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Voto
Premesso che non mi piace affatto quando il titolo di un film in un’altra lingua viene, in sede di distribuzione, tradotto in inglese, bisogna solo elogiare la piccola No.Mad Entertainment per aver portato in Italia About Luis – in tedesco s’intitola Es geht um Luis, sarebbe come a dire: Si tratta di Luis, ok non esattamente un bel titolo, ma si poteva dire semplicemente Luis oppure Parliamo di Luis, o ancora, che so io, stando al film, Lo zaino di Luis, L’unicorno, etc etc, ma About Luis, suona tanto About a Boy e chissà, potrebbe aiutare. Vabbè, basta, mi fermo qua.
Dunque si diceva grande merito alla casa di distribuzione per questo film, girato peraltro da una regista italiana ovvero Lucia Chiarla (1970), italiana sì, ma ormai da anni di stanza a Berlino. Chiarla “nasce” come attrice teatrale e nel corso del tempo è passata alla sceneggiatura e dal 2018 alla regia. Questo è il suo secondo film (il primo, anch’esso di produzione tedesca, s’intitolava Reise nach Jerusalem ovvero Viaggio a Gerusalemme, del 2018 appunto, che in Italia non è mai arrivato). Né è arrivato mai un film satirico, molto noto in Germania, intitolato Bye Bye Berlusconi che Chiarla aveva sceneggiato – lo aveva acquistato per (non) distribuirlo niente meno che il pessimo Massimo Ferrero… Veniamo, dunque, al nostro film.
La provenienza dal teatro, la matrice teatrale è evidente fin da subito perché quasi tutto il film, salvo poche scene, si svolge in un taxi di cui è, non so come dire, affidatario, affittuario (ma non direi proprietario) Jens (l’ottimo Max Riemelt) che fa capo a una – a quanto pare – non proprio grandissima, floridissima compagnia di taxi, costantemente messa in pericolo dall’anarchia di una compagnia concorrente denominata Easy Lane, nella quale non è difficile riconoscere Uber. Siamo nella non bellissima Stoccarda. La moglie Constanze (Natalia Rudziewicz), che si fa spesso scarrozzare dal marito, lavora come architetta, ma al pari dell’uomo deve sbattersi, anche al fine settimana, per raggranellare tutti i soldi necessari, è completamente alla mercé del suo capo, gentile per carità ma al quale è impossibile dire di no. E poi c’è Luis, il loro figlio, dieci anni. Anzi, per meglio dire, Luis non c’è, perché nei novanta minuti e spiccioli del film, di Luis si parla molto, lo si sente anche in viva voce al cellulare, ma non lo vediamo mai – né vediamo dove questa famigliola vive, sembrano sempre in una condizione precaria, instabile, uno stato di viandanza, punteggiato di non luoghi, dai quali appare impossibile fuggire, e l’agriturismo dove vorrebbero andare sembra il faro di Virginia Woolf.
Perché si parla molto di Luis? Perché il ragazzino è stato reiteratamente oggetto di bullismo da parte dei compagni di scuola. Il motivo: viene a scuola con uno zainetto rosa con impresso un unicorno. Tanto basta perché i bulletti della classe lo infamino, lo marginalizzino, lo esasperino fin quando il ragazzino non reagisce, talché lui e anche il capo dei bulletti, un certo Finn, finiscono presto o tardi all’ospedale.
Questo evento che all’inizio sembra grave ma non gravissimo subisce nel corso del film un’autentica escalation per varie ragioni: il bambino si rifiuta giustamente di rinunciare al suo zainetto, la scuola sembra gestita da perfetti incapaci, e i genitori, tutto sommato bravi e intelligenti (seppur, non solo per via di Luis, piuttosto stressati), non riescono a ideare una strategia comune per affrontare il problema oggettivamente complesso. Il padre è più incline a far casino, la madre cerca di essere più diplomatica. La bellezza del film sta nella capacità esemplare di gestire i dialoghi, è un film davvero scritto bene, dove lo spettatore (e la spettatrice, l’aggiunta è d’obbligo, anche di questo, della correttezza politica sul piano linguistico si parla, non senza ironia, nel film) è portato a riposizionarsi di continuo, a condividere ora le posizioni dell’uno, ora dell’altra, a detestare ora l’uno, ora l’altra. E quando in un film succede questo, vuol dire, almeno a mio avviso, che il film è riuscito, così ha da essere un film, molto basato sul parlato, e così – da sempre – ha da essere il teatro, dal quale, come detto, Chiarla proviene (e del resto anche il film è tratto da una pièce teatrale del drammaturgo spagnolo Paco Bezerra) . È talmente avvincente il dialogo che si finisce quasi per non accorgersi di quanto tempo, insieme ai protagonisti, trascorriamo nel taxi, una scelta, questa, che – come sempre accade – ha lo scopo di indurre un senso di claustrofobia, che qui, come in molti altri casi di film in taxi (penso all’ultimo visto, quello con Sean Penn intitolato Una notte a New York), è una claustrofobia non solo spaziale ma anche come dire esistenziale, etica.

Perché di una questione etica di enorme portata parla questo piccolo/grande film, ovvero in che misura il soggetto, il cittadino deve accettare le perversioni della realtà, l’ingiustizia, la cattiveria, la meschinità della società e del mondo per essere accettato, per non “saltare agli occhi”, per sentirsi omologato e dove, invece, ha inizio il momento in cui non si può far altro che dire “Adesso, basta!”. Si capisce bene, e a un certo punto, Jens lo dice anche, che adesso è in gioco uno zainetto, ma che in passato e – speriamo di no- anche in futuro ne va della libertà e della – anche questa parola salta fuori in modo esplicito – capacità di opporre resistenza, “Widerstand leisten”, si dice in tedesco (l’edizione con i sottotitoli che ho visto è tradotta alla perfezione, complimenti a chi l’ha fatto!). Insomma da un piccolo episodio si arriva ai massimi sistemi, che non è davvero poco. Massimi sistemi dei quali a un certo punto parla, seppur con una certa verbosità, la nonna Hanna (Franziska Troegner) – e temo che la signora abbia tanta, tanta ragione.
About Luis era stato presentato alla Festa di Roma nel 2024, adesso esce in – come si dice – poche selezionate sale (vedi sotto), speriamo che il tam-tam funzioni e che il film giunga al maggior numero di persone possibile. Vedendolo non può non venire in mente Il ragazzo dai pantaloni rosa di Margherita Ferri, sempre del 2024. Secondo me, tuttavia, questo film è scritto molto meglio, è più bello.
In sala dal 27 novembre 2025.
Qui alcune date: 28/11 Roma h. 21,00 Cinema Don Bosco
30/11 Milano h. 21.00 Cinema Mexico
04/12 Genova h. 21,00 Cinema Sivori
06/12 Bologna h. 18.30 Cinema Orione
About Luis (Es geht um Luis) – Regia e sceneggiatura: Lucia Chiarla, tratto da El pequeño poni di Paco Bezerra; fotografia: Christoph Iwanow; montaggio: Aletta von Vietinghoff; interpreti: Max Riemelt (Jens), Natalia Rudziewicz (Constanze), Franziska Troegner (la madre di Constanze); produzione: Ostlicht Filmproduktion; origine: Germania, 2024; durata: 96 minuti; distribuzione: No.Mad Entertainment.
