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Dopo ben 45 anni dalla Palma d’oro di Apocalypse Now e comunque 13 anni dall’ultimo film (l’horror Twixt risale al lontano 2011), il “grande vecchio” Francis Ford Coppola torna a produrre un’opera molto complessa e allegorica, una produzione che già nel titolo, Megalopolis, vuole essere più di un semplice film, oltre ad essere stata probabilmente l’opera più attesa di tutto il Festival di Cannes 2024, dove è stata presentata in anteprima in Concorso. Megalopolis racchiude in sé più generi e più registri, una storia del cinema e della civiltà occidentale compattata nel tempo ristretto di poco più di due ore.
L’imponenza del progetto non sta solo nell’alto costo di produzione (stimato intorno ai 120 milioni di dollari che Coppola stesso ha investito privatamente vendendo l’azienda di famiglia e accusando Hollywood di codardia) ma anche nella complessa trama, che, nonostante ciò, il regista ha preferito definire semplicemente come ‘una favola’. Questa favola, nient’altro è se non la bombastica messa in scena di una Roma antica trasportata nel futuro. Il punto di partenza per la narrazione è l’utopica fantasia di un architetto visionario di ricostruire la città di New York come una nuova e futuristica città ideale, una New Rome, per l’appunto. Solo che oltre ad essere il polo nevralgico di modernità e democrazia, quindi una culla di civiltà, si ritrova allo stesso tempo ad essere anche fulcro di corruzione, giochi di potere, scandali e decadenza. Proprio com’era la Roma classica dei patrizi.

A Coppola infatti, non basta lasciarsi ispirare dalla figura del celebre e geniale architetto Frank Lloyd Right (nel corso del film saranno diverse le citazioni da architetti famosi), di cui già King Vidor in La fonte meravigliosa (1949) aveva voluto elogiare i meriti architettonici e la maniacale attitudine, ma inspessisce la trama inspirandosi alle storiche vicende della congiura di Catilina nell’antica Repubblica romana.
Catilina (Adam Driver) è il geniale architetto protagonista dotato di superpoteri che, ad inizio film, in una grandiosa scena, ritroviamo sospeso sulla cima del grattacielo Chrysler intento a bloccare e comandare il tempo a suo piacimento, e ancora poco dopo lo vediamo camminare su un enorme orologio trasparente, in una semicitazione da Preferisco l’ascensore! (Safety Last!) di Harald Lloyd, un classico momento della storia del cinema muto americano. Ma la genialità di Catilina deve fare i conti con la corruzione politica del sindaco Cicero (Giancarlo Esposito), tutto il suo clan di decadenti autocrati conservatori e del ricco Cracco (John Voight). Giulia (Nathalie Emmanuel), figlia del sindaco, si innamora del visionario architetto e, contro il volere del padre, lo sostiene con ogni mezzo nell’utopica idea di ricostruire la città servendosi di una sua incredibile invenzione: la molecola Megalon, così malleabile da poter essere usata veramente per ogni cosa.

In netto contrasto fra loro, si alternano sequenze di intimi momenti della vita privata e amorosa fra Catilina e Giulia, ad altre di maestosa e opulente grandezza, che ci riportano l’eco delle grandi produzioni cinematografiche di Coppola. Ci riferiamo alla spettacolare festa di matrimonio di Cracco, girata in un Madison Square Garden trasformato per l’occasione in una grande arena romana. Durante l’evento pompose esibizioni di corsa con le bighe si alternano a spettacoli circensi; a questi segue un grandioso concerto con protagoniste delle giovani donne, vestite sì in bianchi abiti da vestali, ma che assomigliano più a moderne influencer e cantanti pop che non alle vergini fanciulle del culto romano.
Non pago di questa trasposizione spazio-temporale della Roma antica, Coppola dissemina lungo tutta la narrazione del film una serie di citazioni dalla storia – non solo del cinema – più moderna. Fra le altre ne riconosciamo alcune (sicuramente sono molte di più!) da celebri fonti letterarie (Shakespeare, o Dante: “Fatti non foste per viver come bruti”), anche se non mancano noti personaggi storici (Hitler, Mussolini), e neppure icone pop (Elvis Presley), fino a personaggi letterari (Madam X, Robin Hood).
Ci sono momenti grandiosi, che come in pochi grandi film rimangono impressi – come lo sgretolarsi delle statue giganti –, ma è una qualità alterna che si perde in più momenti e si trasforma in farsa; ci sono grandi attori (Dustin Hoffman, Shia LaBeouf) che ritroviamo in ruoli poco definiti; ci sono importanti citazioni ridotte a riempitivo di scena. Insomma, con Megalopolis, Coppola ha dato fondo a tutto il suo celebre estro, creando un’opera nella quale non si è voluto negarsi nulla e per questo l’ha riempita come fosse un grande vaso di Pandora. Gli è già accaduto tante volte in passato e non poteva mancare proprio ora. Così ci ha consegnato un film che, sebbene a lungo meditato, fatica a trovare una forma narrativa adatta all’urgenza creativa. Se farà impazzire alcuni, con altrettanta probabilità troverà molti detrattori. Il fatto, tuttavia, che un’opera faccia discutere – e animatamente come è già accaduto – non può non essere considerato un segno di vitalità assolutamente positivo. Da un grande autore monumentale e visionario come Francis Ford Coppola, d’altronde, non ci si poteva aspettare nient’altro.
Preapertura della Festa di Roma/Alice nella città 2024
In sala dal 16 ottobre 2024
Megalopolis – Regia e sceneggiatura: Francis Ford Coppola; fotografia: Mihai Mălaimare Jr.; montaggio: Glen Scantlebury; musica: Osvaldo Golijov; interpreti: Adam Driver, Nathalie Emmanuel, Giancarlo Esposito, Jon Voight, Laurence Fishburne, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf, Jason Schwartzman, Grace VanderWaal, Kathryn Hunter, Talia Shire, Dustin Hoffman, D. B. Sweeney; produzione: American Zoetrope; origine: USA, 2024; durata: 138 minuti; distribuzione: Eagle Pictures.
