La serie TV sci-fi Three Body Problem,tratta dal primo libro della trilogia di Liu Cixin, si preannuncia come una delle più importanti dell’anno (la sua uscita è prevista dal 21 marzo 2024). L’opera dell’autore cinese ha ottenuto un enorme successo in patria ed all’estero grazie alla sua forte plausibilità scientifica, offrendo una prospettiva inedita e sorprendente su tematiche care alla fantascienza.
A dicembre 2019, il New York Times riconobbe Il Problema dei Tre Corpi come un contributo significativo alla popolarizzazione della fantascienza cinese a livello internazionale. Ricevette lodi da personaggi come George R. R. Martin, Mark Zuckerberg e Barack Obama. Martin, ne rimase folgorato e ne scrisse ripetutamente sul suo blog, mentre Obama sottolineò la “portata immensa” del libro.
E finalmente avremo un adattamento tratto da questo capolavoro. Noi, figli della tradizione fantascientifica, letteraria e cinematografica, di autori come Arthur C. Clark, Philip Dick, Asimov, Stanisław Lem, potremo forse includere un autore cinese nel pantheon dei grandi scrittori di fantascienza che hanno stregato la settima arte.
Il libro solleva questioni filosofiche profonde riguardanti il limite della conoscenza umana, e l’incontro con l’ignoto, non vogliamo svelare molto della trama e ci limitiamo a questi brevi accenni, si tratta di un’opera straordinaria che merita il successo che sta avendo, ed è già un caposaldo della letteratura fantascientifica contemporanea.
È già stata realizzata una Serie TV cinese, diretta da Lei Yang, e prodotta da Tencent Video, di 30 episodi della durata di circa 45 minuti l’uno, è reperibile su Youtube ed è una trasposizione molto fedele, quasi una copia carbone, del primo libro.
Questo di Netflix è un progetto imponente, (parliamo di 200 Milioni di budget allocati) a cui David Benioff, D.B. Weiss, (200 milioni anche per loro, a seguito della firma con Netflix, d’ora in avanti chiameremo questi due D&D) e Alexander Woo dedicheranno i prossimi anni del loro lavoro. Abbiamo piena fiducia nella capacità visiva e narrativa di D&D, lo hanno ampiamente dimostrato in Game of Thrones, (altra produzione ad altissimo budget) che, nonostante la débâcle dell’ultima stagione e qualche puntata priva di mordente, rimane ancora uno dei più alti esempi di trasposizione fantasy su schermo.
David Benioff, autore del libro La 25 ora, da cui Spike Lee trasse un’opera cinematografica eccelsa, ha un curriculum di tutto rispetto, come dicevamo, ha lavorato con HBO per realizzare, assieme al suo socio D.B.Weiss, Game Of Thrones, ed in passato ha sceneggiato film come Troy, The Kite Runner, Xmen origins: Wolverine. Negli ultimi anni però, aveva preso il vizio di prendere accordi e poi mandare tutto all’aria: sono già due i progetti annunciati che coinvolgevano la sua persona, ad essere stati soppressi. Ha infatti firmato di recente l’accordo con Netflix, scindendo quello con Disney, con la quale nel 2022 era stata annunciata una partnership per produrre una nuova trilogia di Star Wars, e sempre per HBO avrebbe dovuto realizzare The Confederate, di cui non si sa più nulla.
Alexander Woo ha lavorato, invece, alla scrittura di diversi episodi del memorabile True Blood, il bellissimo Tv drama camp a tema vampiresco.
D.B Weiss, ha scritto un film (Metal Lords) ma lo conosciamo principalmente per essere il coautore di Game Of Thrones (HBO), e per la sua partnership con Benioff.
Netflix ed HBO sono due realtà differenti sotto molti aspetti: Netflix e Amazon sono avidi di contenuti. Entrambi sono in una fase in cui devono avere diversi film e serie TV originali in uscita ogni settimana. Mentre HBO ha dietro di sé la Warner, impero multimediale presente sulla scena dal 1920, di conseguenza il catalogo di HBO Max è enorme. Qualsiasi film della Warner Bros non concesso in prestito a un altro servizio di streaming viene semplicemente aggiunto a HBO Max. Altra cosa, HBO è un’azienda ben consapevole del proprio marchio, non per nulla ha vinto più Emmy di qualsiasi altro network. La Warner differenzia i contenuti, e il suo modello di business permette di offrire qualità (HBO) è quantità (HBO MAX), tutelando la prima sulla seconda, cosa che Netflix non può permettersi di fare. Con ciò vogliamo semplicemente dire che un prodotto HBO è statisticamente più garantito a livello di qualità rispetto ad un prodotto Netflix. Perché la filosofia di lavoro ed i presupposti delle due aziende sono leggermente differenti.
