-
Voto
Una cosa è fare un film comico, un’altra prendere degli attori comici e porli al servizio del film. La prima è una scommessa che corre sul filo del baratro diretta all’auspicabile successo, la seconda premia la stabilità e mette gli attori in secondo piano, addomesticando ciò che è loro peculiare: l’eccesso, per esempio, quello che funziona su schermi più piccoli. Il regista di Belli Ciao è Gennaro Nunziante e a lui si richiede la capacità di tenere a freno la (irrispettosa) verve comica di Pio e Amedeo per sostenere un’ora abbondante di film nonché una trama tutt’altro che originale ma efficace nel suo scopo: far ridere.

In un paesino nel sud d’Italia è stata aperta una “comunità di recupero per meridionali che hanno vissuto a Milano”, a guidare nella riabilitazione gli ‘alcolisti anonimi’ di turno sono Pio (Pio D’Antini) e Amedeo (Amedeo Grieco). Durante una seduta di circle time, i due si ritrovano a raccontare la storia della loro amicizia. Migliori amici fin dalla nascita, diversi dagli altri bambini perché proiettati fin da subito verso la vita adulta – il primo a comprare Il Sole 24 Ore al posto delle figurine, il secondo a prescrivere farmaci come futuro dottore -, si dividono al termine della maturità: Pio parte direzione Milano per frequentare l’Università Sboroni (sic.), Amedeo decide di rimanere nel paesino. Alla base della differente scelta c’è la diversità di vedute, chi crede che il mezzogiorno possa essere culla dei sogni, chi ritiene che solo il Nord possa sostenerli.
Vent’anni dopo sembra che la ragione sia stata dalla parte di Pio. Questi è diventato un manager di alta finanza, vive la ‘Milano da bere’ vista Bosco Verticale, è fidanzato con un’influencer e con tanto di Lamborghini fa ritorno al paesino in qualità di agente finanziario. Là ritroverà lo stesso Sud che aveva lasciato e purtroppo lo stesso Amedeo, lontano dall’essere medico. Freddo il ritrovo tra i due migliori amici, Pio è però l’ultima speranza per finanziare la ripresa del paese e Amedeo dovrà spingersi fino alla città meneghina per avere uno sconto sugli interessi. Ci riuscirà? E soprattutto, Milano è tutto oro che luccica?
Gennaro Nunziante non è certo nuovo a pellicole nelle quali gestire la spinta comica del comico di turno è il punto fondamentale per poi poterla utilizzare a proprio vantaggio. Regista e sceneggiatore per Checco Zalone (Cado dalle nubi, Che bella giornata, Sole a Catinelle, Quo vado?), poi per Fabio Rovazzi con Il vegetale(2018), sperimenta su Pio e Amedeo il medesimo processo non riuscendo a ottenere la stessa freschezza nel prodotto finale. Quello che ne nasce è infatti un film che conosce la grammatica del racconto, come quella della risata, ma l’edulcorazione attuata priva il duo comico di quel politicamente scorretto che ne è stato finora il tratto caratteristico (e di successo).
In più occasioni, insomma, si ha l’impressione che al film di Pio e Amedeo manchi tanto Pio e Amedeo, che la traslazione dal piccolo al grande schermo abbia portato con sé un indebolimento che non solo ha tagliato le battute («Gennaro ci fermava ogni volta che volevamo aggiungere qualcosa di più, fare le battute») ma pure la scorrettezza che da sempre li caratterizza. Rimane certo divertente l’estremizzazione della vita milanese nata dal punto di vista esterno del meridionale («Top e Adoro ad libitum» e «A Milano funziona il proibito»), come una rivalutazione (rilancio) del Meridione a luogo intatto dalla febbre capitalistica, terra in cui si può sperare, diversamente («Anche qui si può sognare»).
Belli Ciao è quindi un film solido che non dimentica la risata per strada, ne fanno però le spese proprio i protagonisti che virano verso una «scorrettezza leggera» e uno «spiazzare in reazione» che potrebbe non convincere lo spettatore più fedele del duo, come quello occasionale che non trova nulla di nuovo, se non un Cado dalle nubi aggiornato al giorno d’oggi. Certo Milano scopre ancor più il fianco alla presa in giro e il Sud diventa sempre più terra del passato buono, ma questo può essere (di nuovo) abbastanza? Al pubblico (500 copie distribuite) l’ardua sentenza.
Dal 1° gennaio al cinema
Belli ciao – regia: Gennaro Nunziante; sceneggiatura: Gennaro Nunziante, Pio D’Antini, Amedeo Grieco; fotografia: Agostino Castiglioni; montaggio: Pietro Morana, Michele Brogi, Gennaro Nunziante; scenografia: Luca Gobbi; costumi: Eva Coen; musica: Pivio, Carmen Giardina; interpreti: Pio D’Antini, Amedeo Grieco, Lorena Cacciatore, Rosa Diletta Rossi, Nicasio Catanese, Giorgio Colangeli; produzione: FremantleMedia Italia, Vision Distribution; origine: Italia, 2022; durata: 87’; distributori: Vision Distribution
