A letto con Sartre di Samuel Benchetrit

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Una inquadratura di orizzonte: il cielo, il mare, un ferro piantato tra la roccia, un qualcosa di blu che sventola al sole. I titoli di testa scorrono sull’immagine fissa enfatizzata da musica trascinante. In una stanza anonima comuni esseri mortali declamano poesie scritte da loro: enfatiche, emotive, scopiazzate dai grandi classici. Si alza per ultimo Jeff De Claerke (interpretato da François Damiens): i suoi versi sono elementari, semplicissimi, brevi, d’amore. Uno solo tra gli astanti dimostra palesemente di non gradire scuotendo la testa con riprovazione e fissando l’autore negli occhi. Invece l’insegnante del modesto corso di provincia lo loda, parlando addirittura di verso alessandrino, composto da dodici sillabe. Alla fine della lezione, fuori dal teatro, Jeff picchia a sangue il suo detrattore, senza che nessuno dica nulla. Con questo abbrivio, parte A letto con Sartre, presentato al festival di Cannes 2021, dal titolo originale Cette musique ne joue pour personne, ovverosia Questa musica non viene suonata per nessuno.

Paradosso dopo paradosso, Jacky (Gustave Kervern), un omone barbuto dall’aria spaesata, si reca in una villetta di periferia di una cittadina sul mare nel nord della Francia, armato di ascia per riscuotere un debito di novemila euro circa: è uno degli scagnozzi di Jeff, piccolo boss della malavita locale. Lo accoglie una splendida donna che, dalla finestra prima di entrare, vede parlare da sola a una poltrona vuota e a un castoro impagliato: è Suzanne (Vanessa Paradis), sempre con turbante in testa per somigliare il più possibile a Simone De Beauvoir. Nella vita la donna fa la parrucchiera e balbetta, durante le performance teatrali si trasforma in attrice, va spedita con le battute ed è bravissima.
Il film segue le vicende di personaggi male in arnese, sconclusionati, con qualche rotella che non va: commercianti mezzo delinquenti, smercianti materiali in arrivo al porto, componenti di famiglie allargate disfunzionali (Neptune, di origini medio orientali, è stato salvato da una imbarcazione di fortuna da piccolo ed è quasi un fratello per Jeff, più una sorta di guardia del corpo), una dolce commessa di supermercato che non gradisce un corteggiamento tramite carteggio.
Tra i personaggi si comunica con le minacce ma anche con piccole poesie scritte a penna su foglietti di quaderno; ci si guarda negli occhi pronunciando frasi assurde da testi teatrali arditi messi in scena in versioni musicali poco sensate; si salta in aria con finte mine della guerra mondiale; si mangia junk food sentendosi grassi guardando sullo schermo della televisione programmi trash di giovani chiusi su un’isola esotica a flirtare.
Il più innocente non mette mano alla pistola, ma tutti sono liberi di sbagliare, di innamorarsi della persona meno adatta, di soffocare con una busta di plastica adolescenti che non vogliono recarsi a una festa, di pagare mille euro e ritrovarsi a fare gratis i babysitter a una dodicenne verbalmente aggressiva.

Valeria Bruni Tedeschi

È una commedia nera che mette in luce la semplicità dei desideri umani: essere guardati, ammirati, amati. È un film dai più livelli di lettura: uno più superficiale e leggero in cui si evidenzia la comicità tragica di uno stile di vita al di là delle regole, uno più profondo e colto con citazioni intellettuali e sempre la coscienza che la cultura (l’arte in tutte le sue molteplici declinazioni) – bistrattata, banalizzata, musicalizzata, scopiazzata, confusa – eleva gli animi e i cuori più di ogni altra cosa: il potere del teatro e della parola in poesia come strumenti terapeutici di miglioramento della vita.
Sartre e De Beauvoir che danzano e cantano “donna non si nasce, si diventa, è un cammino, è un destino”, aprono alte le pagine di un cinema desideroso di bruciare le basi teoriche e di ricostruire, su ceneri e braci, un senso del cinema comico di qualità più alta. Tra sur-realtà e nonsense, grazia e esistenzialismo, splatter e citazionismo tarantiniano, non privo di momenti commoventi (mirabile e conciso il monologo della Bruni Tedeschi in stato di grazia, che in una sola scena dona l’intero senso al suo personaggio collaterale), il film comincia e finisce allo stesso modo: un cerchio che si chiude sulla vastità del mare aperto nella libertà d’interpretazione di significato, per ciascuno personale e privata.

In sala dal 26 gennaio


A letto con Sartre (Cette musique ne joue pour personne) – Regia: Samuel Benchetrit; sceneggiatura: Samuel Benchetrit, Gábor Rassov; fotografia: David Quessmand, Pierre Aïm; montaggio: Clémence Diard; interpreti: François Damiens, Vanessa Paradis, Gustave Kervern, Bouli Lanners, Joey Starr, Valeria Bruni Tedeschi, Constance Rousseau, Jules Benchetrit, Vincent Macaigne, Ramzy Bedia, Bruno Podalydès; produzione: Jean-Yves Roubin, Julien Madon, Philippe Logie, Joseph Rouschop; origine: Francia, 2021; durata: 107’; distribuzione: I Wonder Pictures.

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