Liu Cixin figura come consulente di produzione, assieme al traduttore Ken Liu, la Plan B di Brad Pitt e Primitive Streak di Rosamund Pike sono coinvolte nella produzione. Plan B ha una precedente collaborazione nella produzione per Netflix, avendo realizzato Okja, mentre Primitive Streak è specializzata in proprietà letterarie internazionali.
Sarebbe veramente un peccato che l’adattamento americano rovinasse un racconto di fantascienza così importante. D’altra parte, la Serie TV cinese non era perfetta, sicuramente c’era margine di miglioramento.
Guardando il trailer colpisce la portata del budget, ma analizzando più da vicino ciò che accade, emergono alcuni dubbi e soprattutto, alcuni timori.
Cosa potrebbe andare storto:
Le spiegazioni scientifiche: la serie TV cinese, grazie alla sua fedeltà al testo originario, fa un ottimo lavoro nell’illustrare nel dettaglio i fenomeni che si verificano, rispettando l’intelligenza dello spettatore che riesce a cogliere concetti complessi grazie a un efficace utilizzo della computer grafica ed a chiare descrizioni. Ora, se la produzione americana si mette in testa di semplificare – ovviamente per andare incontro alle esigenze di un pubblico che si reputa sempre meno capace e più ottuso – uno qualsiasi dei concetti che vengono illustrati nel testo e trasposti perfettamente nella serie TV cinese, vitali per la comprensione di quello che accade durante il racconto, allora le cose si metteranno male.
I personaggi: uno dei grossissimi dubbi, ai quali però va lasciato un certo margine di manovra, è la decisione di sostituire il protagonista, Wang Miao con cinque diversi scienziati. Nella serie cinese, il poliziotto detective Shi Quiang (Hewei Yu) e lo scienziato esperto in nanomateriali Wang Miao (Luyi Zhang), sono i due cardini attorno ai quali ruotano tutti gli altri personaggi. Frammentare il personaggio di Wang Miao (che nel frattempo, è diventato una donna) nella congrega degli “Oxford Five” questa fantomatica élite (sigh) di scienziati, contiene problematici richiami narrativi di impostazione eroistica che non possiamo tralasciare, e che fa tanto pensare ad un gruppo di umani straordinari, decisi a salvare la terra.
Altro dubbio: I personaggi presentati dalla serie Netflix provengono, in buona parte, dai due libri successivi, questo significa che è stata fatta una profonda revisione della struttura del libro, potrebbe essere una buona cosa, e sappiamo che D&D sono molto bravi a instaurare dinamiche interessanti tra i personaggi; quindi, concediamo loro, più che volentieri, il beneficio del dubbio.
La rappresentazione del Three Body Game: nella serie TV cinese, quando i protagonisti entravano nel gioco di simulazione dell’universo del three body, esso veniva realizzata tramite computer grafica in uno stile suggestivo ma anche in un certo qual modo spartano. Questo approccio, tuttavia, risultava coerente, funzionava ed era, a dire il vero, suggestivo proprio per la sua capacità di richiamare la natura simulativa dell’esperienza. La realtà siderale e spoglia del mondo di gioco offriva allo spettatore la possibilità di riempire il divario con la propria speculazione.
Qui, Netflix decide di giocare pesante e porta la simulazione a un livello superiore, creando e popolando l’universo con attori veri e utilizzando effetti speciali CGI di altissimo livello di spettacolarità (il trailer ne ha fornito un assaggio). Non ritenevamo che fosse necessario, ma era evidente che avrebbero spinto molto su questo aspetto; quindi, sicuramente ci aspetta qualcosa di visivamente impressionante.
Il casting: Il casting degli attori occidentali è stato la maledizione della serie cinese. Quando personaggi cardine come Mike Evans o i vari governatori delle nazioni mondiali entravano in scena, assistevamo a performance attoriali di un dilettantismo imbarazzante. La dizione americana risultava assolutamente demenziale. Per non parlare della direzione stessa degli attori.
