Anatomia

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Karolina Kominek

Non deve aver esaltato nessuno Anatomia, coproduzione franco-polacca inclusa nella Selezione Ufficiale delle Giornate degli Autori, il lungometraggio di esordio della regista polacca Ola Jankowska, se a distanza di giorni dalla prima presentazione per la stampa abbia lasciata così poca eco e si fa fatica a trovare in giro sul web delle recensioni.

Anche noi, non possiamo dirci entusiasti di una opera-prima molto, molto faticosa, completamente (e di certo: volutamente) priva di ritmo che racconta il ritorno a casa, a Varsavia appunto, di Mika (Karolina Kominek), la protagonista, una donna all’incirca quarantenne che corre (corre, si fa per dire, data l’estrema rarefazione del ritmo) al capezzale del padre che ha subìto una lesione cerebrale la quale, seppur solo a intervalli, lo ha portato ad aver una concezione assai confusa del tempo, al punto che quando arriva la figlia crede che sia ancora l’adolescente di diversi decenni prima.

La confusione temporale del padre innesta una riflessione sul proprio passato nella stessa protagonista, veicolata sia attraverso l’inserimento di videotape datati 1991, dunque  di trent’anni prima, sia attraverso incontri con personaggi che hanno fatto parte della propria esistenza antecedente: dall’ex marito a un’amica che probabilmente è stata al centro di un’attrazione omosessuale. Tutti questi incroci temporali, tutte queste rivisitazioni sono da un lato estremamente cervellotici, la loro intersezione alquanto arbitraria e dall’altro il percorso à rebours della protagonista non sembra condurre a nessun risultato cognitivo o mnestico, prova ne sia che a parte rarissimi casi gli incontri sono pressoché muti e documentati da una macchina da presa, che nemmeno sotto tortura, sembra intenzionata a muoversi.

L’unica volta in cui la protagonista parla per un lasso di tempo che supera i pochi secondi è quando ricorda la forzata uccisione di Buka, un cane malato, un’uccisione che sembra esser stato il trauma più importante della sua infanzia. A interrompere questo teatrale Stationendrama, (“Dramma a stazioni”; il film è suddiviso in cinque capitoli appunto “anatomici”: cuore, sangue, spina, stomaco; l’ultimo capitolo, il quinto, l’ultima stazione è la morte, come si conviene a questo sotto-genere)  troviamo qualche videochiamata del nuovo compagno (marito) di origine inglese che cerca di portare, senza grande successo, un po’ di vitalità nell’esistenza spenta della protagonista, un’esistenza spenta che, si intuisce, non è affatto tale per causa delle condizioni in cui versa il padre, a cui è comunque legata da un sentimento non particolarmente forte.

Insomma un film statico dal contenuto e dallo stile fenomenologico, con un’attrice,  non particolarmente espressiva, una tristezza abissale sullo sfondo dei palazzoni post-sovietici di Varsavia, che certo non contribuiscono a rallegrare questo film destinato, crediamo, a una diffusione festivaliera. E basta.


Cast & Credits

Anatomia; Regia: Ola Jankowska; sceneggiatura: Ola Jankowska; fotografia: Małgorzata Szyłak; montaggio: Mateusz Romaszkan; interpreti: Karolina Kominek (Mika), Andrzej Poniedzielski (il padre), Anna Krotoska (Johanna)Krzysztof Zarzecki (Robert); Piotr Żurawski (Tomek); produzione: Opus Films, Kometa Films; origine: 2021 Polonia, Francia; durata: 112′.

 

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