Anywhere, Anytime è l’opera prima (lungometraggio di finzione) del regista iraniano Milad Tangshir, che dal 2011 vive stabilmente in Italia, dove, oltre che occuparsi di cinema e di musica (chi scrive ritiene di pensare che anche l’accompagnamento musicale del film sia opera sua), ha studiato Film Studies a “Palazzo Nuovo”, come chiamano i torinesi la sede, ormai storica, degli studi umanistici dell’Università di Torino. Al di là d’essere il titolo dell’opera, l’espressione anglosassone “anywhere, anytime”, ormai d’uso corrente in ogni lingua del mondo (“ovunque, sempre”), nel film è il nome di un network che organizza consegne di cibi a domicilio per mezzo di bikerider.
Infatti, rende bene l’intento e l’idea commerciale che c’è dietro: in ogni dove il cliente si trovi e in qualsiasi momento può essere raggiunto dai ciclisti-corrieri che sfrecciano in lungo e in largo per la città. La storia narrata è ambientata a Torino, in particolare tra le zone di “Porta Palazzo” (spazio urbano dedicato, da diversi anni oramai, al più grande mercato etnico nelle immediate vicinanze del centro della città) e quelle del quartiere denominato “Barriera di Milano”. Precisare i confini non è di poco conto, perché essi delimitano non solo i fatti narrati, ma soprattutto l’agire, meglio il muoversi dei personaggi-corpi di questo film. In particolare, del protagonista, Issa (Ibrahima Sambou), che nelle condizioni di “sans-papiers” in cui si trova a Torino (lui originario del Senegal), sopravvive come immigrato irregolare. E così, come spesso accade per questi individui che Alessandro Dal Lago (in un saggio che ha fatto scuola) definì come “non-persone”, di colpo si ritrova senza più lavoro (sbarcava il lunario, si fa per dire, scaricando casse d’ortofrutta al mercato).
Questo è l’incipit del film, e da qui ha inizio quella che si potrebbe definire l’odissea di Issa. Vaga per le vie di Torino, “ovunque e sempre”, non sapendo bene cosa fare e come risolvere il problema, mantenendo comunque la dignità che viene plasticamente raffigurata dalla sua figura e dalla sua andatura. Si ricorda di Mario (Moussa Dicko Diango), un vero amico di peripezie (anche lui giunto in Italia dall’Africa), ma che diversamente da lui è impiegato regolarmente come cuoco nella cucina di un ristorante. Nel deserto di relazioni umane che lo circonda e senza riferimenti d’ogni tipo, Mario lo rassicura, lo porta a casa sua e gli consiglia di mettersi in proprio e lavorare come rider. C’è però da trovare una bike, e Issa non abbastanza soldi per acquistarla. Mario glieli anticipa come pure gli presta il suo smartphone con cui Issa potrà utilizzare l’applicazione “Anywhere, anytime”. A cospetto di un ambiente fatto di simili che nemmeno si accorgono di lui, Issa può contare solo su Mario. E così inizia questa nuova “avventura” da rider. Ma dura l’attimo di un giorno perché, poco dopo aver fatto le prime consegne, gli rubano la bici. E dunque Issa ricade nuovamente nel baratro e torna al punto di partenza. Aveva fatto a tempo a fare un giro in bici con Awa (Success Edemakhiota), una ragazza (sempre immigrata) conosciuta nelle strutture d’accoglienza che permettono di dormire ai senza-tetto. Era stato bene Issa con lei quella sera: avevano girato Torino in bici e si erano un po’ raccontati seduti in un parco, come fanno i giovani di tutto il mondo. Uniche scene quelle di semplice normalità per Issa. In cui sognare, immaginare una vita nuova, ridere e sentirsi vivo, nel tempo presente, insieme ad Awa.
Ma tutto questo per lui è durato l’istante di una volata. Si mette alla ricerca della bici rubata, ma rischia di rimetterci pure la pelle. E così, in un momento di assoluto sconforto (non aveva avuto il coraggio di tornare da Mario per dirgli dell’accaduto, anche se in verità ci aveva provato), ruba a sua volta una bici a un altro rider. Ma le cose si mettono purtroppo molto male. Perché il derubato, nel ricorrerlo, viene investito nel traffico da un automobilista e Issa, che intanto provava a lasciarsi alle spalle l’accaduto pedalando più forte che poteva, perdeva nell’impeto il cellulare (di Mario). Vagando, ancora di più questa volta, per la città, dato il rimorso d’essere responsabile d’una tragedia, Issa abbandona la bici rubata e fa per andare a casa di Mario. E lì trova la polizia mentre porta via Mario, molto probabilmente perché risalente all’intestatario del telefonino. Ovviamente non diremo come termina il film.
Resta di fatto che la redenzione non è per tutti. Anywhere, Anytime ci è piaciuto molto lì dove opta per il silenzio. Issa corre (come Vesna va veloce ?), “ovunque e sempre”, non si ferma mai e più volte si stanca, è sfinito, si deve fermare. E così noi spettatori lo osserviamo mentre riprende fiato. Ma chissà cosa ha nella mente mentre è seduto sul marciapiede, si appoggia a un muro o siede su una panchina. I pensieri chissà dove lo portano, come lo supportano se lo riescono a fare. Ma forse non c’è nemmeno il tempo di pensare, “ed è subito sera”. Non c’è altro su cui temporeggiare. C’è da ripartire verso nuove incognite. No way.
In conclusione, da segnalare che è stato l’unico film italiano in concorso alla 39° “Settimana internazionale della critica”, evento parallelo al Festival di Venezia 2024. Ancora una nota prima di lasciarci: la sceneggiatura è firmata oltre che dal regista e Daniele Gaglianone, anche da Andrea Giaime Alonge, che insegna Storia del Cinema proprio al DAMS dell’Università di Torino.
Nella “Settimana della critica” alla Mostra di Venezia 2024 (Premio Luciano Sovena come Miglior Produzione Indipendente)
In sala dall’ 11 settembre 2024
Anywhere, Anytime; Regia: Milad Tangshir; Aiuto regista: Lorenzo De Nicola; Sceneggiatura: Andrea Giaime Alonge, Daniele Gaglianone, Milad Tangshir; Fotografia: Giuseppe Maio; Montaggio: Enrico Giovannone; Scenografia: Leonie Heys Cerchio; Musica: non accreditata; Costumi: Silvia Nebiolo; Suono in presa diretta: Roberto Gambotto Remorino; Montaggio del suono: Alessandro Feletti; Mixage: Cristiano Ciccone; Acconciature: Giorgia Martinetti; Trucco: Serena Gioia; Interpreti: Ibrahima Sambou (Issa), Moussa Dicko Diango (Mario), Success Edemakhiota (Awa); Produttori: Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, Carla Altieri e Roberto De Paolis; Produzione: Vivo film e Young Films con Rai Cinema, e con il sostegno del MIC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, con il contributo del PR FESR Piemonte 2021-2027-Bando “Piemonte Film Tv Fund” e con il sostegno di Film Commission Torino-Piemonte; Origine: Italia, 2024; Durata: 82 minuti; Distribuzione: Fandango.
Domenico Spinosa