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Voto
Parigi è, in un certo senso, la capitale del nostro mondo: grigia, polverosa, cinica per scelta e per necessità. Il cielo è sempre avvolto da una caligine biancastra, imbrattata e opprimente, forse frutto di tutte le speranze che l’Europa e la sua coscienza perennemente sporca si lasciarono alle spalle secoli or sono. A sfrecciare fra i Boulevard, troppo ampi per il passante e troppo angusti per la folla, è un inconsueto cavaliere armato di scooter e chiodo. Lui ancora non lo sa, ma il suo moto-destriero lo porterà lontano: per la precisione, a casa da suo figlio.
Inizia così La Crociata, sorta di grottesca novella cinematografica che il regista Louis Garrel (qui nei panni del misterioso e paterno easy rider) ha mette in scena per il Festival di Cannes 2021 e che ora esce in sala.
Il frontespizio strizza l’occhio al sacro reame della fiaba e dell’avventura, ma l’impresa eroica qui narrata non intende scendere a patti con le nostre aspettative: la pellicola balza da un genere all’altro, ritagliandosi lo spazio necessario per allestire un enorme cantiere in cui il romanzo di formazione per ragazzi possa incontrare il dramma da camera per adulti semiricchi, medioborghesi e medio-annoiati. Questi ultimi due aggettivi in particolare vestono il nostro motociclista come una guaina: di Abel non sappiamo molto, soltanto che è il padre ordinario di una famiglia ordinaria, residente all’interno di un ordinario appartamento nel cuore di un’ordinaria metropoli occidentale. Forse, o forse no.
La sua controparte femminile è incarnata dalla giovane moglie Marianne (una divertita Laetitia Casta), madre devota, migliore amica e amante dall’indole – come di tradizione – solo apparentemente docile. Ma la chiave del mistero è rappresentata dal piccolo Joseph (Joseph Engel), teenager dall’età indefinita come, del resto, i suoi simili: egli entra in sordina, scavalcando le quinte per accasciarsi con aria distratta nel bel mezzo del palcoscenico. L’ordinaria triade è pronta per le domande di rito: Com’è andata a scuola? Dove sei stato? Hai fatto i compiti? Dov’è il tuo monopattino? Fra le risposte di rito, la frase “l’ho venduto” non sembra essere contemplata. I genitori si guardano di sottecchi, qualcosa non va, loro lo capiscono subito, hanno una specie di radar in grado di captare tutto ciò che non rientra nei canoni di una normalità (o, se vogliamo, di una mediocrità) prestabilita e prefabbricata. E all’improvviso il silente quadro di genere si trasforma in leggenda.
La prima mezz’ora è un susseguirsi di assurdità – almeno, per noi parigini d’adozione ormai rassegnati alla logica del progresso e del regresso: Joseph ha venduto il suo monopattino. E un quadro. E alcuni preziosi abiti vintage di Marianne. E la collezione di orologi di Abel. E qualche bottiglia di pregiato Porto. E una collana di perle. E delle scarpe. E metà della biblioteca storica ereditata dal nonno. E altri orpelli che in ogni caso non servono più a nessuno, se non a sovranutrire la polverosa e fantasmagorica Capitale in cui la nostra mente si rifugia quando le cose non vanno come dovrebbero. Lo scopo: pagarsi un viaggio. In Africa. Con i propri amici, anzi, diciamo circa 850 adolescenti. Provenienti dai quattro angoli del pianeta. Fondatori ufficiali di un’associazione per salvare la terra dalla crisi ambientale. Come? Beh, ovviamente contattando il Ministero degli Esteri. E coordinando un progetto per modificare l’ecosistema subsahariano. Ad esempio, pompando il mare all’interno del continente – dobbiamo continuare o avete afferrato la logica?
Insomma, un’alternativa all’opprimente caligine europea esiste, e no, non ci stiamo raccontando favole. Il viaggio si farà davvero perché il pianeta blu è davvero in pericolo. Non ci credete? Fidatevi: passati i primi trenta minuti comincerete a percepire una leggera (e, in un certo senso, piacevole) inquietudine, una sorta di trepidante smarrimento che riporta lo spettatore fra le pagine di Huckleberry Finn o Il Signore delle Mosche: è la sensazione di sorpresa e di vago raccapriccio che si prova quando il libro per ragazzi comincia ad esondare dalla pagina, riversandosi nel confortante microcosmo a cui siamo abituati e finendo per illuminare crepe che avremmo preferito lasciare nell’ombra. Forse Garrel è un estimatore di Mark Twain, o forse Mark Twain aveva ragione.
Joseph è in effetti parte di un disegno più grande e più ambizioso di quanto non possa sembrare all’occhio cinico del cosiddetto adulto, ormai assuefattosi alla coscienza perennemente sporca che il suo universo si lasciò alle spalle secoli or sono. Come in ogni impresa picaresca che si rispetti, anche qui la società è divisa in compartimenti stagni: ci sono i grandi che non capiscono mai niente e i piccoli che invece capiscono tutto. Ci sono gli approfittatori, gli uomini d’affari senza scrupoli, i poliziotti ciechi, gli emarginati, gli empatici di natura e di professione. Ci sono gli adolescenti dalle idee pericolose, i terroristi in erba e, last but not least, ci sono i genitori increduli che ritornano bambini. E che magari un giorno, quando saranno bambini, partiranno per l’Africa, con il folle sogno di fare del vecchio deserto un giovane oceano.
In sala dal 5 gennaio 2022
Cast & Credits
La Crociata (La Croisade) – Regia: Louis Garrel; sceneggiatura: Louis Garrel, Jean-Claude Carrière; fotografia: Julien Poupard; montaggio: Joelle Hache; interpreti: Louis Garrel (Abel), Laetitia Casta (Marianne), Joseph Engel (Joseph), Ilinka Lony (Clotilde), Julia Boème (Lucie), Lionel Dray (Jérôme Lhomond), Clémence Jeanguillaume (Audrey Lhomond); produzione: Why Not Productions; origine: Francia 2021; durata: 67’; distribuzione: Movies Inspired.
