40° Torino F.F.: Man and Dog di Stefan Constantinescu (Concorso)

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Un uomo cerca il suo cane nella foresta. Lo chiama disperato: “Amza!”. Si arrampica, cade, si inoltra tra gli alberi, una nebbia sempre più forte si insinua fino al suolo rendendo impossibile la visuale. Dissolvenza. Lo stesso uomo, Doru, (Bogdan Dumitrache) prende dei mezzi di trasporto per tornare a casa. Il pullman viene fermato e a ogni passeggero viene misurata la temperatura sulla fronte da due uomini bardati in abbigliamento asettico rosso. La pandemia sta scoppiando ma Doru appare turbato per altri motivi. Arriva al suo paese, sale le scale con i pesi, davanti alla porta di un appartamento prova a entrare ma la chiave in suo possesso non si infila nella serratura. Con due grandi valigie va in un’altra casa dove trova sua madre, anziana e confusa. Lì incontra Amza, un cane che deve essergli appartenuto un tempo ma stato dato successivamente a fare compagnia alla madre in sua assenza. La sera riesce finalmente a entrare in casa sua quando la moglie Nicoleta (Ofelia Popii) e la figlia adolescente, che non lo aspettavano, sono tornate: la famiglia è riunita. A letto assieme i coniugi hanno una conversazione leggera in cui Doru è sospettoso, come se la donna gli tenesse nascosto qualcosa. Il giorno successivo si confessa ad un amico: mentre era in Svezia a lavorare ha ricevuto un messaggio anonimo sul cellulare che diceva che sua moglie lo stava tradendo. L’uomo non ha capito più nulla, non ha nemmeno avvertito l’azienda per la quale lavora della sua repentina partenza, ha preso un aereo ed è tornato a casa.

L’irrazionalità si scontra con la facile ambiguità di interpretazione di ciò che si vede e ciò che si ascolta: la mascolinità tossica tipica in alcune relazioni amorose prende il volo in una situazione del genere, la distanza ha ingigantito la potenzialità dolorosa in cui il protagonista cade e non riesce più a uscire. In una spirale di angustia schiacciante, di morbosità, di equivoci la vicenda viene raccontata con la tensione di un thriller, senza dare spiegazioni chiare né allo spettatore né al marito, completamente soggiogato dalla certezza del tradimento della moglie. Si vede Doru sbagliare, travisare la realtà, essere preda delle sue ossessioni, non si può empatizzare con un livello tale di malattia, di distorsione mentale eppure, nella sua semplicità, l’uomo produce pena più che rabbia, ci si sente più vicini all’ingenuo Amza, cane fedele, assieme a Nicoleta, entrambi vittime innocenti del delirio del padrone umano.

Film sulla difficoltà di mantenere integra la lucidità nella lontananza fisica dovuta alla necessità di trovare lavoro all’estero, sulla paternità e sul ruolo dell’uomo all’interno di un modello di famiglia che si è modificato nel tempo e nella storia, una trama semplice declinata in maniera originale e sapiente, ben calibrata, tesa, sempre sul filo della detonazione come una bomba innescata per esplodere, come un incontro fedifrago in macchina davanti a un centro sportivo (“gli ho praticato sesso orale perché avevo voglia di fargli un regalo ma tutti i negozi erano chiusi”), come un animale domestico lasciato legato a un albero del bosco da solo dopo averlo fatto bere e avergli dato l’addio (per poi ritrovarlo, come se niente fosse, tornato da solo a casa della madre).


Man and DogRegia: Stefan Constantinescu; sceneggiatura: Andrei Epure, Stefan Constantinescu, Jörgen Andersson; fotografia: Alexandru Solomon; montaggio: Catalin Cristutiu; musica: Cristian Lolea; interpreti: Bogdan Dumitrache, Ana Ciontea, Cosmina Stratan, Dan Nutu, Liviu Pintileasa, Ofelia Popii, Oxana Moravec, Voica Oltean; produzione: Ada Solomon, Diana Păroiu per MicroFILM, Klas Film, Doppelganger, Pandora Filmproduktion; origine: Romania, Bulgaria, Svezia, Germania, 2022; durata: 106’.

 

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