Thanksgiving di Eli Roth

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La Festa del Ringraziamento, con tanto di tavola imbandita e parata accuratamente allestita, è una ricorrenza molto sentita e onorata nei luoghi in cui è ambientato il nuovo film di Eli Roth (nato proprio nel Massachusetts), che muove le fila dell’intreccio proprio dall’agitazione dei locali per la preparazione della citata festività. Plymouth,  una tranquilla e apparentemente pacifica cittadina, viene sconvolta da un terribile incidente avvenuto all’interno di un centro commerciale durante il Black Friday. Alcuni cittadini, spinti dalla frenesia degli acquisti, finiscono – letteralmente – per uccidersi a causa di una sorta di brutale egoismo, di incapacità di controllo degli istinti primordiali e per un’insana aggressività. Un anno dopo questi tragici eventi, proprio durante i festeggiamenti e la preparazione della parata in occasione del “Thanksgiving”, un killer spietato cattura e tortura i locali, prendendo di mira, in particolare, un gruppo di ragazzi legati, in qualche modo, al terribile evento dell’anno precedente.

Il nuovo horror di Eli Roth, slasher movie che si basa sull’omonimo fake trailer diretto dallo stesso regista e presente all’interno di Grindhouse (2007) film diretto da Quentin Tarantino e da Robert Rodriguez, intreccia  due sottogeneri “tipici” e molto diffusi nel cinema horror americano: il teen movie, focalizzato su un gruppo variegato di adolescenti “presi di mira” dal folle di turno (come non pensare a  Scream, 1996, di Wes Crawen ) e gli horror ambientati nel periodo delle festività, in cui l’entusiasmo dei festeggiamenti viene superato e ampiamente sostituito dall’ansia di essere la prossima preda scelta dal killer. Dopo Cabin Fever (2002), il celebre Hostel (2005) – primo film della nota trilogia – , e l’ansiogeno Knock Knock (2013), Roth torna a dirigere un horror che, in teoria,  ha tutte le carte in regola per piacere al grande pubblico amante del genere ma che risulta, alla fine, non privo di pecche: divertente, a tratti ironico, disturbante al punto giusto, con una vena polemica nei confronti del consumismo sfrenato, aspetto che, tuttavia, avrebbe potuto essere approfondito maggiormente.

Thanksgiving, infatti, nasce proprio dal contrasto tra la difesa dei valori tradizionali, il festeggiamento delle ricorrenze tipiche tanto amate dai locali e l’aggressività del consumismo sfrenato che porta gli individui a calpestarsi e ad uccidersi per accaparrarsi l’ultima novità in commercio. L’intuito iniziale, velatamente polemico,  è teoricamente il giusto punto di partenza per lo sviluppo dell’intreccio  ma non viene scavato in modo adeguato. La polemica socio-politica iniziale, infatti, avrebbe forse potuto rappresentare il cuore del film, ma si perde nei dettagli sanguinolenti e nella rincorsa faticosa alla ricerca del colpevole.

Il  killer è  travestito da Padre Pellegrino, e il suo macabro piano di cattura e di tortura dei malcapitati lo conduce a un insolito e originale allestimento di una tavola imbandita propria del Thanksgiving che ha – ovviamente – poco di tradizionale.

Tutto lo  riconduce a onorare, a suo modo, la  citata ricorrenza e lui, dopo aver “adeguatamente” torturato e ucciso i poveri malcapitati con utensili da cucina comincia a taggare, con una punta di sadismo, le future vittime in agghiaccianti reel su Instagram, generando confusione, spavento e inquietudine.

Il killer, ad un’attenta osservazione è facilmente individuabile tra i personaggi – e questo  rende tutto il film più scontato, la modalità di tortura e di spietata uccisione risultano invece creative, incisive ed originali. Non manca, inoltre, una punta di ironia, capace di rendere l’insieme più gradevole (si fa per dire) ma davvero poco inquietante. Addirittura in alcuni momenti si ride, forse anche troppo…

Thanksgiving si lascia guardare, ma senza eccessivo entusiasmo perché manca quel brivido in più, dato, il più delle volte,  da un movente psicologico ben approfondito che conduce a gesti ossessivi e folli da parte di un “comune” individuo, o almeno, così percepito dagli altri.

P.S. Nel cast il sempre fascinoso Patrick Dempsey che interpreta i panni dello sceriffo, e la  giovane Tik Toker americana Addison Rae.

In sala dal 16 novembre 2023


Regia sceneggiatura: Eli Roth; fotografia: Milan Chadima; montaggio: Michele Conroy, Michel Aller; musiche: Brandon Roberts; interpreti: Rick Hoffman, Gina Gershon, Patrick Dempsey, Milo Manheim, Addison Rae, Nell Verlaque, Karen Cliche, Chris Sandiford, Tim Dillon, Tomaso Sanelli, Mika Amonsen, Jalen Thomas Brooks, Jenna Warren, Jeff Teravainen, Dorian Giordano, Russell Yuen, Jordan Poole, Shailyn Griffin, Sylvain Plasse, James Goldman, Joe Delfin, Amanda Barker; produzione:Spyglass Media Group, Cream Productions, Ethereal Visage Productions, TriStar Pictures; origine: USA; durata: 106 minuti;  distribuzione: Eagle Pictures

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