Adattamento del romanzo Stolen di Ann-Helen Laestadius, il film Netflix ci porta, grazie alla regia spettacolare di Elle Márjá Eira, tra le nevi scandinave e le renne che vi pascolano, animali bellissimi, eleganti e forti. Purtroppo anche le renne, di cui si occupano gli abitanti di un villaggio Sami, sono preda dell’infinita stupidità umana, che sembra avere come orizzonte di vita la morte di questi animali, non prima della più vigliacca violenza e tortura. È chiaro che il film narra una storia universale e senza tempo, e questo, per noi, è il suo punto di forza. Quello stesso della protagonista della nostra storia particolare che si fa un atto d’accusa generale a chi violenta la dignità umana e animale.
Interpretata da una bravissima e carismatica Elin Oskal, Elsa si trova ad affrontare in un vero e proprio duello western un viscido Robert, molto bene interpretato da Martin Wallström. In questa lotta ne va del suo popolo e delle sue renne, prese di mira dall’uomo sin da quando la ragazza era una bambina felice e innamorata della prima renna di cui era divenuta responsabile. Il popolo Sami vive dell’allevamento di quegli animali, ma lo sviluppo economico esige ulteriori sacrifici per degli abitanti che temono per la loro sopravvivenza. Miniere, strade, lavoro contro il silenzio di paesaggi incontaminati attraversati solo da animali aristocratici quali sono le renne. Ma ne possiamo essere certi, non c’è una condanna del capitalismo e del liberalismo, lo sviluppo non si può fermare, basterebbe solo gestirlo con buon senso. Tuttavia, il gioco non è questo, in gioco vi è la lotta tra il bene e il male, e questa lotta non è mai stata e non è ideologica, nonostante le ingenue sentite divisioni politiche degli uomini, questa lotta avviene dentro ognuno di noi. Solo dentro di noi. Non si cambia il mondo, si cambia noi stessi. Robert non è razzista, non è xenofobo, è un uomo violento e vigliacco che per colpire suoi simili tortura i loro splendidi animali. Cosa c’è di più terribile del violentare animali innocenti, solo il violentare i bambini, ma qui è necessario il silenzio.
Elsa, nel film, prova a parlare, La ragazza delle renne è proprio il suo tentativo di testimoniare la violenza di Robert, ma il suo stesso popolo le intima il silenzio in virtù del compromesso o, peggio, dell’indifferenza. Si mira alla sopravvivenza minima, in definitiva complice di chi vuole negarla.
La regia della norvegese Elle Márjá Eira è ottima nell’illuminare queste dinamiche di potere umano e quelle stupende della natura – la storia è molto interessante, scritta per e da personaggi veri, la soluzione del duello di quei dei due antagonisti altrettanto convincente. Neve e ghiaccio per accendere le nostre coscienze. Immagini mozzafiato per un thriller avvincente e edificante.
Su Netflix
La ragazza delle renne – Regia: Elle Márjá Eira; sceneggiatura: Peter Birro, Ann-Helen Laestadius; fotografia: Ken Are Bongo; montaggio: Kristofer Nordin; musica: Lasse Enersen; interpreti: Elin Oskal, Martin Wallström, Lars-Ante Wasara; produzione: Kolibri Productions, Netflix; origine: Svezia, 2024; durata: 105 minuti; distribuzione: Netflix.