La grandezza e la semplicità, l’eleganza e la familiarità; la bellezza dell’essere persona completa, coi piedi e il cuore sempre nella vita. L’essere donna oltreché (e forse prima che) straordinaria attrice; il tenere alla famiglia prima che al pur amatissimo lavoro. Queste associazioni, quest’incontro di qualità artistiche e umane, questo felice matrimonio tra pubblico e privato, rende eternamente straordinaria Virna Lisa e oggi emozionante il ritratto di lei cucito con cura e abilità da Fabrizio Corallo: il suo documentario si intitola Virna Lisi, la donna che rinunciò a Hollywood, è stato presentato alla scorsa Festa del cinema di Roma e verrà trasmesso su Sky Arte a partire dal 8 novembre nel giorno in cui l’attrice avrebbe compiuto 86 anni.
Il film ha una struttura classica: un fitto coro di testimonianze – attori, amici, familiari, registi, giornalisti e critici cinematografici – offrono nutrienti sfumature, arricchenti dettagli dell’artista e della persona; all’interno di questo cerchio appassionato di voci, emerge di continuo la protagonista con gli immortali e benedetti repertori Rai e Luce che la rendono – insieme alle foto e agli spezzoni dei film – ancora vicina e splendente di quella verità abbracciata sempre, di una personalità forte e instancabile amante della libertà. Meno della parola diva, termine che non le è mai piaciuto troppo: «c’ho messo quarant’anni per non esserlo» disse in un’intervista a Fulvia Caprara, ed è per questo che – anche nelle interviste – Virna Lisi lascia facilmente spazio alle risposte spontanee, magari chiuse da una bella risata, caratterizzate da quella «veracità – testimonia Margherita Buy – con cui smorzava la sua bellezza così distante».
E’ stata, senza sosta, donna, madre, moglie e suocera al pari dell’attrice. «Il senso della famiglia ce l’ha avuto fortissimo», dice la nuora Veronica, intervistata insieme al figlio Corrado, ed è stata «una grandissima italiana – ricorda l’amico di famiglia Giovanni Malagò – legata al nostro Paese in maniera viscerale».

E quindi l’idea di rimanere prigioniera a Hollywood, nell’America orfana di Marylin e alla ricerca di una sua erede, anche no, anche basta dopo un po’: dopo le belle prove con Jack Lemmon, Tony Curtis e un Frank Sinatra generoso donatore di mele; dopo l’uscita da una torta di compleanno con un bikini mozzafiato in How to Murder Your Wife (Come uccidere vostra moglie, 1965 ) di Richard Quine, con quell’«immagine iconica», sintetizza Enrico Vanzina, che quando fai un ingresso del genere in un film americano allora «c’è qualcosa in più», qualcosa di speciale. Invece no, prima di diventare «merce», come dice suo fratello, anch’egli intervistato, Virna pagò una costosa penale e tornò a casa. «Volevo fare quello che mi piaceva fare e non quello che mi imponevano», spiega; perchè «amava il cinema europeo e il cinema italiano», ricorda Cristina Comencini, che con lei ha girato tre film e con la quale è diventata molto amica. Non è un caso, forse, che «cercando i film» che le «piaceva fare», quelli che poi le hanno dato «grandi soddisfazioni», sono sempre stati «film dove facevo la brutta», racconta ancora Virna Lisi. E qui Valerio Caprara, uno dei critici che la racconta insieme a Steve Della Casa, Laura Delli Colli e la già citata Fulvia Caprara – parla della Caterina de’ Medici «cupa, ossessiva, vampiresca» di La regina Margot: il film di Patrice Chèreau col quale Virna Lisi vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Commuovendosi nel riceverlo, nel ripensare ai suoi «trentacinque anni di duro lavoro». Pianse anche parlando in tv di suo marito da poco scomparso. Le mancava tantissimo: «Adesso io da chi torno?», diceva a Cristina Comencini al termine della giornata di riprese, testimoniando ancora il primato degli affetti in una vita professionale pur profondamente ricca e generosa.
Non manca di rimarcarlo, il corposo viaggio proposto da Fabrizio Corallo: un percorso lineare, senza buchi, intenso e preciso, che da Ancona, terra d’origine della protagonista, col suo passetto oggi dedicato proprio a lei, ripercorre le estati al mare della sua infanzia e i ricordi della famiglia bellissima in cui Virna è cresciuta. Poi passa per il suo incontro casuale col cinema, giovanissima: una ragazzina timidissima, che però scopriva «la macchina da presa come il suo elemento». Continua attraversando i primiò film, quelli melodrammatici a valanga del filone napoletano, il ricordo del produttore Misiano che la considerava una «garanzia – rievoca Steve Della Casa – perchè il pubblico quando la vedeva diceva Ooooohhh». Poi l’incontro con Mario Mattoli (Le diciottenni, del 1955) e gli inizi a teatro con Giorgio Strehler, dove capì cosa significasse recitare. Poi l’importante partecipazione a La donna del giorno di Citto Maselli, del 1956, senza dimenticare il fondamentale carosello del Clorodont, col genio di Marcello Marchesi e la mitica battuta «con quella bocca può dire ciò che vuole». Infine il ripasso dei tanti registi con cui Virna Lisi ha lavorato, italiani e non solo, le sue tappe e i suoi ruoli, per un lungo, grande abbraccio a una bellezza, a una bravura, a un carattere diverso da tutte le altre attrici italiane di allora; una diversamente italiana rispetto alle maggiorate dell’epoca e anche di quelle che sarebbero venute dopo, come spiega nel documentario anche Pupi Avati. Un’attrice unica, Virna Lisi, semplicemente, magnificamente, meravigliosamente lei.
Dal 8 novembre su Sky Arte
Virna Lisi, la donna che rinunciò a Hollywood – Regia e sceneggiatura : Fabrizio Corallo; fotografia: Giulio Bottini; montaggio: Gabriele Raimondi; interpreti (tutti nel ruolo di se stesso): Corrado Pesci, Veronica Pesci. Laura Delli Colli, Steve Della Casa, Enrico Vanzina, Liliana Cavani, Valerio Caprara, Fulvia Caprara, Pupi Avati, Cristina Comencini, Massimo Ghini, Enrico Lucherini, Jerry Calà, Margherita Buy, Stefania Graziosi, Giovanni Malagò; produzione: Dean film, Surf Film, Luce Cinecittà; origine: Italia; Anno 2022; durata 82′.