Festival di Cannes (2024): Parthenope di Paolo Sorrentino (Concorso)

  • Voto

Parthenope è una sirena nel mito della fondazione della città di Napoli, che nasce dalle onde e dalla schiuma del mare, metà donna, metà dea. Per il napoletano Paolo Sorrentino che partecipa con il suo nuovo film Parthenope, unico lungometraggio italiano alla corsa per la Palma d’Oro, l’incarnazione di Napoli, se fosse donna e fosse nata nel 1968, prenderebbe la figura e le misure della Venere del Botticelli.

Nel film, Parthenope o Parthé, come la chiamano i napoletani e la famiglia, è impersonata dall’esordiente attrice – fino ad ora ha girato solo per la televisione –  Celeste Dalla Porta, e invece nell’inizio e nel finale del film, in versione più matura, viene incarnata da Stefania Sandrelli. Ma la ragazza, cresciuta fra bagni in mare e gli sguardi di tutti puntati sulla sua bellezza, non si accontenta di far innamorare di sé ricchi uomini d’affari, e nemmeno di intraprendere una carriera da star, come le viene consigliato di tentare dall’attrice Greta Cool (Luisa Ranieri) – una versione finta di Milva – che la manda a studiare recitazione da una oscura e velata Isabella Ferrari; ma, sognando ad occhi aperti una conversazione con il suo scrittore preferito John Cheever (Gary Oldman), s’iscrive alla facoltà di antropologia e si divide fra due grandi amori: il fratello Sandrino (Daniele Rienzo) e Raimondo (Dario Aita).

Il primo, più fragile della sorella, riconoscendo l’impossibilità del suo amore, si getta fra gli scogli e compie l’atto estremo che secondo la mitologia avrebbe dovuto compiere Parthenope stessa. Il secondo, pur amandola, la lascia libera di scegliere la via della carriera. Ma sono altre le figure maschili che influenzano il suo crescere e maturare, primo fra tutti il professore Marotta (Silvio Orlando) e il vescovo Tesorone (Peppe Lanzetta). Nel primo ritroviamo simbolicamente l’incarnazione del sapere e del conoscere. E Infatti Marotta si propone come il cinico filosofo, dalla risposta breve ma sempre pronta, che la manda in giro per la città ad osservare le usanze e le tradizioni familiari – in una sequenza Parthenope cammina per i vicoli scrutando dentro le porte aperte delle case –, il mondo nascosto dei legami di sangue e dei matrimoni combinati – come a teatro, davanti al pubblico, si compie un atto sessuale come atto propiziatorio di concepimento. Mentre il secondo è il potere spirituale, la Chiesa che da sempre impera e comanda a Napoli. È da quest’ultimo che Parthé si lascia conquistare e sedurre, è a lui che si concede completamente. Perché, come il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, o lo si accetta o lo si rifiuta in toto come frode.

Il cinema di Sorrentino è un cinema di immagini composte alla perfezione, di set design preparati con precisione di colori e simmetrie come fossero studiati per essere dei grandi quadri. E Parthenope con le sue allegoriche visioni non è da meno. È soprattutto un film che corre sul piano simbolico, e quindi ad immagini si accumulano altre immagini seguendo una necessità estetica più che narrativa. In forza di apparizioni e visioni, più che fatti ed eventi. Anche per questo i personaggi mancano di robusta personalità e nella loro incerta natura sembrano quasi aleggiare nel film, leggeri e sospesi, come i baci che la protagonista distribuisce. Ciò che conta è vedere, proprio come l’antropologia, le assicura il professor Marotta. Ed in fondo, come canta Gino Paoli nella canzone ‘Che cosa c’è’, che risuona in alcuni momenti del film, Parthenope è una dedica d’amore del regista alla sua Napoli, e quello che conta nella poesia è la magia di suoni e  immagini. Nient’altro che questo.


Parthenope  – Regia e sceneggiatura: Paolo Sorrentino; fotografia: Daria D’Antonio; montaggio: Cristiano Travaglioli; musica: Lele Marchitelli; interpreti: Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Peppe Lanzetta, Isabella Ferrari, Dario Aita, Daniele Rienzo; produzione: The Apartment Pictures, Pathé; origine: Italia/ Francia, 2024; durata: 136 minuti; distribuzione: Piper Film.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *