A Siracusa quando finisce uno spettacolo, ci si alza per applaudire. Probabilmente perché chiunque percepisce l’unicità di ciò che si è appena osservato: pochi teatri in Italia hanno a disposizione un tale dispiegamento di forze, che si parli di numero di attori, di potenza scenografica e di locazione. Perché in quel Teatro si fanno tragedie e commedie da duemila anni, perché dopo 58 edizioni l’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico) è capace di portare la cultura greca mescolata alla contemporaneità. Alla fine il nodo è proprio quello: come far coincidere il tempo antico con quello nuovo, il nostro. Chi ci riesce e chi meno, con Medea e con La pace.

Medea ammazza i suoi figli. Per il regista Federico Tiezzi lo fa in abito di uccello, circondata da maschere di coccodrilli e conigli. Lei rappresenta la Colchide, la terra primordiale che vive di passioni, il marito Giasone va invece a Corinto, la terra della ragione, qui declinata al neocapitalismo più stretto. Così Giasone vuole sposare la figlia del re di Corinto per assicurare un futuro ai figli avuti con Medea, e in ciò Medea vede solo il tradimento più grande: lei l’aveva aiutato per conquistare il Vello, e ora Giasone preferisce una sposa più giovane. È vendetta. E tra amore primitivo e ragione alienante rimarranno incastrati i figli, l’innocenza.
Non ci vuole certo Pegaso per raggiungere gli dei, è sufficiente uno scarabeo stercorario che si nutre di escrementi. Il vignaiolo Trigeo non ne può più della guerra tra Sparta e Atene e allora prende il volo sullo scarabeo per andare a dirglielo agli dei. Ma quelli non ci sono. Dove sono? Lontano lontano. Al loro posto c’è Polemos, un gigante che ha stipato la Pace in un antro e si appresta a triturare le città greche in un pestello. Ma Trigeo chiama in aiuto Ermes e il popolo dell’Ellade che lo aiuteranno a salvare la Pace. Una volta salvata, sarà tempo di festeggiare per la Grecia pacificata, fino a quando…

Non è più tempo di maschere grandi il doppio del viso e di perdersi nelle genealogie di dei ed eroi, è tempo invece di rendere il prodotto fruibile al pubblico odierno senza dimenticare gli elementi cardine del teatro greco: gestione degli archetipi umani attraverso il mito, utilizzo del coro e contatto con il tempo presente, fosse quello dei greci, sia quello nostro.
La Medea di Euripide per la regia di Federico Tiezzi è un’opera dalla scenografia mirata, un palcoscenico che ha alle spalle il bosco e davanti un lago di specchi. Le maschere che percorrono la scena sono di animali, ricalcando un’inflazione degli ultimi anni che certo non (con)vince per l’originalità. Gli abiti maschili sono novecenteschi, quelli femminili richiamano un immaginario più semplice e naturale benché sottomesso al mondo patriarcale. Solo lei, Medea, ha diritto a un abito vistoso e forte, lei che manda in cortocircuito un orologio che vorrebbe costringere il tempo umano a seguire il correre delle proprie lancette, anche quando queste corrono più veloce perché al passo dell’arrivismo. E allora la follia di Medea non ha spiegazione per quell’orologio. Il palcoscenico si fa rosso e urla di bambini risuonano. Il vetro s’incrina, il palazzo di Corinto è rivoltato e lei fugge su un drago dorato, portando con sé gli agnelli sacrificali di una vittoria disperata.
La pace di Aristofane per la regia di Daniele Salvo parte da un’idea base a prova di contraddizione: è una commedia, il pubblico deve divertirsi. Imparare, certo, ma ridendo. E Daniele Salvo come ci ha già insegnato con un Macbeth è quel genere di regista che prende una via e la persegue, a volte con qualche pecca pop o mainstream, ma la forza della decisione rimane ed è da apprezzare. Con attori del livello di Giuseppe Battiston e Massimo Verdastro, Salvo la mette splendidamente in caciara. Utilizzo dei vari dialetti della penisola, testo aggiornato alla cultura dei nostri giorni, utilizzo dei cori alla musical, ottimi costumi con quel ritocco anni ’80-90 attuale che permette di vestire Polemos da cattivo dei power rangers, qualche personaggio fuggiasco da un videogioco e l’utilizzo di quelle maschere riflettenti tanto care al regista. L’atmosfera è così piacevolmente caotica, chi più ne ha chi più ne metta, con una ricaduta di attualità nel finale che vede un Consiglio UE istallarsi sul palcoscenico mentre manichini in giacca e cravatta circondano la Pace, con intenzioni tutt’altro che innocenti…

Una Medea meno convincente nelle maestranze e incastrata in un quadro teorico, una La Pace efficace nel suo caos vivace, lo spettacolo offerto a Siracusa tra tragedia e commedia è completo. Con un Prometeo Incatenato per la regia di Leo Muscato ad inaugurarlo e un Ulisse, Ultima Odissea per la regia di Giuliano Peparini a darne chiusura, anche quest’anno il Teatro Greco ha regalato emozioni. E a quelle emozioni, a fine spettacolo, si risponde alzandosi in piedi. Per tradizione, per fascinazione, per riconoscenza. Perché…sì.
Medea di Euripide – regia: Federico Tiezzi; traduzione: Massimo Fusillo; scenografo: Marco Rossi; costumista: Giovanna Buzzi; disegno luci: Gianni Pollini; maestro del coro: Francesca Della Monica; arrangiatore coro e voci: Ernani Maletta; regista assistente: Giovanni Scandella; musiche originali del prologo: Silvia Colasanti; direttore di scena: Nanni Ragusa; interpreti: Debora Zuin, Riccardo Livermore, Laura Marinoni, Roberto Latini, Alessandro Averone, Luigi Tabita, Sandra Toffolatti, Francesca Ciocchetti, Simonetta Cartia, Alessandra Gigli, Dario Guidi, Anna Charlotte Barbera, Valentina Corrao, Valentina Elia, Caterina Fontana, Francesca Gabucci, Irene Mori, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentini, Claudia Zappia.
La Pace di Aristofane – regia: Daniele Salvo; traduzione: Nicola Cadoni; scene: Alessandro Chiti; installazioni sceniche: Michele Ciacciofera; costumi: Daniele Gelsi; musiche originali: Patrizio Maria D’Artista; cura del movimento: Miki Matsuse; luci: Giuseppe Filipponio; direzione cori cantati: Elena Polic Greco e Simonetta Cartia; interpreti: Giuseppe Battiston, Massimo Verdastro, Simone Ciampi, Martino Duane, Francesca Mària, Stella Pecollo, Patrizio Cigliano, Gaetano Aiello, Giuseppe Rispoli, Paolo Giangrasso, Jacqueline Bulnés, Elena Polic Greco, Federica Clementi, Gemma Lapi, Gaetano Aiello, Simonetta Cartia, Simone Ciampi, Patrizio Cigliano, Enzo Curcurù, Martino Duane, Marcella Favilla, Paolo Giangrasso, Elena Polic Greco, Francesco Iaia, Giancarlo Latina, Francesca Mària, Stella Pecollo e Giuseppe Rispoli.
