43° Torino Film Festival (21-29 novembre 2025): Sound of Falling di Mascha Schilinski

  • Voto
3.5

Guardare nel sole. Questa potrebbe essere la traduzione letterale del titolo originale di In die Sonne schauen, secondo film della regista tedesca Mascha Schilinski. Mentre il titolo internazionale del film presentato allo scorso Festival di Cannes suona completamente diverso: Sound of Falling. Non che in un titolo si ritrovi tutto il film, certo. Ma anche i titoli hanno la loro importanza. Specie quando rimandano ad alcuni brevi momenti, brevi immagini di passaggio, facilmente trascurabili come in questo caso. Sì, perché mentre sono le giovani protagoniste del film a rimanere abbagliate dalla luce del sole, e la cinepresa ne cattura l’attimo, lo spettatore al contrario, si lascia trascinare più facilmente dall’oscuro e dal macabro delle vicende raccontate, dalle torbide acque del fiume o dalle oscure ombre negli angoli della casa, perché sia casa che fiume, sono entrambi elevati a protagonisti.

Sound of Falling inizia come un innocuo Heimat Film per finire come un libro di racconti dell’orrore alla E.T.A. Hoffmann. E si presenta come un ritratto, o meglio l’impressione, nel senso fotografico del termine – nel film vengono scattate foto ricordo di gruppo, ma sgranate e sbiadite come lo sono i dagherrotipi o le foto polaroid – di quattro famiglie che in periodi diversi, fra inizi Novecento fino ai giorni nostri, hanno abitato in una fattoria nella zona dell’Altmark, situata fra Berlino e Amburgo. I luoghi privilegiati delle vicende rimangono la casa padronale con la sala da pranzo, il solaio ma anche il cortile con il vicino fienile; e il fiume, con le sue acque dense e fangose che scorre nelle vicinanze. La trama segue, incastrandole a proprio piacimento, le vicende delle donne di famiglia, raccontate in prima persona da quattro bambine: Alma (Hanna Heckt), Erika (Lea Drinda), Angelika (Lena Urzendowsky) e Lenka (Laeni Geiseler). I loro giochi, i loro scherzi, come anche le situazioni che raccontano hanno solo in apparenza la spensieratezza dell’infanzia mentre osservano e testimoniano la vita comunitaria in famiglia e i tragici destini di chi vive accanto a loro. E mentre Alma ci rivela poco per volta il mistero della tradizione familiare nascosto dietro la sua fotografia di morta, Erika finge di avere una gamba amputata come lo zio, Angelika racconta il dramma mai superato dalla madre Irm (Claudia Geisler-Bading) per la scomparsa della sorella e Lenka si lascia affascinare da una nuova amica a cui è morta la madre. Tutto il corso del film è pervaso dall’ombra tragica degli eventi storici (le due guerre mondiali, il nazismo, la guerra fredda) che hanno scosso la Germania e segnato direttamente o indirettamente, ma sempre pesantemente, su molti destini umani.

Non solo le giovani narratrici, ma tutte le donne del film hanno in comune la consapevolezza della loro tragica esistenza e per questo le sovrasta una magica attrazione per l’autodistruzione e un fascino malato per il suicidio, mescolato all’amore per le sensazioni immediate che è propria dell’età infantile. Nel film si parla molto dell’esperienza sensoriale: di tatto, di vista e di gusto. Vengono imitate le pose dei morti, qualcuno ne prende non solo il posto ma anche il nome. Così è per la piccola Alma, nata dopo un’altra Alma, quest’ultima morta precocemente come tanti bambini della numerosa famiglia.

Mascha Schilinski dopo il suo esordio con Die Tochter nel 2017 alla Berlinale, ritorna con Sound of Falling a rendere protagonista lo sguardo attento e osservatore dei bambini per mostraci una realtà spesso troppo incomprensibile per essere compresa, accettata, mostrata. Mescola fatti innocui a quelli tragici senza ordine di continuità, come fanno i bambini nelle loro osservazioni e nei loro racconti. E forse questo è il difetto maggiore del film: ricercare l’immediatezza dello sguardo, l’istantanea e quindi rimanere legato alla sua frammentarietà. A differenza degli Heimat di Edgar Reitz o de Il tamburo di latta (1979) di Volker Schlöndorff (ne troviamo una citazione nelle anguille viscide e sinuose) rimaniamo legati a questi brevi accenni, molto poetici e visivamente intensi ma che non ci consegnano un ritratto collettivo della società, come riuscivano i due autori.

A Mascha Schilinski, che meritatamente ha ottenuto a Cannes il Premio della Giuria, riesce ad ogni modo un’ottima realizzazione in chiave moderna dell’Heimat Film: una cronaca familiare al femminile che riprende la tradizione del Nuovo Cinema Tedesco sviluppandola in uno stile narrativo e con un montaggio molto personali.

 


Sound of Falling (In die Sonne schauen) – Regia: Mascha Schilinski; sceneggiatura: Mascha Schilinski, Louise Peter; fotografia: Fabian Gamper; montaggio: Evelyn Rack; musica:  Michael Fiedler, Eike Hosenfeld; scenografia: Cosima Vellenzer; interpreti: Anastasia Cherepakha, Andreas Anke, Bärbel Schwarz, Claudia Geisler-Bading, Filip Schnack, Florian Geißelmann, Gode Benedix, Greta Krämer, Hanna Heckt, Helena Lüer, Konstantin Lindhorst, Laeni Geiseler, Lea Drinda, Lena Urzendowsky, Liane Düsterhöft, Lucas Prisor, Luise Heyer, Luzia Oppermann, Martin Rother, Ninel Geiger, Susanne Wuest, Zoë Baier; produzione: Studio Zentral, ZDF; origine: Germania, 2025; durata: 149 minuti; distribuzione: I Wonder Pictures.

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