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Per il suo primo lungometraggio Louise Courvoisier ci porta nella sua regione natale, il Giura francese al confine con la Svizzera, e inquadra la narrazione nella cornice della produzione del Comtè, tipico formaggio della Franca Contea. Presentato nella sezione Un certain regard al Festival di Cannes nel 2024, dove aveva vinto il premio giovani Tutto in un’estate è un’inconsueta favola moderna che si muove fra il Coming-of-age e il film rurale francese. Interessante notare come lo stesso argomento, ovvero la produzione casearia familiare e artigianale, abbia caratterizzato ben due film vincitori ai César (prestigioso premio cinematografico francese equivalente al David di Donatello in Italia) di quest’anno e mentre il film della Courvoisier ha vinto il premio come miglior opera prima, La Ferme des Bertrand (2023) di Gilles Perret ha vinto come miglior documentario. Questo a sancire anche un rinnovato interesse per storie dal mondo agricolo.
La regista francese non perde tempo e ci introduce da subito, con la prima sequenza, nella rude e animalesca legge del più ‘dotato’ che vige nelle campagne. La cinepresa segue un uomo con un barile di birra sullo sfondo di una tradizionale sagra paesana. Qui, ad essere messi in mostra e a dar sfoggio di sé, non sono solo i capi di bestiame ma anche gli attributi della fisicità maschile (a fine film non mancheranno quelli femminili, anche se in una situazione diversa). Infatti è proprio durante uno spogliarello alcolico che ci viene introdotto il perdigiorno Antoine (Clément Faveau), da tutti chiamato con il diminutivo di Totone.

Non si può certo dire che il ragazzo ormai maggiorenne abbia altro per la testa se non sbronzarsi con gli amici Francis (Dimitry Baudry) e Jean-Yves (Mathis Bernard), rimorchiare qualche ragazza alle fiere di paese e di giorno correre con la sua motocicletta o bighellonare in giro. Le cose cambiano dopo la morte in un incidente stradale del padre, anch’egli abituato ad andar giù di brutto con l’alcool. Di poche parole e non abituato a piangersi addosso, Totone, sul lastrico com’è, non ci pensa due volte a vendere l’attrezzatura del piccolo caseificio del padre per star dentro alle spese, mentre non può liberarsi altrettanto facilmente della sorellina di sette anni Claire (Luna Garret), della quale dovrà prendersi cura.
Il passaggio dalla vita di perdigiorno alla quotidiana e dura routine lavorativa gli risulta gravoso, e sogna un modo facile per fare soldi veloci. Prima di venir licenziato per la sua testa calda dal primo lavoro, come addetto alle pulizie in un caseificio, conosce Marie-Lise (Maïwene Barthélémy) una giovane e indipendente produttrice del miglior latte della regione e come lui orfana di genitori. Fra i due nasce una storia. Anche perché il ragazzo, che si è messo in testa di rilevare l’attività del padre e vincere il premio monetario per la migliore forma di Comtè, ha bisogno per il suo progetto del latte prodotto da Marie-Lise. Sennonché tra il dire e il fare c’è di mezzo una sostanza, il caglio, di cui Totone, i suoi due amici e la sorellina Claire non sanno nulla; dopotutto, per vincere l’avventurosa sfida non bastano, come sembrano pensare ingenuamente i ragazzi, le ruberie notturne di latte e le lezioni casearie per turisti, ma va inclusa una lunga lista di difficoltà e frustrazioni.
Courvoisier è certamente più interessata al lato umano, ai rapporti di amicizia e attrazione fisica fra i giovani ragazzi, che non ad una critica sociale. Non approfondisce quindi volutamente l’osservazione sui problemi e sulla crisi della società contadina, dei quali accenna solo in parte, rendendone visibili le conseguenze, quali l’alcolismo e la disoccupazione. È inevitabile quindi che, visto da questo punto di vista, nel finale ci sia un appianarsi anche troppo ottimistico delle difficoltà di partenza. In un certo senso sembra che i problemi di Totone siano solo nella sua testa, nell’ingenuità ancora bambina ed istintiva con la quale affronta e cerca di risolvere i problemi dell’età adulta. L’avventurosa favola svanisce quando il ragazzo è costretto a misurarsi con la realtà, in ogni caso troppo complicata, della burocrazia del giorno d’oggi. Ma il fallimento dell’impresa ‘alla Obelix’ come gli rinfaccia l’amico Jean-Yves, perché titanica e più grande di lui, non intensifica il dramma, ma anzi lo smorza. Per quanto azzardata e destinata all’insuccesso, la sfida si è rivelata utile alla crescita intellettuale. La storia della iniziazione alla vita adulta di Totone si evolve attraverso la pratica e la produzione, grazie a gesti sempre più meticolosi, e finalmente la sua maturità coincide con la fase di stagionatura del formaggio. Il fascino della fabbricazione tradizionale del Comtè non è solo nella lavorazione di un’antica ricetta, ma incanta per la fisicità e il duro lavoro che reca con sé. Quest’ultimo sembra fatto apposta per aiutare a temperare il carattere. Se il contesto e l’ambientazione di Tutto in un’estate si presentano solidamente costruiti e autentici il merito non è solo della regia, ma anche degli attori protagonisti e non professionisti, che portano un incredibile apporto di naturalezza e realismo.

Certo, nonostante i drammatici eventi, rimane l’ottimismo dell’estate con i suoi colori accesi e brillanti, una certa ironia nei dialoghi e nelle situazioni e il desiderio di avventura del giovane gruppo, ad accendere la voglia di sfidarsi all’impossibile premio. Il dramma insomma è passeggero; corre veloce come un temporale estivo ma è bastato a fare di Totone, da cicala che era, una formica. Se poi le fatiche della metamorfosi sono bastate a risolvere anche i suoi problemi economici non ha grande importanza, alla fine, quel che conta è che si chiude un cerchio: alla gara di stock car, come nella sequenza di apertura alla festa paesana, tornano in primo piano, e non potevano mancare, l’amicizia e di nuovo una esibita fisicità, questa volta però più spontanea e più spensierata dell’inizio.
Consigliamo vivamente Tutto in un’estate perché ha in sé l’impulsività ed il calore dei mesi estivi accompagnati alla freschezza del diventare adulti.
In sala dal 26 giugno 2025.
Tutto in un’estate (Vingt Dieux): – Regia: Louise Courvoisier; sceneggiatura: Louise Courvoisier, Théo Abadie, Marcia Romano; fotografia: Elio Balezeaux; montaggio: Sarah Grosset; musiche: Charlie et Linda Courvoisier; interpreti: Clément Faveau; Maïwene Barthélémy; Luna Garret; Mathis Bernard; Dimitry Baudry; Armand Sancey Richard; Lucas Marilier; Lorelei Vasseur; produzione: Agat Films & Cie – Ex Nihilo; origine: Francia 2024; durata: 92 minuti; distribuzione: Movies Inspired.
