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Voto
Presentato alle Notti Veneziane delle “Giornate degli Autori”, Life beyond the Pine Curtain – L’America degli invisibili, ultimo lavoro di Giovanni Troilo, è un film di cui si sentiva in un certo senso un’esigenza. È un po’ come se, dal punto di vista soprattutto visivo, scommettesse di coprire uno spazio lasciato vuoto da chi non ha più la sensibilità o la forza di provare a confrontarsi con la sempre più complessa realtà (anche quotidiana) che viviamo tutti noi contemporanei. Quando, ancora oggi, si dice USA, a cosa in verità si rimanda? Di solito, sempre ancora oggi (per fortuna non in ogni dove), si intende parlarne in termini puramente generali e/o astratti purtroppo. Gli USA sono quasi mezzo continente del nostro dannato pianeta, si può dire un mondo sterminato, sconfinato. Non solo fatto di diversi territori, ma soprattutto di diverse menti e cuori. Un infinito nel finito, per provare a essere un po’ poetici. Tutto questo è ovvio, eppure è mancata di recente la voglia di saperne, in dettaglio, di più. Questo lavoro, oltre a essere bellamente poetico davvero, ci permette di vedere, di osservare e di intuire, in profondità e in ecoscandaglio, con una maestria filmica notevole bisogna riconoscere, pezzi di vita umana come vegetale e anche un po’ animale in quella regione sperduta, ma non dimenticata da Dio (!), del Texas che di recente va sotto il nome di “Pine Curtain”. I boschi di pini, che caratterizzano una parte della regione, vengono descritti come una sorta di “cortina” che delimita una probabile “isola” culturale che contrassegna questa zona dell’East Texas dal resto dello stato. Da più parti tale “cortina di pini” viene descritta come una forma di “fuga” per una “vita nuova” in sostanza.
Ma veniamo al film. La macchina da presa di Troilo si addentra con leggerezza (lentezza felice per lo spettatore) e garbo tra quei pini venendo poi sempre più “zoomando” a farci vedere, raccontare le storie-vite di alcuni abitanti di quest’area, mostrando le loro famiglie e le loro attività, i loro sogni e le loro aspettative. Tutto questo inzuppato da tempi esistenziali lunghi, occupati da modi concreti ormai da generazioni navigati e consolidati, verso un’avvenire che sembra essere lo stesso come in un luna park dove fatto tutto il giro si ricomincia tutto daccapo ripartendo dal via. E non mancano ovviamente le classiche stelle comete che scandiscono fortune e disgrazie, chiaro-scuri dell’economico e del politico, gioie e dolori di tutti i giorni. Ovvero l’influenza imponente del petrolio (anzi dei pozzi e dei giacimenti, meglio ancora vediamo cos’è lì ancora oggi l’estrazione dell’oro nero), della religione cattolica, del cibo, di Halloween, del Natale, del baseball, del guidare, delle armi e dello sparare, della televisione… E tutto ciò anche in tempi di elezioni del Presidente… Che spettacolo! La politica lì si trasforma quasi in un credo laico dalle convintissime ragioni e radici. Ma quello che più balza agli occhi è come queste vite procedano con l’impiego del minor movimento possibile. È come se si facesse economia dei passi. Meno movimento si fa, e meglio si prova a essere felici e contenti. Questo, sembra, deve essere rigorosamente centellinato. E fa rima anche con una velocità calmierata al ribasso. Anche i mezzi di trasporto, di solito pick-up dell’ultima ora, hanno un andamento lento. Ne fanno di km eh, ma con immensa pazienza. A simbolo di ciò un oggetto spicca tra tutti: il porta-carta igienica da istallare in bagno con la radio incorporata! Incredibile, tutto deve essere il più possibile a portata di mano, senza compiere troppi sforzi insomma. Questo sembra essere ciò che rimane, quasi universalmente riconosciuto e che bene tieni unite queste persone. Quanto sono belle le immagini di queste case-ville dove tutto risulta ordinato e impeccabile, come in un quadro di Edward Hopper o una scena di Lynch dal film The Straight Story (Una storia vera, 1999). Nel silenzio apparente anche. Queste vite vanno avanti così, tra un pensiero per l’organizzazione della festa natalizia in piazza o della messa plenaria per la comunità, delle partite di baseball o del lavoro nei pozzi petroliferi. Tutto tra il semplice e il transitorio che però bene intrattiene queste vite. Anzi ne è senso. “I cliché – nota Troilo – sono una fonte inesauribile per l’immaginario collettivo. Dietro a un’immagine rassicurante e ben definita per il grande pubblico, la realtà spesso cela sorprese straordinarie per chi ha la fortuna di immergersi davvero in un determinato contesto, soprattutto quando si tratta di luoghi lontani dai riflettori della rappresentazione. In questo caso, ho avuto il privilegio di esplorare una piccola area nascosta tra la fitta foresta di pini dell’East Texas, dove ho potuto seguire quattro storie intrecciate in un momento storico cruciale: le elezioni presidenziali americane. Tutto ciò è stato possibile grazie all’accesso esclusivo che ci è stato concesso da Joe R. Lansdale, originario di questa regione e autore di numerosi romanzi ambientati proprio in questo angolo di mondo. Un’opportunità che si è concretizzata anche grazie alla condivisione sincera e profonda con le persone che ci hanno aperto le porte delle loro vite». Davvero da vedere, da osservare, per lo più, questo lavoro che ci giunge come un dono alquanto gradito in questi tempi bui dove la luce artificiale di solito illumina sempre quasi sempre solo l’ovvio, di cui non abbiamo sinceramente più bisogno.
Life beyond the Pine Curtain – L’America degli invisibili – Regia: Giovanni Troilo; sceneggiatura: Joe R. H. Lansdale, Giovanni Troilo, Seba Pezzani; fotografia: Marco Tommaselli; montaggio: Adriano Patruno; musica: Seba Pezzani, Marcello Marcellini; scenografia: Cinzia Negherbon; suono: Matteo Bendinelli, Filippo Barracco; voce narrante: Joe R. H. Lansdale; interpreti: Tristan Roberts (se stesso), Kord Laird (se stesso), Charlie Walker (se stesso), Lois Reed (se stessa); produzione: Cinzia Negherbon per Sky Italia, SKY TG 24, Chiarafama; ; origine: Italia, 2025; durata: 77 minuti; distribuzione: Nexo Digital
