Paradise is Burning di Mika Gustafson

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C’è una tipologia di film che potremmo già quasi chiamare un genere (ma a cui ancora non sappiamo dare un nome preciso) e che si è rapidamente diffusa da anni soprattutto in Nord Europa. Si raccontano, magari traendole da un romanzo, delle storie giovanili esemplari di una condizione generazionale o di outsider, realizzate spesso con una messa in scena abbastanza stereotipata – anni fa si sarebbe detto televisiva – che ne facilita l’immediato effetto emozionale e l’impatto realistico. Spesso piccoli film, con attori non attori e con tanta voglia di aprire una finestra sul mondo giovanile di oggi.
È questo il caso del debutto nel lungometraggio della cineasta svedese, classe 1988, Mika Gustafson che con un piglio molto deciso ci narra di un terzetto di giovani come per esempio in Una sterminata domenica  di Alain Parroni ma con un taglio niente affatto fenomenologico o intellettualistico. Qui si va subito al sodo di “una dichiarazione d’amore alla sorellanza” come ha definito il proprio Paradiso che brucia la stessa giovane regista.

In un anonimo, quartiere operaio chissà dove in Svezia troviamo tre sorelle Laura (sedici anni), Mira (dodici anni) e Steffi (sette anni) che all’inizio dell’estate vivono da sole in una casa, abbandonate dalla madre che è sparita nel nulla. Le tre si sono adattate a questa situazione e anzi riescono a condurre una vita libera e selvaggia, piuttosto felice anche grazie alla loro vivacità e ai marchingegni che si inventano per andare avanti e grazie alla mancanza di un Super Io genitoriale che le possa castrare.
Tuttavia, una chiamata dei servizi sociali con la richiesta di lì a poco di un incontro con la madre, minaccia di mettere fine al paradiso conquistato delle ragazze. Laura, la maggiore, tiene, però, segreta alle altre due il contenuto della telefonata per cercare una soluzione fattibile. Così conosce per caso Hanna una bella donna borghese che sta traslocando (capiremo in seguito il perché) e cerca farsela amica in modo che lei possa spacciarsi per la madre al minacciato incontro. La irretisce, infatti, – e qui il film ha un gustoso detour e cambia di passo rispetto al tema centrale della sorellanza – invitandola ad entrare con lei in appartamenti di gente in vacanza non tanto per rubare quanto per spiare le vite degli altri. Ma l’avvicinarsi del momento della verità non è lontano con tutte le conseguenze che potrà portare.
Pur dall’impianto visivo molto essenziale in cui le scene all’esterno nel quartiere si alternano un po’ meccanicamente agli interni in casa/e, Paradise is Burning è un riuscito film ossimorico dove il lato crudo e quello tenero convivono perfettamente nel descrivere un legame tra sorelle che è più forte di ogni altra cosa. La regista ha curato – come ha espressamente dichiarato – in modo particolare la scelta e il training attoriale delle ragazze in modo che la loro interpretazione, il loro linguaggio (piuttosto sboccato) e i loro rapporti, sembrino il più possibile credibili e naturali come infatti è avvenuto. La parentesi narrativa con le visite a spiare e ad impadronirsi delle vite degli altri, non stona nel complesso della struttura narrativa del film, anzi la arricchisce di una nota insolita che indirettamente contribuisce a chiudere la descrizione socio-cinematografica voluta da Mika Gustafson per raccontarci un lato singolare del suo paese. Il film si era aggiudicato l’anno scorso il Premio della Miglior regia nella sezione Orizzonti e comunque sia, anche se la qualità registica potrebbe non essere il suo merito maggiore, si tratta di un’opera  originale che riesce bene a raccontarci il suo tema. Sarebbe stato bello che fosse uscito in un momento migliore della stagione cinematografica ma pazienza – noi lo consigliamo con un certo calore.

In sala dal 29 agosto 2024


Paradise is Burning (Paradiset brinner)Regia: Mika Gustafson; sceneggiatura: Mika Gustafson, Alexander Öhrstrand; fotografia: Sine Vadstrup Brooker; montaggio: Anders Skov; musiche: Giorgio Giampà; scenografia: Catharina Nyqvist Ehrnrooth; interpreti: Bianca Delbravo, Dilvin Asaad, Safira Mossberg, Ida Engvoll, Mitja Siren, Marta Oldenburg, Andrea Edwards; produzione: Hobab (Nima Yousefi), Intramovies (Marco Valerio Fusco, Micaela Fusco), ToolBox Film (Maria Stevnbak Westergren), Tuffi Films (Venla Hellstedt, Jenni Jauri); origine: Svezia/Italia/ Danimarca/Finlandia, 2023; durata: 108 minuti; distribuzione: Fandango.

 

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