Benvenuta al purgatorio
E lei pronta risponde:
Sempre meglio dell’inferno.
Almaz in realtà nell’inferno ci stava bene, anzi, lo gestiva. In Libia si faceva chiamare Madame Luna, decideva la sorte di coloro che volevano attraversare il mare, poi qualcosa è andato storto e lei stessa ha dovuto prendere la via del mare. Sbarcata in Calabria, Almaz è tornata a essere una ragazza eritrea senza più potere o ruolo, soltanto migrante. Sarà sufficiente poco tempo per riaffermarsi. Poliglotta, determinata al limite dello spietato, viene adocchiata da Nunzia, esponente della mafia del luogo, e presto Almaz ritorna a essere Madame Luna, cioè caporale nei campi.
Hai ancora gli incubi?
I sogni di Almaz sono popolati da cadaveri a galleggiare nell’acqua e ben presto la sua etica verrà messa di nuovo alla prova. Eli, una migrante, l’ha riconosciuta e le chiede di aiutarla a salvare il fratello rimasto in Libia. Almaz dovrà decidere chi essere, se comportarsi ancora come il ruolo di Madame Luna impone.

Jorge Daniel Espinosa è un regista svedese che prima ha fatto bene in patria (Easy Money, 2010) e poi ha fatto il salto verso Hollywood con Safe House – Nessuno è al sicuro (2012), poi Child 44 – Il bambino numero 44 (2015), Life – Non oltrepassare il limite (2017) e infine Morbius (2022). Questa volta la mdp la punta verso l’Italia, nello specifico la Calabria, per toccare delle tematiche non ancor affrontate appieno dal cinema nostrano e che al contrario popolano i nostri giornali – mai con la dovuta attenzione.

Ne esce un buon film nel quale il regista svolge uno studio del personaggio di Almaz, mostrandoci il suo progressivo mutamento da donna che ha perso tutto a donna che riacquisisce il proprio potere, sfruttando gli altri. Meninet Abraha è efficace nel mostrarci le mille facce del personaggio di Madame Luna e la mdp gioca con lei e il circondario, tagliando spesso le figure e dando di proposito una visione limitata dell’insieme con inquadrature non scontate. Si evita di andare nel patetico o nel drammatico, il lavoro nei campi come la gestione del caporalato da parte della criminalità organizzata sono osservati in modo pressoché oggettivo, senza dare un giudizio di valore o morale. In questo modo la rappresentazione di questa schiavitù odierna acquisisce piena forza e può mostrarsi quanto sia radicata nel buon costume odierno.
Almaz è mostrata come una persona in cerca anzitutto della sopravvivenza e poi, in seconda battuta, della redenzione. E ponendo così il dubbio: è questo un mondo in cui si gli affetti possano anteporsi al denaro?
Veramente non t’interessa di quelli che muoiono?
Certo che m’interessa, ma mi interessa di più restare viva.

Madame Luna è un buon film con alcune pecche strutturali: la trama non è troppo avvincente, il finale risulta debole e alcuni personaggi sono rappresentati in modo stereotipato, atrofizzando un poco il tutto. La pellicola ha comunque la lode di trattare un argomento spesso dimenticato o comunque relegato in quell’invisibilità che salva la coscienza ai molti, anzi, ai più, e di farlo legandolo a un personaggio non scontato, immersa tra luci e ombre, appunto come la Luna.
Dal 18 luglio in sala
Madame Luna – regia: Daniel Espinosa; sceneggiatura: Maurizio Braucci; fotografia: Juan Sarmiento G. montaggio: Theis Schmidt; scenografia: Brigitte Broch; costumi: Nicoletta Taranta; musica: Jon Ekstrand; interpreti: Meninet Abraha Teferi, Hilyam Weldemichael, Claudia Potenza, Emanuele Vicorito, Aurora Peres, Luca Massaro, Paride Cicirello, Flaure B.B. Kabore, Claudio Collovà, Prince Manujeba; produzione: Momento Film, Dugong Films, Rhea Films (US), Hercules Film Fund (US); origine: Svezia/ Italia, 2024; durata: 110 minuti; distribuzione: Europictures.
