La nuova serie firmata da Alfonso Cuarón appresenta un vero e proprio manuale di scrittura, su come si possa manipolare il significante, nascondendolo sapientemente attraverso il significato più abbagliante, non solo attraverso concetti linguistici ma anche grazie all’uso strategico delle immagini.
Il testo originale porta una firma autorevole quella di Renée Knight, che ci mostra come la meccanica della narrazione possa strumentalmente ostacolare la verità.
La forma trionfa sulla funzione dello script di Disclaimer, costellata di star, (Cate Blanchett, Lasley Manville, Kevin Kline, Sasha Baron Cohen) un gioco di prestigio narrativo un po’ troppo ovvio, in cui la meccanica della narrazione è accattivante e a volte un po’ prevedibile.
La storia si incentra tutta sull’arrivo a casa di un libro The Perfect Stranger, che giunto nelle mani della protagonista, diventa materiale incandescente.
Blanchett interpreta Catherine Ravenscroft, un’acclamata documentarista sposata con un uomo dell’upper class londinese, Robert (Sacha Baron Cohen), con un figlio disagiato Nicholas (Kodi Smit-McPhee) e un cognome evocativo del noir di cui sicuramente è intrisa la storia.
La prima parte si concentra sulla lettura del libro, che inizialmente affascina Catherine, mentre alla fine ne è letteralmente terrorizzata, tanto da cercare di bruciarlo in un lavandino.
Dichiara apertamente al marito che si è riconosciuta e che molto probabilmente è stata una pessima mamma, fin qui sembra solo una semplice associazione di idee, ma tutto si trasforma quasi subito in una vera e propria persecuzione.
È una vecchia e torbida storia quella del libro, tratta dalla vita passata di Cate, che l’aveva sapientemente nascosta finché il suo antagonista non decide di mettere in atto un piano machiavellico per vendicarsi.
Stephen Brigstocke (Kline) è un insegnante in pensione che dopo anni di elucubrazioni è convinto di poter incolpare Catherine per la morte del figlio Jonathan (Louis Partridge) e indirettamente per la morte della moglie Nancy (Lesley Manville, presente anche nel film di Luca Guadagnino Queer).
Da questo momento in poi il plot si arricchisce di particolari e sfumature, andando a delineare dei profili molto narcisistici di tutti i protagonisti, tanto da non poter capire bene la verità da che parte sia, seppur è palese che venga offuscata.
La strategia funziona perfettamente perché il pubblico si pone molti interrogativi sui perché delle scene e azioni, inizialmente prendendo senza troppi sensi di colpa le parti del povero docente.
La voce narrante però ci riconduce alla dissimulazione ben orchestrata: “Attenzione alla narrazione e alla forma. Il loro potere può avvicinarci alla verità, ma possono anche essere un’arma con un grande potere di manipolazione”.
Disclaimer ha la portata visiva di un film, con dei livelli qualitativi al di’ sopra di molte serie, anche le più note: questo elemento contribuisce a creare un clima di elevata fascinazione.
Potremmo paragonare questo lavoro diretto da Cuarón ad una magia, in cui i “tricks” sono tanto perfetti da convincerci che rappresentino la realtà. Manca però una coerenza delle azioni: Perché la protagonista non parla apertamente con il marito? Perché tutto viene taciuto fino alla fine? I punti di vista dei personaggi sono sempre presenti e con le loro voci a commentare le azioni rafforzano ancora di più la molteplicità delle ipotesi.
Inoltre Cuarón riesce sempre a creare delle inquadrature che pongono al centro elementi o avvenimenti collaterali, distraendo lo spettatore rispetto alla verità.
Ad aggiungere sfumature, anche quando la storia si indebolisce è il cast. Cate Blanchett è all’inizio glaciale e poi fragile quando la vita di Catherine inizia a sgretolarsi, fornendo un distacco che gioca su diverse interpretazioni e giudizi del suo personaggio. Cohen rappresenta perfettamente l’uomo debole e privo di personalità, insicuro, perdente, ma partendo con il piede di colui che adora la moglie, riesce a confondere il pubblico con dovizia.
Smit-McPhee convince nel suo straziante dolore e sentiremo parlare ancora molto di lui.
Un plauso particolare va a Kevin Kline che con il suo personaggio dalle fattezze teatrali corrobora il livello interpretativo della serie.
Nonostante i mezzi adottati la metastoria si trasforma lentamente nella realtà e le scene “rimontate” illusoriamente a dovere riportano tutti alla verità, quella che ci distoglie dall’idea misogina degli autori (Cate appare come un vero e proprio mostro) e ci conduce al contrario verso la violenza maschile e la follia familiare che spesso ne è la culla.
Disclaimer si manifesta in sostanza come l’arte magica dell’immagine di drogare la realtà senza rendere frustrato lo spettatore, anzi sorprendendolo e mostrandogli le tante verità nascoste della vita.
Su Apple TV+ dall’11 ottobre 2024.
Disclaimer – Regia: Alfonso Cuarón; sceneggiatura: Alfonso Cuarón, basato sul romanzo Disclaimer di Renée Knight; fotografia: Emmanuel Lubezki, Bruno Delbonnel; montaggio: Alfonso Cuaron, Adam Gough; musica: Finneas O’ Connor; interpreti: Cate Blanchett, Kevin Kline, Sacha Baron Cohen, Louis Partridge, Lesley Manville, Kodi Smit-McPhee, Hoyeon, Whitney Kehinde, Leila George, Youssef Kerkour, Adam El Hagar, Rosie Hilal, Dorotea Mercur; produzione: Esperanto Filmoj, Dirty Films, Anonymous Cintent ; origine: USA 2024; durata: 1 stagione, 181’ (ep. 1-4) + 148’ (ep. 5-7); distribuzione: Apple TV+