Sotto le foglie di François Ozon

  • Voto


Un tranquillo villaggio in Borgogna. Autunno. Michelle (Hélène Vincent), un’anziana signora, vive da sola in una casa nei pressi di un bosco, conduce una vita ripetitiva, senza grandi slanci. Si prepara da mangiare, legge un libro, passeggia con la coetanea amica di lunga data Marie Claude (Josiane Balasko) alla ricerca di funghi, la accompagna con la macchina (l’altra non ha la patente) a visitare Vincent (Pierre Lottin), il figlio in carcere. Da Parigi sta per arrivare Valérie (Ludivine Sagnier), la figlia, con Lucas, l’amato nipote di una decina d’anni. Michelle cucina un pasto speciale per i suoi cari: una quiche lorraine e dei funghi in padella con burro e aglio colti da lei stessa. All’arrivo la figlia è distaccata e scostante, tiene la madre a distanza, non la bacia con la scusa di un raffreddore che non le vuole attaccare, prova a rifiutare il pasto dicendo che hanno mangiato dei panini all’autogrill: si capisce che ce l’ha con lei per qualcosa che non dice, porta un rancore che traspare dai modi più che dalle parole. Lucas, al contrario, è ben lieto dell’affetto della nonna che vede poco, vivendo in due posti diversi. Prima di pranzo Valérie litiga al telefono col padre del bambino sulle vacanze. Lucas dice alla nonna che è colpa sua, la donna ci tiene a ribadire che lui non c’entra nulla. A tavola alla fine l’unica a mangiare i funghi è Valérie, a Lucas non piacciono, la nonna ha perso l’appetito dopo una battuta acida della figlia.

Finito di mangiare nonna e nipote vanno a fare una passeggiata. Al ritorno fuori dalla casa trovano un’ambulanza: Valérie si è sentita male a causa di una intossicazione alimentare. La figlia coglie l’occasione per andarsene dicendo alla madre, che protesta del mancato tempo da passare col ragazzino: Mi hai avvelenato, non ti lascio mio figlio, non mi fido di te. La nonna porge loro dei panini per il viaggio. La figlia stizzita: Non è di questo che abbiamo bisogno, fammi un bonifico di cinquecento euro per arrivare alla fine del mese. All’ospedale le hanno consigliato di fare una dichiarazione volontaria di avvelenamento. Alla gendarmeria scopre che Valerie non ha sporto denuncia, è sollevata ma confessa a Marie-Claude che non vedere più Lucas la ucciderebbe. La vita di Michelle torna alla ripetitività noiosa di prima: si addormenta spesso in poltrona, è demotivata, piange seduta sull’altalena riservata al nipote. Nel frattempo, Vincent, il figlio scapestrato di Marie-Claude, esce di prigione, le due donne vanno a prenderlo in macchina. Michelle tende a dare fiducia al giovane uomo, più di quanto non faccia la madre che ne ha già viste tante ed è stata più volte delusa. Una mattina Michelle va alla stazione, prende un treno per Parigi a trovare la figlia, nella casa che è stata sua e che le ha lasciato. Il codice del portone è cambiato ma lei convince una vicina a farla entrare. Valérie non accoglie la madre con piacere, è contrariata dalla sua presenza, le ricorda lo spiacevole episodio dell’avvelenamento, resta dell’avviso che sia meglio stare lontane. L’anziana va a farsi visitare dal medico del paese e chiede degli antidepressivi. Il dottore, che la conosce, le suggerisce di trovare un progetto di cui appassionarsi, lei lamenta che si sente fuori fase dall’incidente con la figlia, lui le dice di non dare peso alla cosa poi, dubbioso, le chiede conferma che non l’atto non era premeditato. La donna ammette, quasi tra sé e sé, di non saperlo più. Michelle ingaggia Vincent come giardiniere pagandolo a ore per fare legna per l’inverno, sfrondare l’orto dalle erbe inutili, smottare la terra. Colta da raptus Michelle si sbarazza dei giochi di Lucas perché le fa troppo male vederli in casa, senza potere avere il piccolo tra le braccia: non c’è peggior punizione per una nonna che tenerla lontana dal nipote. Vincent ascolta, senza farsi scoprire, la conversazione in cui Michelle si sfoga della figlia che la considera solo come fonte economica, non le fa più vedere il piccolo, minaccia di mandarlo un anno a Dubai dal padre da cui è separata. Quando Vincent esce Marie Claire conclude, pessimista: Abbiamo sbagliato tutto con i nostri figli. Sono due donne che condividono un segreto, un passato da dimenticare, un’ombra che ha lasciato una traccia profonda nelle difficoltà del loro presente.

Una morte improvvisa, velocemente archiviata come un suicidio, cambia tutti gli equilibri, la quotidianità, le giornate e le vite dei protagonisti. Si parla di legami familiari, di capacità di cambiamento, di protezione reciproca all’interno di una famiglia scelta e ricomposta, fatta di avanzi. Nella luce calda dai toni avvolgenti di marroni e rossi, di foglie cadute, di legna, di fuoco, ci si interroga su chi ha rovinato la vita a chi, senza darsi risposta. I fatti – reali e immaginati, attorno a una tomba, nel bosco, in una macchia umida di fogliame piena di porcini, finferli, pioppini – parleranno una lingua comune, cucineranno un altro pasto composto da quiche lorraine, funghi cotti in padella burro e aglio, dopo si andrà tutti a passeggiare e la ruota del tempo continuerà a girare incessantemente, sotto le foglie.

Ozon firma un film forte, insolito, intrigante.

In anteprima a RENDEZ-VOUS – Festival del Nuovo Cinema Francese.
In sala dal 10 aprile 2025.


Sotto le foglie  (Quand vient l’automne )- Regia: François Ozon; sceneggiatura: François Ozon, Philippe Piazzo; fotografia: Jérôme Alméras; montaggio: Anita Roth; musica: Evgueni Galperine, Sacha Galperine; interpreti: Hélène Vincent, Josiane Balasko, Vincent Colombe, Ludivine Sagnier, Marie-Laurence Tartas, Pierre Lottin, Sophie Guillemin, Malik Zidi, Sidiki Bakaba, Michel Masiero, Isabelle Mazin; produzione: FOZ, Mandarin & Compagnie; origine: Francia, 2024; durata: 102 minuti; distribuzione: Bim Distribuzione.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *