mai ripagata dalla realtà. Un’atmosfera deprimente e desolata e una sensazione di generale malessere circonda questa strana località.
Quasi a ricordare che quello è un luogo non-luogo, una sorta di limbo in cui la serenità non è una destinazione raggiungibile, perché sempre minata da un conflitto non solo esterno e lontano, ma latente e -non troppo -nascosto nella coscienza di ognuno. “Volevo creare un luogo remoto e immaginario con una grande base militare che rappresentasse un intero Paese in un conflitto internazionale, tuttavia il conflitto non viene mai mostrato e ci resta una comunità persa nelle sue lotte interiori”
Il fronte interno intreccia le prospettive, quasi monolitiche di più sguardi umani: Gaudì (Luigi Iacuzio) è un nostalgico e introverso addestratore di cani, dal viso squadrato e tagliente e dallo sguardo profondamente malinconico; la moglie Dalia (Autilia Ranieri) è intrappolata in un passato che sembra non darle tregua, ha un rapporto complicato e difficile con la figlia (Margherita Imparato) e un padre, Damiano (Nello Mascia) che perde lentamente la memoria ed è ossessionato dalla guerra e dal suo passato.
Anzi Damiano, probabilmente il personaggio più interessante e complesso dell’intera vicenda, a tratti sembra perdere i pezzi; a tratti è di una lucidità disarmante e sembra aver colto il senso profondo e reale dell’esistenza. Godersi gli attimi di leggerezza, filosofia “di vita” che purtroppo sembra non appartenere agli abitanti di Santa Mira.
Il film, liberamente ispirato al romanzo Santa Mira, fatti e curiosità dal fronte interno di Gabriele Frasca e primo lungometraggio scritto e diretto da Guido Acampa colpisce anzitutto per la fotografia, che si sofferma, specialmente nelle scene iniziali, su immensi spazi desolati, luoghi diroccati e abbandonati, boschi freddi e inospitali, simbolo universale di solitudine interiore e di una grande fragilità umana.
Tuttavia questa silenziosa umanità che a tratti viene percepita e di cui si coglie senza dubbio il logorio interno e la mancata realizzazione di uno scopo ultimo, è solo tratteggiata, psicologicamente poco approfondita e questo rende lo sviluppo dell’intero intreccio poco chiaro ed efficace.
La storia e i suoi irreali protagonisti sembrano sospesi nel tempo, rarefatti e inacchiappabili, proprio come le nuvole che filtrano e attutiscono le scie sonore degli aerei che attraversano questo strano luogo e che ne minano, a livello più profondo, la serenità.
L’orologio di Santa Mira sembra fermo, con le sue lancette arrugginite, ad un passato indefinito e al tempo stesso l’irrisolto di ognuno sembra quasi confondersi con lo spazio “lunare” esterno. Una malinconia desolante di un dentro e un fuori che viene resa molto bene dalle singole inquadrature, e che avrebbe avuto bisogno di una struttura narrativa di maggiore sostanza e di un maggiore approfondimento della psicologia dei singoli protagonisti. Un piccolo film, dunque, quello di Acampa che, però, ci pare rimanere, a conti fatti, un esordio interessante e originale.
In sala dal 26 maggio
Cast & Credits
Il fronte interno– Regia: Guido Acampa; sceneggiatura: Guido Acampa; fotografia: Gennaro Visciano; montaggio: Alessandra Carchedi; ; interpreti: Luigi Iacuzio, Autilia Ranieri, Nello Mascia, Antonello Cossia, Betti Pedrazzi; produzione: Lapej, con il contributo della Regione Campania e Film Commission Regione Campania; origine: Italia, 2022; durata: 77’; distribuzione: Lapej in collaborazione con Artex Film