Essenziale, minimale e sorretto da dialoghi quasi inesistenti, eppure molto immediato e reale, il nuovo lungometraggio dello spagnolo Jonas Trueba – un figlio d’arte dato che il padre è Fernando Trueba – arriva un anno dopo Quien lo impide (2021) ed ha una lunghezza di appena sessantaquattro minuti, di cui i primi sette, totalmente immersi nell’atmosfera sognante degli accordi e delle parole della canzone Limbo di Chano Dominguez.
I protagonisti di Tenéis que venir a Verla (il cui titolo internazionale suona You have to come and see it) sono due giovani coppie apparentemente stabili e appagate sui trenta, Elena (interpretata da Itsaso Arana) e Daniel (incarnato da Vitor Sanz), Guillermo (Francesco Carril) e Susana (Irene Escolar).
L’ atmosfera che si respira tra i quattro è piacevole, malinconica e a tratti divertente, proprio perché non è intrisa dell’ ansia di dover pronunciare troppe parole inutili o di dover compiere azioni eccessive.
Scorre tutto naturalmente, e sembra quasi di sentirli parlare e discutere i quattro protagonisti, quasi sospesi in una sorta di limbo che stordisce e che impedisce loro uno o più passi decisivi. Guardando i loro gesti, ritroviamo in parte il nostro limbo personale. Le nostre zone di incertezza. Una naturalezza quindi riuscita e che avvicina lo spettatore ai personaggi che risultano intimi e molto vivi.
Il film del giovane Trueba dopo la digressione musicale iniziale si sposta in un caffè di Madrid, dove i quattro discutono sulle scelte di vita decisive, sui sentimenti, sulle piccole e banali liti quotidiane.
Il contrasto, naturale e non troppo calcato definisce le due coppie, la prima vive in città e l’ altra ha scelto la campagna vicina e una situazione di maggiore tranquillità.
A parte dialoghi essenziali non succede moltissimo, perché quello che conta maggiormente è la sottile e pur percepibile sensazione che trasmettono le due coppie, soprattutto Daniel, la sua difficoltà ad agire e la pigra inerzia che lo trascina, un giorno dopo l’ altro, a non accettare di buon grado i cambiamenti che la vita comporta. Nessuno strappo o lite furibonda, non c’è attrito, ma un senso di inerzia onnipresente.
Una sorta di limbo, appunto, che non è un tormento, ma una dolce situazione di stallo, nella quale sembra comodo rimanere, inebetiti ma stabili, in una sorta di dormiveglia confuso.
Il regista che aveva debuttato nel 2010 con la commedia romantica Todas las canciones hablan de mi punta, vuole costruire un film essenziale giocando sulle sfumature, sulle sensazioni impercettibili che strisciano silenziosamente dentro di noi e che determinano, lentamente ma progressivamente, i nostri cambiamenti interiori.
Brevi scambi di battute, dialoghi spezzati, sguardi prolungati e soprattutto la musica, che accompagna e definisce i momenti di passaggio. Limbo, infatti, scorre all’inizio ed è funzionale alla presentazione delle situazioni e dei personaggi. Una seconda musica, invece, accompagna un momento decisivo, uno spostamento (l’ unico di tutta la pellicola).
L’ unico viaggio in treno di Daniel e Elena, che vanno a trovare Guillermo e Susanna è intriso infatti da una dolce melodia che sembra la colonna sonora perfetta di questa pellicola “travels are over my travels are through. Just move to the country just me and you”.-
Un viaggio quindi e un interrogativo sulla contraddizione dell’ essere umano, non tanto sul contrasto delle scelte più evidenti, ma su quello che giace nelle sfumature del non detto, che si muove e striscia nelle sottili espressioni di incertezza, e in tutte quelle impercettibili sensazioni umane che restano sospese, come in un limbo.
È un interrogativo su come rimettiamo in discussione il tipo di vita che conduciamo e come non riusciamo ad andare oltre il mero interrogativo. Il film lo mette in scena: quanto siamo ridicoli e come a volte sia davvero difficile per noi riconsiderare in modo critico le cose, ma poi ce ne dimentichiamo immediatamente e continuiamo come eravamo.
Tenéis que venir a Verla (You have to come and see it )– Regia e sceneggiatura : Jonas Trueba; fotografia: Santiago Racaj; montaggio: Marta Velasco; interpreti: Itsaso Arana, Vitor Sanz, Francesco Carril, Irene Escolar; produzione: Los Ilusos Films; origine: Spagna, 2022; durata: 64′.