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Voto
«Toni, mio padre è un film molto personale, biografico e autobiografico, in cui il presente veneziano, girato da Stefano Savona, si intreccia con interviste, filmini di famiglia, fotografie e i Super8, che ho girato dai miei 16 anni in poi. Questi materiali … raccontano una storia personale in cui ha fatto irruzione la Storia ufficiale, evocata attraverso repertori televisivi e testate giornalistiche». Con queste semplici parole, nel presentare il suo film, Anna Negri vuole esprimere e sintetizzare un’esperienza decisiva, diciamo anche traumatica, il rapporto con il proprio padre che la ha, senza ombra di dubbio, segnata per la vita. Non è certo la prima né sarà l’ultima persona a confrontarsi con una dinamica che, semplificando, chiameremo edipica; tuttavia, non si stenta a credere che trattasi di una situazione che va molto al di là di quella comune a chiunque, allorché, ad un certo momento della propria crescita, nasce la necessità di rapportarsi, di emanciparsi più o meno pacificamente, a volte “uccidere”, i propri genitori. Solo che nel caso della regista, il padre si chiamava Antonio Negri (1933-2023), a tutti noto come Toni.
Non per coloro che appartengono alla mia generazione, ricordo qui brevemente la sua persona e comunque all’inizio del film dei caratteri bianchi su sfondo nero, come fossero quelli di una macchina da scrivere, forniscono allo spettatore delle succinte e utili informazioni biografiche. Padovano, professore universitario, filosofo e saggista, è stato uno dei massimi teorici del marxismo operaista italiano, co-fondatore e militante negli anni Settanta di Potere Operaio e poi di Autonomia operaia. Imputato e incarcerato all’interno del Processo 7 aprile – quella serie, cioè, di procedimenti giudiziari, svoltisi tra il 1979 e il 1988, contro membri e presunti simpatizzanti dell’ala estrema della Sinistra extraparlamentare, a seguito dell’omicidio di Aldo Moro -, Negri venne prima assolto dalle imputazioni a suo carico per poi venire condannato a 14 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale nella rapina di Argelato (dicembre 1974).
Rifugiatosi in Francia nel 1983, dividendo l’opinione pubblica tra chi lo considerava un latitante e chi invece un esiliato politico, da allora ha iniziato anche ad occuparsi del pensiero politico di Spinoza e a scrivere, a partire dagli anni duemila, una celebre tetralogia di filosofia politica (composta da Impero, Moltitudine, Comune e Assemblea) insieme ad un collega altrettanto impegnato allievo di Fredric Jameson, il filosofo statunitense Michael Hardt. Dopo un patteggiamento, nel 1997 Negri è rientrato definitivamente in Italia, dove ha scontato una pena ridotta fino alla scarcerazione definita e alla conclusione dei suoi problemi con la giustizia nel 2003. E poi per i particolari e tanto, tanto altro, si veda a riguardo la dettagliatissima scheda su Wikipedia molto ben informata.
Già diversi anni fa in un bel libro (Con un piede impigliato nella Storia, Feltrinelli 2009), Anna Negri aveva iniziato a fare i propri conti personali con un padre assente, contraddittorio e molto discusso, considerato il teorico del terrorismo italiano – il suo primo grande choc da bambina tredicenne l’aveva vissuto nel maggio del 1977 quando in casa avevano fatto irruzione i carabinieri a mitra spianati per arrestare Toni. Da quel momento sono seguiti per il padre, via via, quindici di esilio e quattro anni di prigione, mentre la successiva riflessione di pensatore, di rivoluzionario, di un uomo che ha rielaborato in modo radicale il marxismo classico, soprattutto, come si diceva, quello di stampo operaista, lo ha portato ad una fama internazionale sino alla recente morte nel 2023.
Iniziato nel 2021 insieme a Stefano Savona, il film di Anna Negri è, dunque, un secondo tentativo di avvicinarsi e fare i conti con l’ingombrante figura paterna, in un corpo a corpo, che finalmente l’ha portata a frequentarlo in maniera assidua, a Venezia dove lei è nata, mentre Toni ha finito per passarvi o gli ultimi anni della sua vita, in particolare i sei mesi prima della morte. In modo, così, non solo di recuperare il tempo perduto dovuto ad una frequentazione tanto saltuaria ma soprattutto con la voglia di riuscire a fare i conti con lui, dopo una vita tanto travagliata. Siamo dunque di fronte a un film terapeutico costruito come una seduta cine-psicoanalitica? Certamente, ma non si tratta soltanto di questo, che già di per sé sarebbe un motivo valido per realizzarlo.Le discussioni tra padre e figlia intrecciate al ricco materiale d’archivio anche personale, ci permettono di ripensare, riflettere e ritornare su un momento topico della Storia del nostro paese in una chiave, insieme, intima (e quindi sentita) oltre che storica. A differenza ad esempio di Marco Bellocchio, Anna ci narra la Storia che ha attraversato e coinvolto il padre, con un occhio più distante temporalmente ma altrettanto partecipe, e ciò rende questo suo lavoro tanto interessante quanto prezioso e diverso da un qualsivoglia altro documentario, recente o meno, sullo stesso soggetto.
Toni, mio padre ci è sembrata un’opera molto riuscita anche al di là di qualche minuto di troppo. Il film ha avuto la Prima all’interno della sezione “Notti veneziane” che pur essendo dentro le Giornate degli Autori, non fanno parte ufficialmente del programma della Mostra del Cinema di Venezia. Dentro/fuori quindi. Sembrerebbe lecito il sospetto che tutto ciò abbia un pizzico a che fare con l’attuale clima politico – sicuramente sto sbagliando, per carità, in ogni caso, poi, le scelte dei programmatori sono insindacabili. Forse, però, pur a distanza di tanti anni, la figura e il fantasma di Toni Negri a Venezia e nel Veneto aleggia e spaventa come già qualcuno presagiva a metà Ottocento: “uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo” – anche solo ad evocarlo.
Presentato al Festival di Venezia 2025 (Giornate degli Autori – Notti veneziane)
In sala dal 10 novembre 2025.
Toni, mio padre – Regia: Anna Negri; sceneggiatura: Anna Negri, Stefano Savona; fotografia: Stefano Savona, Christopher Gallo; montaggio: Ilaria Fraioli; musica Giulia Tagliavia; interpreti: Anna e Toni Negri; produzione: Francesco Virga per Mir Cinematografica, Traudi Messini per Mediaart Production Coop, Fedele Gubitosi per Videa Spa, Sandro Parenzo, Carlotta Cerquetti, Anna Negri; origine: Italia, 2025; durata: 109 minuti; distribuzione: Wanted Cinema.

Molto interessante sia il quadro generale di riferimento che gli spunti di lettura (psicanalitici, filosofici e politici). Speriamo uscirà in sala