Piazza Grande
Delta di Michele Vannucci (Italia, 105’), valutazione: ***(*)
Presentato in anteprima mondiale, Delta ci fa comprendere come le nostre azioni scellerate possano influenzare l’ambiente in cui viviamo, creando dei veri e propri disastri. Secondo il direttore Festival, Giona A. Nazzaro, si tratta di un incrocio tra il western e i grandi film di Giuseppe De Santis che porta sul grande schermo la xenofobia, la violenza e i problemi del momento storico in cui stiamo vivendo.
Michele Vannucci ha dichiarato nella presentazione che, abitando da anni a Bologna, sentiva racconti sui “pirati del Po”, e ha deciso di partire per un viaggio lungo il fiume raccogliendo testimonianze ed esplorando luoghi e paesaggi abbondonati.
Delta ci narra la realtà di due mondi, quello dei pescatori e quello dei bracconieri ittici, che si scontrano tra loro violentemente, rappresentando molto bene la rabbia che si vive oggi in Italia. Alessandro Borghi interpreta il bracconiere, e ha affermato come sia sempre un regalo per un attore lavorare in opere dove si portano al cinema i problemi d’attualità, perché sono uno strumento bellissimo per parlare al pubblico. Luigi Lo Cascio, il coprotagonista che interpreta la guardia ittica, ha aggiunto di aver affrontato un personaggio per lui difficile, perché essendo siciliano si è dovuto immergere in una realtà che non conosceva affatto. Vannucci non gli ha proposto un film, bensì un viaggio: un’esperienza lungo le sponde del Po per esplorare le dinamiche e le situazioni in cui lì si vive.
Nell’augurare buona visione al pubblico della Piazza, Michele Vannucci ha concluso affermando: “È stato bello credere in questo progetto mettendo ‘in acqua’ tutte le energie, restituendo un luogo inesplorato e le storie di persone che non vengono ascoltate.”
Concorso Internazionale
– Stella est amoureuse di Sylvie Verheyde (Francia, 110’) valutazione: ***
Per la sceneggiatrice e regista parigina, un film appassionante e piacevole, che prende vita dai tre luoghi frequentati dall’autrice durante la sua adolescenza: il Café di sua madre, il liceo, e la discoteca Les Bains Douches.
Si tratta del sequel del precedente Stella (2008) nel quale la storia si svolgeva nel 1977. Con questo nuovo lungometraggio, ritroviamo invece la ragazza, interpretata da Flavie Delangl, nel 1984, all’ultimo anno di liceo, quando si sente un’emarginata e senza la sicurezza di riuscire a passare l’esame di maturità. Infatti, lei ha voglia di ballare invece che di studiare, ed è proprio in discoteca che incontra André, un ballerino di cui si innamora.
Il film è un tuffo nel passato di Parigi, quando era una città di grande prosperità economica, feste e ottimismo, e con un grande ritmo ci aiuta a seguire la crescita interiore di Stella. Infatti, da ragazza timida e inavvicinabile dai desideri inespressi, inizierà a cercare di superare i traumi del passato e a scoprire come condividere i suoi sentimenti.
– Human Flowers of Flesh di Helena Wittmann (Germania/Francia, 116’), valutazione: **
Al suo secondo film, la regista tedesca ci porta in un viaggio misterico, più in barca a remi che in barca a vela, con la protagonista Ida (Angeliki Papoulia) insieme a sei legionari, in un film fatto quasi solo di immagini. I dialoghi, infatti, sono praticamente inesistenti.
La storia racconta di questi legionari, provenienenti da paesi diversi, e di una donna, che li guida con il suo Atlante verso l’Algeria. Non sappiamo nulla della protagonista, lei non parla quasi mai, ma è come se fosse l’alter Ego della regista a mostrare la sua visone sul mondo in cui viviamo. Infatti, Wittmann ci racconta, che ha scelto di fare un film sulla “Legione straniera francese” perché trova che ci sia qualcosa di “opaco” e interessante in tale argomento: il colonialismo è finito, allora perché ci sono ancora, ovunque, dei legionari?
Cineasti del presente
Arnon pen nakrian tuayang (Arnold Is a Model Student) di Sorayos Prapapan (Thailandia/Singapore/Francia/ Paesi Bassi/Filippine, 83’), valutazione: ***(*)
Nel suo primo lungometraggio Sorayos Prapapan si è ispirato al “Manuale di sopravvivenza studentesca”, pubblicato dal movimento “Bad Student” nel 2020, per contestare il sistema educativo della propria nazione. Il regista ne fa una commedia in cui esprime il suo pensiero sulla politica e sul sistema autoritario della Thailandia, scegliendo di mostrare tutti i suoi problemi in un liceo.
Si racconta di Arnold, studente all’ultimo anno di liceo con nessuna ambizione universitaria per il futuro, nonostante sia medaglia d’oro alle olimpiadi matematiche. A scuola vediamo la corruzione del preside, che accetta “bustarelle” per ammettere gli studenti, e degli insegnanti, che ottengono soldi per far passare gli esami agli studente più danarosi. Sono evidenti i divari socioeconomici tra i ragazzi, e i lavori non propriamente “legali”, che alcuni di loro svolgono. Ma la questione più approfondita dal film è la dittatura, che inizia già a scuola. Invece di essere un luogo dove apprendere, diventa il posto dove i ragazzi subiscono la legge dei professori senza poter ribattere minimamente. Arnold, è uno studente modello, che risponde sempre a tono con le sue convinzioni. Ma è all’ultimo anno di scuola e “in manica” al preside, perciò dovrà decidere se unirsi alle proteste studentesche o se restare nell’omertà per ottenere favori accademici.
Semaine de la critique
Návštěvníci (The Visitors) di Veronika Lišková (Repubblica Ceca/Norvegia/Slovacchia, 85’) valutazione: ***(*)
Documentario dedicato a tutti quelli, che hanno dovuto lasciare prima del dovuto le Isole Svalbard, territorio norvegese costituito da un arcipelago nel mare Glaciale Artico. Infatti, per vivere a Longyearbyen, centro amministrativo delle isole, basta avere un lavoro e un alloggio (non è richiesto nessun visto), il che sembrerebbe costituire il luogo ideale per un nuovo inizio.
La protagonista Zdenka è un’antropologa di Praga, che arriva sulle isole, con il marito e tre bambini piccoli, per fare una ricerca su come la globalizzazione, il cambiamento climatico, la politica influenzino questa comunità molto variegata: quasi 3000 abitanti provenienti da 40 nazioni diverse. Tramite le interviste agli abitanti del luogo, norvegesi e non, si scopre chi sogna di rimanere a lungo e chi , invece, ha paura di essere cacciato. Infatti, la politica dell’occupazione e dell’alloggio è molto severa: dopo un anno senza lavoro si è costretti a tornare nel proprio paese di origine, anche se lì ci fosse una guerra in corso (il caso di una famiglia etiope). Una giornalista del luogo, le racconta come il cambiamento climatico abbia già causato diversi morti, a causa di valanghe che hanno sepolto diverse case del luogo, uccidendo dei suoi cari amici.
Un documentario coinvolgente ed emozionante, che non solo mostra le terre più a nord abitate nel nostro pianeta, ma anche i problemi sociali, ambientali e politici, che vivono gli abitanti del luogo.
In Copertina la presentazione del cast di “Delta”. Foto di Stéphanie-Linda Maserin