Köln 75 di Ido Fluk (Berlinale – Special)

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Non sono molti, bisogna dirlo,  i film tedeschi che hanno importanti potenzialità distributive fuori dal paese. Eccone invece uno che potrebbe farcela, in grazia di una robusta appartenenza a una serie di generi, come il Coming of age o se vogliamo l’action thriller, ma anche il period film con un non disprezzabile gradiente di internazionalità fin dal plot. Köln 75 (diretto dal regista di origine israeliana Ido Fluk) racconta infatti con un apprezzabile ritmo (forse un po’ lentino nella prima parte, delle tre complessive in cui è suddiviso) la costruzione, secondo una modalità fictional (ma non senza attingere a sequenze di footage) di quello che resta uno dei più celebri album di sempre ovvero The Köln Concert di Keith Jarrett, registrazione di un concerto tenutosi nel gennaio del 1975 all’Opera di Colonia, uscito in vinile, dieci mesi dopo nel novembre.

La storia è di quelle davvero avvincenti. La protagonista è una ragazzina all’epoca di 18 anni che risponde al nome di Vera Brandes (ottimamente interpretata da Mala Emde) che anche per sfuggire all’opprimente atmosfera famigliare (il padre, interpretato dal come sempre ottimo Ulrich Tukur fa il dentista) si inventa letteralmente una carriera come promoter di concerti jazz. Già a 16 anni riesce avventurosamente a organizzare la tournée del celebre ma non celeberrimo jazzista inglese Ronnie Scott (1927-1996). Due anni dopo alza l’asticella e si mette in testa, fra mille ostacoli, di portare Keith Jarrett a Colonia, e non in una location qualunque ma niente meno che al Teatro dell’Opera. Gli ostacoli sono: il direttore dell’Opera che le chiede un pacco di soldi e la confina alle undici di sera di un lunedì di gennaio, il padre e la madre (ma la madre a un certo punto muta statuto), l’establishment musicale locale (peraltro forse l’establishment più importante della Germania Occidentale degli anni ’70), i soldi e, da un certo punto in avanti, Keith Jarrett stesso, su cui si concentra la seconda parte del film, in cui vediamo il musicista vagare per le strade della Mitteleuropa a bordo di una scassata Renault insieme al suo agente (interpretato dallo splendido Alexander Scheer), non ancora esattamente diventato quello che tutti noi avremmo immaginato fosse all’altezza del 1975. Un Keith Jarrett (lo interpreta assai bene l’ottimo John Magaro che avevamo visto in Past Lives) vagamente depresso perché in fondo messo al bando dall’industria discografica americana (la Columbia gli ha rescisso il contratto) e affetto da importanti problemi di salute e che spera di ottenere una seconda chance tramite la tournée europea. Questa seconda parte del film è rinforzata, abbellita e arricchita dalla figura di un giornalista interpretato da Michael Chernus, figura non sappiamo se reale o inventata (ma importa davvero molto poco) che è anche il titolare di una divertente serie di effetti di straniamento (se vogliamo, almeno in parte, metalessi della voce narrante), che ci racconta, in estrema sintesi, anche alcuni capitoli della storia del jazz.

Fin quando la prima e la seconda parte, secondo un classico procedimento di montaggio alternato, si riuniscono a Colonia nelle poche ore che precedono il concerto, quando agli ostacoli summenzionati vengono ad aggiungersene altri, ciò che fin da ultimo sembra poter pregiudicare il buon esito del concerto. Tutto molto avvincente, inutile negarlo.

Köln 75 è un film molto divertente e appassionante, certamente non privo di difetti (ad esempio la fortunatamente breve cornice in cui è collocata la vicenda, ovvero il 50esimo compleanno di Vera Brandes, dunque intorno al 2006 non si capisce proprio a che cosa serva) ma che riesce a raccontare con molta verve un episodio che Goethe avrebbe senza dubbio battezzato novella, ossia un accadimento inaudito verificatosi davvero Nei titoli di coda, ad autentificare il tutto: la vera Vera insieme alle due attrici che la interpretano (oltre a Maja Emde anche Susanne Wolff).

Neanche una nota invece – e la cosa ci piace assai – di The Köln Concert. Il vero Keith Jarrett, lo si scorge solo di spalle, in un concerto di Miles Davis che all’inizio degli anni ’70 lo volle a tutti i costi come tastierista. Keith si era negato per ben due volte. Alla terza si era arreso.


Köln 75.  – Regia e sceneggiatura: Ido Fluk; fotografia: Jens Harant; montaggio: Anja Siemens; interpreti: Maja Emde (Vera Brandes), Susanne Wolff (Vera Brandes a 50 anni), Ulrich Tukur (il padre), John Magaro (Keith Jarrett), Alexander Scheer (Manfred),  Michael Chernus (Michael), Jördis Triebel (la madre); produzione: One Two Films (Germania), Extreme Emotions (Polonia), Lemming Film (Belgio), Alamode Films (Germania); origine: Germania/ Polonia/ Belgio, 2025; durata: 116 minuti.

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