Festival di Venezia (28 agosto – 7 settembre 2024): Babygirl di Halina Reijn (Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile)

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Avete presente, più o meno, 9 settimane e mezzo, il celebre film diretto da Adrian Lyne ed interpretato da Mickey Rourke e Kim Basinger che nel 1986 fece grande scandalo? Con Babygirl dovremmo o meglio vorremmo essere da quelle parti ma purtroppo non è così, anche perché i tempi sono camniati. L’opera hot del Concorso della Mostra 2024 ha fatto parlare molto per i fremiti erotici della brava Nicole Kidman ma passato il piccolo e momentaneo scandalo della presenza veneziana si mostrerà per quello che in effetti è: un film piccolo, piccolo, al di là di temi, certo importanti, che però abbiamo visti rappresentare al cinema centinaia se non migliaia di volte.

Il plot di base è svelabile in non molte righe: la protagonista è Romy (Nicole Kidman), una valente amministratrice delegata di una grande azienda di robotica nel campo delle spedizioni & distribuzione, la donna è sempre molto bella e sicura di sé, è sposata con un compagno amorevole, Jacob (Antonio Banderas), regista teatrale di successo da cui ha avuto due figlie, ma comincia ad avvertire il peso e le insidie dell’età, a sentirsi una Milf. Inoltre, ha anche un segreto svelatoci dalla regista olandese Halina Reijn già a partire dalla sequenza iniziale: vediamo Romy fare l’amore calorosamente con il marito ma immediatamente dopo scopriamo che ha simulato l’orgasmo che con l’uomo non ha mai avuto da sempre.

In tale condizione di fragilità comincia a perdere la testa per un assistente stagista appena arrivato a lavorare nella ditta, il giovane, prestante e seducente Samuel (Harris Dickinson). Trai due comincia a svilupparsi una relazione altamente pericolosa: il ragazzo sfida da subito la posizione di dominio del capo, vuole che lei diventi il suo mentore ufficiale e sembra che sappia di lei più di quanto lei voglia rivelare al mondo. Dopo qualche ripetuta schermaglia di prammatica, la donna finisce a letto con l’affascinante ragazzo cosa che non si arresta, come dire, ad una botta sola. Il loro diventa un rapporto segreto, appassionato dove Samuel si diverte a controllare la sua CEO e le ricorda che potrebbe distruggere la vita privata e professionale della donna con un solo colpo di telefono. Il tutto poi viene complicato dalla presenza dell’assistente di Romy, Esme (Sophie Wilde) che si pone, in modo ambiguo e personale, nella vicenda.

Insomma, ci siamo capiti senza entrare troppo nei vari detour e nei piccoli colpi di scena di cui il plot si arricchisce: il tema, anzi i temi affrontati non sono certo nuovi ma altrettanto certamente, sempre interessanti. Ci sarebbe piaciuto però che i modi della trattazione dell’argomento non fossero solo così – a larghi tratti – da film medio americano tradizionale o peggio da opera standard per le piattaforme.

Quanto ci sembra veramente mancare a Babygirl è una maggiore originalità stilistica nel raccontare argomenti come il problema dell’invecchiamento e della grande vulnerabilità dell’essere umano, in questo caso di una donna di successo che conoscendo il suo lato oscuro finalmente lo metto in gioco in maniera prorompente e rischiosa.  Alla sua terza regia, Halina Reijn si dimostra, dunque, capace di governare l’ottima qualità attoriale del cast – a partire dall’eccellente prova di Nicole Kidman – ma, poi, poco di più. E quel poco di più avrebbe potuto fare la differenza in un film audace qua e là ma nel complesso abbastanza banale.


Babygirl –  Regia e sceneggiatura: Halina Reijn; fotografia: Jasper Wolf; montaggio: Matthew Hannam; musica: Cristobal Tapia de Veer; scenografia: Stephen H. Carter;  interpreti: Nicole Kidman, Harris Dickinson, Antonio Banderas, Sophie Wilde, Esther McGregor, Vaughan Reilly, Victor Slezak, Anoop Desai, Bartley Booz, Maxwell Whittington-Cooper, Leslie Silva, Dolly Wells; ; produzione: Halina Reijn, David Hinojosa per 2AM, A24, Man Up Film; origine: Usa/Olanda, 2024; durata: 114 minuti; distribuzione: Eagle Pictures.

 

     

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