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Voto

Iain Forsyth e Jane Pollard sono due produttori, artisti e film-makers britannici poco noti in Italia ai più, ma certamente conosciuti in campo artistico per aver ricreato performance di musicisti quali David Bowie, di video artisti come Vito Acconci e Bruce Nauman, e per aver collaborato con la band Nick Cave & The Bad Seeds in diversi progetti. Verrebbe da dire, quindi, i registi ideali per realizzare un film che non fosse solo su, ma anche con Marianne Faithfull, artista inglese scomparsa a 78 anni nel gennaio 2025, che ha intensamente lavorato in molti campi artistici, dalla musica, al teatro, al cinema e per ben sei decadi.
Forsyth e Pollard hanno ben pensato di organizzare e disporre rare immagini di repertorio all’interno di una complessa cornice fittizia, che a nostro parere rimane alquanto astratta e con risultati solo in parte soddisfacenti, per quanto meritevoli nelle intenzioni. Cerchiamo, ma non siamo sicuri di riuscirci, di semplificare la trama. Supposta l’esistenza, in un futuro immaginario, di un Ministero della Nondimenticanza, questo avrebbe il compito di archiviare e conservare non solo la percezione pubblica di una personalità storica, la cosiddetta ‘risonanza’ e il successo avuti, ma registrare anche la sua più vera ed intima essenza. Il Sorvegliante (Tilda Swinton) prenderebbe come esempio ideale l’icona pop Marianne Faithfull per la sua sfaccettata carriera e cercherebbe grazie a materiale d’archivio, interviste passate e attuali di riconsegnare ai posteri la ‘vera’ Marianne. L’operazione sarebbe necessaria a causa di una generale tendenza dell’Intelligenza Artificiale di lavorare su dati esistenti già falsamente ‘distorti’ da stereotipi e pregiudizi della stampa d’epoca. Nel caso dell’artista si tratterebbe della tendenza a ridurla a ‘fidanzata di Mick Jagger’ e a raccontare solo della sua vita scandalosa e il suo passato di eroinomane, dimenticando invece il reale impatto artistico della sua musica, il suo contributo alla Beat Generation, alla New Wave inglese, i suoi trenta album realizzati, e non da ultima, la sua importante carriera teatrale caratterizzata dal suo interesse per la musica di Kurt Weill e l’avanguardia musicale della Repubblica di Weimar. Un repertorio quasi senza pari! Ecco che allora, il sopra indicato Ministero, si attiverebbe per registrare una nuova e più attuale intervista con l’interessata per modificare l’impatto di dati ormai considerati obsoleti. È a questo punto che vediamo quindi Marianne Faithfull, sul viso segnato dalla malattia i tubicini per l’ossigeno al naso, conversare con l’intervistatore (George MacKay) sul suo passato. La sua figura e la sua voce calma s’interpongono fra lo spettatore e le immagini di sfondo, che sono, appunto, quelle d’archivio, cercando di dare la sua versione dei fatti. Un’altra e ulteriore chiave di lettura ci viene offerta da una tavola rotonda di alcune esperte, tutte donne, le quali discutono ed analizzano le motivazioni ed i perché sia passata più facilmente una percezione negativa e riduttiva della sua carriera. Il Ministero, a tratti caratterizzato dall’atmosfera vintage degli anni Settanta, a tratti invece più attuale, lavora in sale di registrazione fra telefoni ed apparecchi di registrazione obsoleti, ma vede anche giovani documentariste con cellulari in mano ad indicare due livelli di tempo diversi. L’idea bizzarra, e comunque coraggiosa dei due registi, rende chiara la difficoltà (e complessità) insita nello
smontare e decodificare una narrazione antiquata della realtà che abbiamo ereditato dal passato, ma che ancora purtroppo, convive con la visione attuale e meno misogina della società di oggi.
A discapito della tortuosa costruzione narrativa, il ‘documentario’ rimane comunque un primo tentativo di mettere ordine nel caos della vita e nei meriti artistici di Marianne Faithfull e soprattutto l’unico modo per vederla ancora una volta cantare in un’ultima performance, ‘Misunderstanding’, realizzata in studio di registrazione con Nick Cave. Un’occasione quindi da non perdere se, e quando, il film vedrà la luce in sala o su qualche piattaforma.
Broken English: – Regia: Jane Pollard, Iain Forsyt; sceneggiatura: Iain Forsyth, Jane Pollard, Ian Martin; fotografia: Daniel Landin BSC, Erik Alexander Wilson, Derrick Peters; montaggio: Luke Clayton Thompson; costumi: Jerry Stafford; scenografia: Alison Dominitz; interpreti: Tilda Swinton, George MacKay, Calvin Demba, Zawe Ashton, Sophia Di Martino, con Marianne Faithfull, Suki Waterhouse, Beth Orton, Courtney Love, Jehnny Beth, Nick Cave, Warren Ellis; produzione: Rustic Canyon Pictures, Phantoscopic; origine: Gran Bretagna 2025; durata: 100 minuti.
