Luis Mandoki durante i suoi venti anni di carriera come regista ha percorso e approfondito diversi generi, mantenendo, come filo conduttore delle sue opere, l’intensa drammaticità delle storie.
Dal romantico Le parole che non ti ho detto (con Kevin Costner e Robin Wright) allo strappalacrime Amarsi, fino a 24 ore, thriller ansiogeno con Charlize Theron, la tensione drammatica è alla base dell’intreccio, a prescindere dallo sviluppo e dagli esiti della storia.
Anche Presencias, come gli altri film citati, ha inizio da un evento drammatico, precisamente da un lutto, e si sviluppa con una seconda perdita altrettanto devastante, ma Mandoki aggiunge al pathos iniziale quel tocco di soprannaturale e demoniaco, capace di renderlo un horror inquietante e a tratti riuscito anche se non sempre coinvolgente. La splendida Alicia (Andrea Santibañez), moglie incinta di Victor (Alberto Ammann), che da bambino aveva perso la sorella, in un tragico incidente durante un bagno sul lago trent’anni prima, viene uccisa proprio nella casa maledetta, la stessa casa che, circa trent’anni prima, aveva ospitato – per così dire- il tragico evento.
Victor, prima della sua morte le aveva consegnato con amore un ciondolo, appartenuto proprio alla sorella scomparsa. Il protagonista dopo la sua “strana” morte, di cui, pur essendo stato presente, sembra non ricordare molto, cerca di dare un volto al colpevole, ma è costretto a fare i conti con il suo passato e con i suoi traumi affettivi mai affrontati e mai risolti.
L’atmosfera rarefatta, la musica martellante e ripetitiva incastonati in un luogo fermo nel tempo e maledetto dalle vicende, contribuiscono a creare un clima inquietante: i presupposti per avvolgere lo spettatore in un horror terrificante ci sono tutti, tuttavia la tensione è altalenante perché le premesse iniziali – la morte della sorella del protagonista trent’anni prima- sono deboli e non sviluppate in maniera bilanciata ed equilibrata con lo sviluppo della storia e con il finale.
L’elemento soprannaturale è molto presente anche se non inquietante come, ad esempio nel controverso Nope (per la verità uno dei meno riusciti, almeno per chi scrive, di Jordan Peel): la presenza demoniaca, conseguente a un lutto si percepisce nell’aria, si intuisce ma è non sempre invasiva e dominante.
Non c’è la tensione costante presente in Smile (2022, Parker Finn), recente horror psicologico irreale e a tratti poco convincente ma capace di catturare lo sguardo dello spettatore catapultandolo in una spirale distruttiva e angosciante.
Anche Smile, guarda caso, parte da un lutto: una psichiatra non riesce a superare il suicidio della mamma e non riesce a darsi pace per non averla aiutata. L’elemento di partenza è quindi simile a quello di Presencias: un lutto, da parte del protagonista, non adeguatamente superato, ma nascosto in un qualche angolo lontano della propria psiche e del proprio mondo interiore, che sembra sereno, ma che invece è macchiato, nel profondo, proprio da quel tragico evento. I due film poi prendono strade “emotive e psicologiche” diverse. Smile, terrificante dall’inizio alla fine, finisce per rendere “quasi credibile” quella terribile spirale infernale, reale e/o psicologica focalizzando l’incubo ad occhi aperti in presenze demoniache inquietanti che finiscono per divorare e fagocitare il mondo della protagonista.
In Presencias, l’inquietudine creata dalle atmosfere è ben strutturata, l’oscurità dei luoghi è la location ideale per l’intreccio, manca però un crescendo emotivo vero e proprio, che non dipende dall’interpretazione degli attori ma dallo sviluppo narrativo: la tensione si crea con la morte della piccola e con la leggenda “maledetta” della casa ma Victor e il suo mondo circostante non sembrano avvolti e divorati da una follia senza via d’uscita, almeno non sempre. L’elemento mancante di una struttura, bisogna dirlo, ben congegnata è un filo di terrore sempre presente capace di terrorizzare lo spettatore.
Un horror che si lascia guardare soprattutto per l’inquietudine iniziale ma che non riesce sempre a travolgere lo spettatore in una dimensione spettrale senza via d’uscita.
Presencias – regia: Luis Mandoki; sceneggiatura: Olivia Bond, Roberto Gerardo Niño de Rivera Guerrero; fotografia: Philip Lozano; interpreti: Alberto Ammann, Andrea Santibañez, Leo Danse Alos, Yalitza Aparicio, Ariel Bonilla, Analy Castro, Cher Constantine, Adriana Deangelis, Emilia Levy, Daniel Mandoki, Fermín Martínez, Raúl Orozco, Norma Pablo, Angelina Peláez, Alisson Santiago, Gerardo Taracena, Marco Antonio Treviño; produzione:Videocine; origine: Messico, 2022; durata: 120’.