La base di questo documentario From Cairo è la storia di tre donne – Heba Khalifah, Aya Yussef e della stessa regista Hala Galal – trasposta con una forma narrativa più di accompagnamento alla vita al Cairo che di visuale sul mondo femminile. Del resto, la regista ha sempre cercato di legare i suoi lavori al tema dell’evoluzione dei costumi della donna egiziana. Aspetto che richiama anche all’interno del centro culturale da lei fondato, SEMAT, che oltre ad essere un punto di riferimento creativo e artistico per giovani indipendenti, correla realtà di organizzazioni femminili nazionale.
Già vincitore del Premio Stadion Video al MedFilm del 2021, il film intreccia le vite e le esperienze di Heba, fotografa freelance nonché artista visuale e madre single, e Aya, giovane videomaker alla scoperta del mondo. Le due protagoniste hanno modo di incrociarsi all’inizio e alla fine del video, ma la narrazione delle loro vite prosegue su due piani paralleli, fra le molte assonanze che le contraddistingue.
Ci sono molti spunti interessanti, inerenti alla vita delle donne nell’odierno Egitto, e Il Cairo è probabilmente il luogo più adatto da dove estrapolarli: una grande città, per molti versi simile a una capitale europea, per traffico e confusione. E proprio per questo risulta più facile evidenziare le differenze culturali, per certi versi anche orgogliosamente sottolineate dalla musica locale che accompagna il film.
Quello che un documentario dovrebbe fare è proprio mettere lo spettatore di fronte a una situazione, più o meno attuale, e porlo nella condizione di elaborare il messaggio che gli arriva, concedergli la possibilità di entrare in quella realtà. E in questo From Cairo pecca un po’ di superficialità, intesa come mancanza di approfondimento. Vengono trattati temi come le molestie sessuali, all’ordine del giorno per una donna sola fra le strade della metropoli, e la scelta di togliersi il velo, oggetto che identifica una persona ma che, allo stesso tempo, può creare una barriera – citando il pensiero di Heba. La sensazione che, però, si ha di questa esposizione non è esplicita né mira dritta allo scopo, rimane sempre in quella terra di mezzo “del dico/non dico”, come se la regista stessa rimanesse imprigionata in quella paura che le due donne protagoniste cercano di portare alla luce.
Galal ammette la propria angoscia, verso la fine del film – un timore che ha portato a un ritardo nell’uscita della pellicola stessa – ma l’ammissione di colpa non conduce l’osservatore verso una realtà che oggi è ancora più attuale, come riportano le cronache – i movimenti che stanno avvenendo in Iran con le conseguenti repressioni violente.
Le due protagoniste rimangono prigioniere anche dei contesti in cui vengono presentate: quasi esclusivamente domestico per Heba, di studio e ricerca per Aya. La prima cerca la sua forza nella sua arte – Homebody è un progetto a cui è particolarmente legata – e in sua figlia, in un nido che si è modellata e dove può far collimare questi amori. Aya, invece, ha un approccio più fisico, rasente la violenza – che sublima con uno sport come il roller derby – senza però perdere di vista l’obiettivo di raggiungere il successo, raccontando anche lei, come Galal, storie di donne e delle loro difficoltà.
Questa leggerezza è accentuata dall’uso di un découpage classico di montaggio, che orienta lo spettatore più verso un docufiction rispetto a una cruda realtà. Non ci sono long take e più che un documentario si ha la parvenza di essere immersi in un film neorealista 2.0, dove la narrazione viene fatta da non attori ma dove il costrutto è frutto di una sceneggiatura descrittiva ben definita.
Timore è l’alone che circonda From Cairo ma è indiscutibile il fatto che porti alla luce, anche se con dei limiti, una realtà che continua ad essere presente e persistente in certi luoghi: attivare il senso di responsabilità e di partecipazione del pubblico è uno dei capisaldi della descrizione documentaristica e la regista egiziana è ben salda su questa strada, che la contraddistingue e che percorre oramai da più di un decennio, avendo realizzato già una quindicina di film.
From Cairo – regia e sceneggiatura: Maryam Touzani, Nabil Ayouch, Ines Marzouk; fotografia: Mayye Zayed, Kesmat El Sayed, Ines Marzouk; montaggio: Aya Yussef; musica:; produzione: Kesmat El Sayed per Seera Films, See Media Production; origine: Egitto, 2022; durata: 63’.
Super
Interessante recensione. Curiosità nel vedere il film con senso critico.