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Sullo sfondo delle saline e delle paludi di Comacchio, a Nord di Ravenna, si svolge la storia di Paternal Leave, il film di esordio di Alissa Jung, girato quasi tutto in lingua inglese. È in queste acque fangose sulla costa, che i fenicotteri rosa rimangono ora, grazie alle temperature miti dell’inverno marino e senza più bisogno di migrare, anche d’inverno. Loro sì, per istinto naturale, diventati genitori, sanno condividere a metà la gestione dei figli.
Leo (Juli Grabenhenrich) ha litigato con la madre. Tanto da prendere il treno per l’Italia senza dirle niente. La ragazzina quindicenne tedesca sa di avere un padre di nome Paolo (Luca Marinelli), mai conosciuto: un surfista italiano, che dopo una ricerca del nome in rete, sembra abitare a Marina Romea. Ed è in proprio in questo paesino a Nord della riviera romagnola che, senza biglietto e senza soldi, arriva un pomeriggio d’inverno a cercarlo. Ma Paolo si è creato con fatica una nuova famiglia, ha una nuova compagna e una figlia piccola, in una situazione economica vacillante e precaria. Lui stesso è instabile e vagabondo. Il primo incontro fra i due non poteva che risolversi in un disastro: Paolo respinge la figlia comparsa dal nulla, vuole rimandarla a casa, a Monaco di Baviera, il prima possibile. I due sono dei completi estranei che non dispongono nemmeno di una lingua in comune per capirsi. L’unica parola che Paolo sa dire in tedesco è Besserwisser, che suona pressappoco come ‘saputello’. Leo, invece è l’adolescente piena di domande a cui Paolo non sa, o forse non vuole rispondere, ed essendo una personalità poco organizzata ma pratica, preferisce chiuderle la bocca facendole una pasta. Nel frattempo, Leo fa amicizia con Edoardo, un coetaneo del posto e che il padre picchia perché gay. Due padri e due figli in situazioni decisamente opposte. Leo che un padre lo vorrebbe, Edoardo che ne farebbe volentieri a meno.

In una riviera romagnola satura di nebbia e di nostalgica atmosfera invernale che spesso e con ragione affascina, come in questo caso, anche i registi d’Oltralpe (del 2022 è Rimini del regista austriaco Ulrich Seidl), Alissa Jung ha adattato questo dramma familiare su due estranei che solo per caso si ritrovano ad essere genitore e figlia. I due percorrono un lungo fine settimana di tira e molla sentimentale, che li conduce a diventare, fra le gioie del surf invernale e i dolori provocati da parole dette troppo impulsivamente, a diventare quanto di più vicino a un padre e quanto di più simile a una figlia loro stessi si possano immaginare: riescono a creare un legame d’affetto reciproco.
Anche se già in partenza sappiamo che probabilmente la storia si concluderà con un lieto fine, ci lasciamo trasportare da questi oscillanti spostamenti sulla spiaggia, in un via vai di movimenti che sembrano imitare così il moto delle onde del mare.
Luca Marinelli, tolto il pesante trucco della serie televisiva M – Il figlio del secolo, è tornato ad una interpretazione che sicuramente è meno impegnativa e gli risulta più naturale, anche se in questo caso la parte di un padre irresoluto sembra stargli stretta. Insieme alla giovane Juli Grabenhenrich, convincono entrambi, però, nei loro ruoli di anime vagabonde ed inquiete. E forse dopotutto, dell’istinto genitoriale dei fenicotteri rosa, i due quasi estranei Paolo e Leo, possono fare anche a meno.
Presentato in anteprima al Festival di Berlino 2025 (Sezione Generation 14plus).
In sala dal 15 maggio 2025
Paternal Leave – Regia e sceneggiatura: Alissa Jung; fotografia: Carolina Stone Crusher; montaggio: Heike Parplies, David Maria Vogel; musica: Dascha Dauenhauer; interpreti: Juli Grabenhenrich, Luca Marinelli, Arturo Gabbriellini, Joy Falletti Cardillo, Gaia Rinaldi; produzione: Vision Distribution, The Match Factory; origine: Germania/Italia 2025; durata: 113 minuti; distribuzione: Vision Distribution.
