Monica di Andrea Pallaoro

  • Voto
4


Monica in ogni scena: ogni gesto, ogni angolazione del viso, ogni singola espressione viene raccontata stando con la macchina da presa addosso al corpo sempre vibrante della protagonista. Giocato su poche parole e pochi personaggi in scena (soprattutto per la prima parte) gli eventi narrati sullo schermo accompagnano lo spettatore nella graduale conoscenza di una donna sola, totalmente sola, che piange un uomo che non la richiama neppure al telefono, che è costretta a subire continue avance maschili per via dell’aspetto roboante che la caratterizza: chioma fulva lunga sulla schiena, un grande tatuaggio su spalle e schiena, curve e altezza stratosferiche. Sa tenere a bada gli uomini ma – forse – non sa tenersene uno accanto. Intanto prende il sole sdraiata placidamente nel lettino di un centro estetico, fa massaggi a casa, si barcamena fino all’arrivo di una telefonata misteriosa. Monica parte, dopo aver detto a chi è dall’altra parte del filo che ci metterà due giorni per arrivare. Questo è il prologo.

La materia trattata brucia: la cura di un genitore malato. Dopo tanto tempo il ritorno a casa quanta confusione e quanto dolore può provocare? La madre la riconoscerà? Quanto fa paura la morte? Quanto è forte l’attaccamento alla vita (la presenza forte dei tre nipotini)?

Trace Lysett

Monica ha bisogno di amore: di dare amore, di ricevere amore, di fare l’amore. Monica ritrova sua madre tramite il contatto della pelle, una carezza sul viso, un sapere di essere nata da quel ventre oramai malato. Monica è curata: la pelle levigata e lucida, si mette il rossetto sulle labbra e il mascara agli occhi, viaggia su una macchina decappottabile targata California. Tornare in Ohio non era nei suoi piani, sebbene i suoi piani consistessero nell’attesa del ritorno di un uomo che le ha detto di avere bisogno di spazio e di tempo, senza di lei, lontano da lei. Monica è come un animale all’erta: sa respingere le molestie di uomini casuali incontrati nei bar o alla pompa di benzina; sceglie ogni momento cosa fare e quando parlare. Monica soffre ma non lo dà a vedere, indossa una corazza che è la sua bellezza, che è un merito ma talvolta un boomerang che si ripiega contro di lei. I personaggi sono ben disegnati da rapide pennellate, più di azione che di parola: la nuora (Emily Browning) piena di figli (il neonato messo in braccio alla ragazza è uno dei tanti grilletti pronti a sparare), Leticia, la badante ispanica, dolce con la madre morente e con la figlia ricomparsa, il fratello che fatica a trovare un canale di comunicazione nuovo, la madre (interpretata da Patricia Clarkson, stupenda come sempre) che, lontani da banalità già viste, mantiene la dignità antica di chi ha scelto una attitudine di bontà d’animo contro lo stravolgimento borghese dei sentimenti per risentimenti pregressi.

Girato in quattro terzi (che corrisponde al vecchio formato quadrato della televisione), Monica è un insieme di fotogrammi riempiti quasi sempre dal corpo splendente di Trace Lysette, montato in maniera efficace da Paola Freddi, scritto da Andrea Pallaoro con Orlando Tirado, illuminato da Katelin Arizmend, con una coproduzione Italia-America. In Concorso alla scorsa Mostra di Venezia.
La temperatura emotiva sale con il crescendo di intimità acquisito tra madre e figlia rappresentato perfettamente dal dialogo tra Monica e la badante materna. “Lei non sa chi sono” dice la giovane riferendosi alla genitrice. Le replica la donna: “Ma tu sai chi è lei”. Da vedere assolutamente.

In anteprima il 28 novembre al Cinema Farnese di Roma ore 21.15 in presenza del regista.

In sala dal 1 dicembre


 Monica – Regia: Andrea Pallaoro; sceneggiatura: Andrea Pallaoro, Orlando Tirado; fotografia: Katelin Arizmendi; montaggio: Paola Freddi; interpreti: Trace Lysette, Patricia Clarkson, Adriana Barraza, Emily Browning, Joshua Close;  produzione: Varient Entertainment, Solo Five Production, Melograno Films, Andrea Pallaoro, Propaganda Italia, Fenix Entertainment, Rai Cinema, Alacran Pictures; origine: usa, 2022; durata: 113’; distribuzione: I Wonder Pictures.

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