Nosorih (Rinoceronte)

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Di Nosorih , ovvero Rinoceronte, gli ambienti cinematografici cominciarono a parlare nel 2012, nello stesso anno in cui il regista ucraino Oleh Sentsov riscosse un notevole interesse presso gli addetti ai lavori, grazie al suo primo lungometraggio intitolato Gamer, presentato al festival di Rotterdam. Perché il film uscisse, però, ci sono voluti nove anni. Ma non perché il lavoro presentasse particolari problemi sul piano dell’ideazione, della costruzione, della produzione, ma per il non secondario motivo che Oleh Sentsov nel maggio del 2014 venne arrestato dall’esercito sovietico per essersi aggregato al movimento Euromaidan e soprattutto per essersi battuto per l’indipendenza della Crimea, regione nella quale è nato nel 1976.

In carcere Sentsov ci è rimasto quasi cinque anni, un quarto circa della condanna che gli era stata in origine comminata. Se è uscito lo si deve solamente allo scambio con un prigioniero russo. Nei cinque anni trascorsi in varie prigioni, Sentsov è stato reiteratamente al centro dell’attenzione perché ha dato vita a numerosi scioperi della fame e perché di lui si sono interessati moltissimi politici (l’Europarlamento) e intellettuali famosi (rappresentanti celeberrimi della European Film Academy come Pedro Almodóvar o Ken Loach), ciò che gli è valso anche numerosi premi e onorificenze – chi è regolarmente edotto delle tante e diverse infrazioni alla democrazia della Russia di Putin saprà fin troppo bene chi è Sentsov.

L’arduo ritorno alla normalità per il regista (nonché nel frattempo scrittore, anche tradotto fuori dal proprio paese) ha per prima cosa significato riprendere in mano l’antico progetto di sette anni prima, quel film intitolato già in sede di progetto allo stesso modo di adesso.

A vederlo oggi non si può che rammaricarsi di aver perso cinque anni della creatività di un autore che non è per nulla banale, sia sul piano formale che su quello del contenuto e del rapporto con i generi. Rhino è il soprannome di un delinquente, se vogliamo nobilitarlo di un gangster la cui carriera cresce esattamente negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione del 1989, ovviamente approfittando dell’anarchia, del caos ingenerati dal tramonto del regime sovietico. Animato da quella che sembra una smania di accumulo (di potere, di donne, di denaro), Rhino (il cui vero nome è in realtà Ljosha, ovvero Aljosha, ovvero Sandro) arriva ad avere tutto salvo poi, come sempre accade, perdere tutto, per hybris, per sfortuna non si sa; d’altra parte quelli sono stati gli anni delle improvvise fortune e delle improvvise cadute. A un certo punto del film lo vediamo dialogare in una macchina buia con un’altra persona che solo molto tardi capiremo essere un prete, siamo dunque in una fase molto successiva, nella quale Rhino – meglio tardi che mai – comincia a chiedersi che senso abbia avuto la vita che ha condotto, mostrandosi altresì clamorosamente bisognoso di un pentimento o di una redenzione. Che nelle scene finali, tragicamente, troverà.

Il film a tratti violentissimo è, soprattutto nella sua parte centrale, il racconto della fase ascendente e della fase calante della vita e della carriera di Rhino, qua e là le puntate della sua ascesa risultano un po’ ripetitive e Rhino proprio un animale. La parte più originale del film è a nostro avviso decisamente la prima, assai più ellittica, allusiva, che con un straordinario e lungo piano sequenza che si svolge tutto nella medesima casa, racconta per accenni l’Unione Sovietica e la post-Unione Sovietica degli anni ’70-’90. In sostanza la mdp vaga da una stanza all’altra e intanto Ljosha cresce, accanto a lui accadono molti, diversi e tragici avvenimenti di cui lui fino a un certo punto è solo spettatore ma di cui ben presto diviene protagonista. Cinema notevolissimo, non c’è che dire. E anche le brevissime sequenze della parte iniziale, quanto di più vicino al tentativo di fornire un’eziologia che spieghi perché Ljosha domani diventerà Rhino (il ragazzino isolato costantemente bullizzato e picchiato dai coetanei) resterà nella memoria.

Siamo certi che da qui in avanti sentiremo parlare con regolarità di Sentsov (che un distributore coraggioso potrebbe, già da questo film, anche portare in Italia).


Cast & Credits

Nosorih; Regia: Oleh Sentsov; sceneggiatura: Oleh Sentsov; fotografia: Bogumił Godfrejów; montaggio: Karolina Maciejewska; interpreti: Serhii Filimonov (Rhino), Yevhen Chernykov (l’uomo nella macchina), Yevhen Grygoriev (Plus), Alina Zevakova (Marina); produzione: Arthous Traffic, Cry Cinema, Apple Film Production, Ma.ja.de Fiction; origine: 2021, Ucraina, Polonia, Germania; durata101′.

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