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Voto
Come Ralph supermaxieroe, personaggio imbranato e buffo di una popolare serie televisiva degli anni’80 al quale capitava di ricevere da un’astronave aliena un costume in grado di dotarlo di poteri straordinari, anche Nathan Caine, il protagonista di Mr. Morfina, introverso e timido assistente manager in una banca di San Diego, possiede quello che in un certo senso può essere considerato un super potere, anche se non nella modalità cristologica di un’annunciazione, per quanto extraterrestre, calata dal cielo: questo ragazzotto dal faccione bambinesco è invece affetto dalla sindrome dell’insensibilità congenita al dolore con anidrosi, una patologia neurologica molta rara che rende chi ne è affetto completamente anestetizzato a qualsiasi forma di sofferenza fisica (eliminando, di conseguenza, anche il limite del pericolo che separa la vita dalla morte). Questa caratteristica, che si esplica nel titolo sia originale (Novocaine) che italiano-morfina e novocaina sono due potenti anestetici- con un Mr. piazzato in prima battuta dai nostri distributori per anteporre l’aspetto umano all’effetto chimico, diventa così, contro qualsiasi previsione, l’arma da combattimento dello schivo e goffo Nathan precipitato suo malgrado in una serie di sfortunati eventi. I registi Dan Berk e Robert Olsen costruiscono intorno a questo funzionale spunto una action comedy infarcita di situazioni sempre più paradossali e adrenaliniche, per le quali fa da contrappunto proprio l’impermeabilità e impassibilità del sistema nervoso di Nathan alle botte, ai tagli, alle ustioni inflittegli e al tempo stesso che si auto procura da solo, nei maldestri tentavi di maneggiare un coltello o affrontare degli assassini professionisti.

Lo scopo delle sue azioni ha origine peraltro nel mix con un altro genere ancora, quello della commedia romantica, visto che il nostro eroe per caso vorrebbe conquistare la collega Sherry, superando le inibizioni del suo particolare stato; quel quid che, prima di esplodere in una rocambolesca sequela di duelli contro i cattivi di turno dal tarantiniano gusto pulp, si intuisce essere stato per lui un condizionamento, un handicap, un marchio discriminate da freak. Quando la ragazza viene presa in ostaggio durante una rapina nella banca dove lavorano da un banda di ladri travestiti da Babbo natale, non ci pensa due volte a rubare una macchina della polizia e a inseguire i rapitori, venendo coinvolto in un ulteriore round di scontri corpo a corpo superati non certo per una particolare abilità da combattente, ma proprio grazie alla maledizione congenita che diventa una benedizione, all’elemento stigmatizzante uno stato di solitario nerd che si trasforma in scudo invincibile fatto della propria carne e del proprio sangue. Non c’è un mai vero cambio di paradigma e di tono, ma un continuo rimescolamento di carte con uno sbilanciamento sempre più evidente a vantaggio della dimensione della debordante avventura metropolitana di un ordinary people, tra una risata e una mazzata, un colpo al cerchio dell’intrattenimento divertente e uno alla botte della spettacolarità più impattante. Che si tratti del fatto che stiamo assistendo alla messa in scena di un congegno a orologeria è detto chiaramente nella sequenza in cui Nathan entra nella casa trappola/trabocchetto di uno dei rapinatori alla ricerca di Sherry, dove le soluzioni a effetto rispetto al suo martoriato ma non lancinante corpo si moltiplicano e, con esse, anche i modi di eliminare gli avversari e superare gli ostacoli.
La fallibilità e l’incredulità dell’uomo comune davanti all’eccezionalità delle proprie gesta è un meccanismo che appartiene al cinema che ha mostrato una certa tipologia di super eroi spiritosi (Kick-Ass, Shazam! ), anche se il signor Morfina fa un passo ancora più al lato di un’epicità già di per se destrutturata. La sua missione non è estirpare il male o catturare i cattivi, e lo stesso salvataggio di Sherry, la quale si rivelerà essere altro dalla fanciulla accidentalmente in pericolo, è finalizzato a fargli ottenere ciò che desidera dall’inizio, ovvero un appuntamento con l’unica donna che sembra essere aver mostrato interesse verso di lui. Sarebbe potuto essere un Tutto in una notte e un Fuori orario aggiornati ai tempi del post moderno ormai giunto alla strascichi di una visione derivativa, reiterata, meccanica. Al contrario, siamo probabilmente fuori tempo massimo per questa tipologia di spettacolo ipertrofico e accumulatore di tanti segni visti in precedenza, come i ladri travestiti da Santa Claus, che richiamano la bande a part dei vari Mr. colori in Le iene o le maschere dei presidenti degli Stati Uniti d’America in Point Break (per citare due iconici gruppi cinematografici di bank robbers). Sono però elementi virati dalla ricerca di uno sguardo nuovo, traslato dentro quello dello stesso Nathan.

In questa direzione, gli occhioni di Jack Quaid, il suo interprete, più vicino al portamento tra il tenero e il nevrotico della madre Meg Ryan che alla postura da macho del padre Dennis, si posano con la giusta dose di ignavo stupore e di inaspettata determinazione sopra il caos di cadaveri e macerie di cui si costella la sua strada. Questa curiosa commistione ha la sua esile grazia ed efficacia di racconto, che tende a stemperare perfino i momenti più grevi delle pirotecniche violenze. Non basta comunque a compensare una certa ripetitività protratta fino alla conclusione annunciata, diciamo cosi, in sordina, in quanto, alla stessa maniera della soglia del dolore di Nathan, vengono superati da tutti i personaggi i confini tra legalità e illegalità, lecito e illecito, sentimento e manipolazione. È una costruzione oppure un artificio, anzi un fuoco d’artificio, che esaurisce una carica possibilmente eversiva, collegata al fatto che una sindrome cronica ed emarginante possa essere utilizzata come strumento di risarcimento per ingiustizie e prepotenze; si riduce invece in un gioco di azioni e reazioni, dove non è spinto il pedale della provocazione beffarda e tagliante, bensì è sparata la cartuccia a salve, più rassicurante e innocua, del divertimento e dell’affetto. Una dolcezza contenuta in una fetta di torta di ciliegie da dividere in due, nella quale c’è l’affondo amaro di una truffa scampata e la leggerezza di un altro inizio, di un secondo rendez vous. Tanto alla resa dei conti si è trattato solo di uno solo di uno scherzo un po’ fracassone.
In sala dal 27 marzo 2025.
Mr. Morfina (Novocaine) – Regia: Dan Berk e Robert Olsen; sceneggiatura: Lars Jacobson; fotografia: Jacques Jouffret; montaggio: Christian Wagner; musica: Andrew Kawczynski, Lorne Balfe; interpreti: Jack Quaid, Amber Midthunder, Ray Nicholson, Jacob Batalon, Betty Gabriel, Matt Walsh; produzione: Infrared Pictures, Safehouse Pictures, Circle of Confusion, Doman Entertainment; origine: USA, 2025; durata: 110 minuti; distribuzione: Eagle Pictures.
