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Voto
Ci sono pellicole ben riuscite e pellicole mal riuscite. C’è chi al cinema cerca l’arte e chi, invece, si stravacca sulla poltrona ingozzandosi di immagini – non importa quali. C’è il cosiddetto cinefilo e c’è il cosiddetto spettatore medio. Ci sono buone intenzioni destinate a sfociare nel nulla cosmico e malsane abitudini che continuano a ripetersi in eterno. E poi c’è Fast & Furious.
Partita nel 2001 come semplice gara automobilistica all’ultimo pistone, la saga si è lentamente ma inesorabilmente trasformata nell’incarnazione su grande schermo dell’abusatissimo intercalare “so bad, it’s so good”. Dopo aver scaldato i motori fra Tokyo, Londra e Rio de Janeiro, la nostra epopea a quattro ruote ingrana la giusta marcia e muta fisionomia ai suoi personaggi: già da tempo ormai il piccolo criminale Dominic Toretto (un tenero Vin Diesel dal passato difficile e dal cuore grande quanto i bicipiti), pare aver lasciato il posto alla sua versione 2.0 – ovvero, una sorta di bizzarro ibrido fra l’incredibile Hulk e un Tony Soprano iper-dopato a cui hanno tolto la psicanalista. Le belle macchine non bastano a istituire un Blockbuster di durata decennale, così Toretto abbandona l’umile routine composta da corse clandestine e testosterone per darsi allo spionaggio organizzato. Il tutto insieme agli amici di una vita, o meglio, ad una sottospecie di famiglia disfunzionale prona alle regole della giungla – fra le quali ritroviamo l’immancabile “rispetta il prossimo tuo come te stesso. Finché non ti sfascia la carrozzeria.”
Giunto al suo nono episodio, Fast & Furious ci ha insegnato ad ignorare ciò a cui solitamente presteremmo almeno un minimo di attenzione (particolari di poco conto quali la trama o il regista) e ad abbandonarci ad una gustosissima logica dell’iperbole: non ci chiediamo per quale assurda legge della fisica un veicolo corazzato sia in grado di mantenersi in equilibrio su un ponte che sta collassando in mezzo a due montagne. La sospensione dell’incredulità regna sovrana e muove le pedine. Lo spirito è quello del ragazzino incollato al teleschermo su cui scorrono le mirabolanti avventure di Willy il Coyote.
Eppure, qualche parola sull’artefice di questo curioso universo parallelo dobbiamo spenderla: Justin Lin non è un novellino della serie, e si vede. Una volta superato il battesimo del fuoco con Tokyo Drift (2006), il produttore e sceneggiatore taiwanese ha spinto il pedale dell’acceleratore seguendo la surreale crew nel prequel Solo parti originali (2009), nonché nel quinto e nel sesto capitolo – ogni volta alzando l’asticella del nonsenso.
Un’altra carta vincente è, per gli appassionati (e non) di action movies, il cast: come nei cartoni animati, il segreto è aggiungere e mai togliere – la dipartita dello storico coprotagonista Paul Walker, nel 2015, ha rappresentato un duro colpo e, ad oggi, la cinepresa continua a fingere di non essersene accorta. Ma niente paura: dopo l’entrata ufficiale dei fantomatici Jason Statham e Dwaine Johnson (Fast & Furious 6, 2017), è ora in arrivo la leggenda del wrestling per antonomasia, La Cosa dei primi anni 2000, colui che su internet forgiò il termine virale – sì, ci siamo capiti: stiamo parlando di John Cena, qui nei panni del fratello malvagio di Dominic. Ma scordatevi i colpi di scena: ogni lasciata è persa, il famigerato gene-Toretto produce esclusivamente eroi, ma soprattutto non si butta nel calderone un personaggio come John Cena solo per bollirlo e servirlo ai commensali nel giro di 143 minuti.
Potremmo elencarvi i motivi per cui sarebbe meglio risparmiare i soldi del biglietto, ma siamo pigri e preferiamo lasciarveli intuire da soli. Per i fiacchi spettatori medi è decisamente più semplice spiegarvi come mai la formula Fast & Furious continua a funzionare, nonostante l’intreccio inesistente e sempre uguale a sé stesso (Charlize Theron tenta di conquistare il mondo ma Vin Diesel glielo impedisce), i dialoghi improbabili e la sceneggiatura ai limiti dell’inverosimile – questa volta, ad esempio, il copione prevede un inseguimento su campo minato, un misterioso poliedro magico-tecnologico con cui dominare la rete globale, un magnete gigante capace di annientare le armi nemiche e, dulcis in fundo, una breve ma intensa capatina nello spazio per intercettare un satellite. Roba da non credere: e, in effetti, non ci credono nemmeno i nostri simpatici mercenari. I quali letteralmente si domandano per quale ragione riescano ad attraversare intere scariche di proiettili con l’abile nonchalance di chi si mette in coda al supermercato, a sfidare la gravità con un tir da 300 tonnellate o a saltellare da un’esplosione all’altra senza neanche slacciarsi la scarpa sinistra. Ma all’umano intelletto, già saturato da due ore di spari e muscoli, queste alte considerazioni stanno un po’ strette e l’odiosa razionalità è messa subito al suo posto. Non ci interessa pensare, vogliamo soltanto vedere automobili fiammanti, scazzottate a rallentatore, vogliamo sentire i neuroni sollazzarsi in una beata vacanza, magari (viva Dio!) prendendosi in giro. In fondo, non ci stancheremo mai di vedere Willy il Coyote piroettare in aria.
In sala dal 18 agosto
Cast & Credits
Fast & Furious 9 – Regia: Justin Lin; sceneggiatura: Justin Lin, Daniel Casey; fotografia: Stephen F. Windon; montaggio: Christian Wagner, , Dylan Highsmith, Kelly Matsumoto, Greg D’Auria, Leigh Folsom Boyd; interpreti: Vin Diesel (Dominic “Dom” Toretto), Michelle Rodriguez (Leticia “Letty” Ortiz), Tyrese Gibson (Roman Pearce), Chris “Ludacris” Bridges (Tej Parker), John Cena (Jakob Toretto), Jordana Brewster (Mia Toretto), Nathalie Emmanuel (Ramsey), Helen Mirren (Queenie), Charlize Theron (Cipher), Michael Rooker (Buddy Hubbard), Sung Kang (Han Seoul-Oh), Don Omar (Rico Santos), Lucas Black (Sean Boswell), Kurt Russell (Sig. Nessuno), Bow Wow (Twinkie), Jason Tobin (Earl), Cardi B (Leysa Mirtha), Jim Parrack (Kenny Linder), Finn Cole (Jakob Toretto giovane), Ozuna (Rico Santos giovane), J. D. Pardo (Jack Toretto); produzione: Original Film, Universal Pictures; origine: USA 2021; durata: 143’; distribuzione: Universal Pictures.