Potrebbe essere dovuto in parte alla prospettiva sinocentrica della serie TV di Tencent, che eseguiva una massiccia operazione di glorificazione del governo cinese. Ad onore del vero va detto che sia il libro che la serie gettano comunque una lunga ombra sulla società cinese durante la Rivoluzione Culturale.
La propaganda nelle serie TV cinesi, si basa su un modello narrativo più diretto e meno sottile rispetto alle controparti statunitensi, con il risultato di apparire estremamente caricaturale per un pubblico occidentale, ma è illuminante nel fornire una prospettiva a cui non siamo abituati.
Il generale militare cinese Chang Weisi, sagace e comprensivo, è costantemente raffigurato come più astuto e abile dei colleghi occidentali. I capi di stato americani e di altre nazioni sono ritratti come mezze cartucce, che generalmente approvano la saggezza delle decisioni di Chang Weisi, che sarà anche il leader indiscusso dell’operazione più importante nella storia dell’umanità.
È interessante notare come l’America, al contrario, nella sua narrativa, solitamente propone un modello di propaganda più evoluto che contiene già al suo interno una critica al governo e la fa agire da antitesi per produrre una sintesi in cui emerge il valore del singolo, e di conseguenza, i principi e gli ideali liberali ne escono rafforzati. Un modello al quale siamo maggiormente assuefatti ed è per questo che certi passaggi nella serie TV cinese ci risultano così improbabili.
Diciamocelo, l’aria sta cambiando, la Cina non esita più a dichiarare apertamente le sue ambizioni e a rivendicare il suo status di potenza globale. Nella rappresentazione di uno stato di potenza, la corsa allo spazio è un elemento fondamentale ed è essenziale costruire un’epica narrazione cinematografica di fantascienza, seguendo l’esempio di Hollywood nel secondo dopoguerra. Il governo cinese è fermamente convinto dell’efficacia del genere fantascientifico come strumento di influenza culturale (e non sbagliano), aprendo la strada a produzioni di fantascienza di grande budget.
La durata: Otto puntate, e questo gioca a nostro favore fino ad un certo punto: uno dei problemi della serie tv cinese in effetti, era l’eccessiva dilatazione di certi episodi, in particolare quelli che riguardavano i flashback, diciamo che da trenta episodi se ne potevano tirar fuori quindici belli ricchi. Otto, seppur durassero un’ora l’uno, non sono abbastanza per raccontare il primo libro, a meno che non lo si divida in due stagioni, in quel caso, avremmo sedici puntate e sarebbe perfetto.
Gli Showrunner: Tutti sappiamo cosa è successo con Game of Thrones: la serie fu straordinaria finché seguiva fedelmente le trame dei libri di G.R.R. Martin. Gli ultimi volumi però non erano ancora (e non lo sono tuttora) stati scritti, e la serie ha cominciato ad annaspare vistosamente, diciamo pure che è annegata malamente. Martin avrebbe illustrato a grandi linee come aveva intenzione di finire la saga, e D&D hanno tentato di proseguire basandosi sulle sue indicazioni, ma era evidente che qualcosa a livello di sceneggiatura e di scrittura, era stato irrimediabilmente compromesso: troppa roba risolta sbrigativamente, con una coerenza psicologica dei personaggi scricchiolante e contraddittoria; risultato: un’ultima stagione disastrosa, che ha prodotto un doppio danno: a causa della maniera raffazzonata con cui si è conclusa la serie tv, ora nemmeno Martin sembra trovare il coraggio e l’ispirazione per chiudere la saga.
Ma qui, per fortuna, abbiamo i libri già scritti e pronti. La decisione di stravolgere le dinamiche tra i personaggi, introducendo volti destinati ai capitoli successivi, ci fa sperare che dietro a tutto ci sia un piano ben orchestrato.
Se tutto va bene, possiamo affermare con tranquillità che avremo a che fare con la serie tv sci-fi dell’anno.
Ma se il whitewashing, l’approccio Woke, l’inclusività tossica, la spettacolarità spicciola, gli stravolgimenti ingiustificati prendono il sopravvento e vanno ad intaccare l’essenza filosofica che sta alla base dell’opera, beh, vorrà dire che andrà a fare compagnia alla lista già ben forbita dei disastrosi adattamenti americani di prodotti stranieri cui è costellato il panorama televisivo, assieme alle versioni americane di Skins, Death Note, The Inbetweeners, Utopia, e chi più ne ha più ne metta.
Si accettano scommesse.