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Voto

Quando si parla di cinema sudcoreano vengono subito in mente film di qualità, spesso vincitori di premi ai festival, solitamente basati su storie inquietanti, se non addirittura brutali, e carichi di immagini violente, dove il sangue scorre in abbondanza. Basti pensare al cinema di registi quali Kim Ki-duk (Pietà, Primavera, Estate, Autunno, Inverno… e Primavera), Park Chan-wook (Oldboy, Mademoiselle) e Bong Joon-ho (Parasite). Di tutt’altro tipo è il cinema del regista Hong Sang-soo, che si pone fin dalla sua prima regia, nell’ormai lontano 1996 (The Day a Pig Fell Into the Well), diametralmente all’opposto. Verrebbe da dire, anche se parrebbe pretenzioso, che nel corso della sua carriera e film dopo film (Wikipedia ne elenca 33 titoli), Hong sia andato creando un suo proprio genere, ritagliandosi così un’inusuale nicchia sudcoreana nel cinema internazionale (mentre sembra meno popolare nel suo paese d’origine). La sua opera, caratterizzata da divertenti situazioni e fitti dialoghi è stata spesso paragonata a quella di Woody Allen o di Eric Rohmer. Ma potremmo descriverla come un’attenta e impietosa osservazione, quasi a livello etnografico, della quotidianità e degli stereotipi della classe medio borghese coreana. Al centro dei suoi minimalistici film troviamo, in quasi impercettibili sfumature e variazioni, parole, gesti e atteggiamenti, spesso ripetuti e reiterati da ognuno dei pochi personaggi che popolano le sue storie. Quest’ultime, basate su trame semplici e lineari, rivelano in comiche situazioni affetti e sentimenti, imbarazzi e rancori che intercorrono fra i protagonisti, fino a svelare il vero carattere di questi ultimi.
Tutto questo vale, ovviamente, anche per quest’ultimo film dal titolo enigmatico Geu jayeoni nege mworago hani (What Does that Nature Say to You) e in corsa per l’Orso d’oro al festival, giusto un anno dopo la presentazione di A Traveler’s Need, da poco uscito nelle sale italiane. Per quanto la situazione di partenza sia diversa, come pure gli attori – comunque volti conosciuti del cinema di Hong – i singoli elementi come il cibo, le bevande alcoliche, i templi con le pagode, i discorsi sulla poesia e sulla musica, vengono ripresi, reiterati, riorganizzati, a ricreare insieme questo ‘unicum’ ossessivo che rende il cinema del regista coreano così insolito e originale.

Donghwa (Ha Seong-guk), un poeta ormai alle soglie dei trentanni, accompagna la fidanzata Jun-hee (Cho Jun-hee) alla casa dei genitori di questa, appena fuori Seoul. Invitato dal padre (Kwon Hae-hyo) a rimanere per ammirare la proprietà con il giardino, fa la conoscenza della sorella Neung-hee (Park Miso), che suona da poco il gayageum, e insieme a Jun-hee visitano un tempio buddista. La sera a cena Donghwa si ubriaca di makgeolli, litiga con Neung-hee, recita una poesia e la mattina dopo riparte sulla sua vecchia auto, lasciando i genitori di Jun-hee incerti se sia il marito ideale per la figlia.
What Does that Nature Say to You è girato in bassissima risoluzione, forse a voler ricreare la visione sfuocata del miope protagonista Donghwa, che solo raramente usa gli occhiali; mentre, per quanto riguarda il titolo, sembra che Hong abbia ripreso il tema di una poesia che il protagonista recita durante la cena, ispirato da un vecchio albero di ginko, visto vicino alla pagoda del tempio. Come la trama, così anche l’utilizzo della mdp è ridotto al minimo, e forse per questo, sulla maggior parte delle scene immobili, risaltano ancora di più alcuni interessanti movimenti laterali, e degli zoom, seguiti da un close-up finale sul protagonista.
Sembra incredibile come Hong Sang-soo riesca a rimanere fresco e vitale nella manipolazione di materiale che fondamentalmente rimane sempre uguale a sé stesso, riproponendolo ossessivamente film dopo film, e con solo minime variazioni. Eppure, il suo cinema funziona e intrattiene, fa sorridere e divertire, pur con semplicità e garbo. Un risultato che molti dei film di questo concorso, ahimè, non sono riusciti a raggiungere.
Geu jayeoni nege mworago hani (What Does that Nature Say to You) – Regia e sceneggiatura, fotografia, montaggio, musica: Hong Sang-soo; interpreti: Ha Seong-guk, Kwon Hae-hyo, Cho Jun-hee, Kang Soyi, Park Miso; produzione: Hong Sang-soo; origine: Corea del Sud, 2025; durata: 108 minuti.
