Dopo Natale in Casa Cupiello e il riuscito Sabato, domenica e lunedì, sbarca su Rai 1 l’attesissima Filumena Marturano, diretta da Francesco Amato, con Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo. L‘enorme interesse suscitato dai testi di De Filippo è la dimostrazione della grande eredità trasmessa dall’amatissimo autore e attore teatrale napoletano. Ricordiamo, tra gli altri, solo alcuni tra i progetti più recenti, nati per omaggiare i 120 anni dalla nascita di Eduardo: il pluripremiato Qui rido io (2021, di Mario Martone) focalizzato su Scarpetta e il rispettoso e “più ripulito” I fratelli De Filippo (2021, di Sergio Rubini).
Filumena Marturano, testo scritto da Eduardo nel 1946 e più volte riadattato per il piccolo e grande schermo, come noto ai più, è un dramma ambientato negli anni Trenta e racconta la vicenda di una ex -prostituta che da oltre vent’anni è l’amante di Domenico Soriano, proprietario di alcune pasticcerie napoletane. Lui, nonostante sia un uomo maturo, vive da ‘eterno giovincello’, è innamorato di una giovane donna e poco disposto a cedere sulla propria libertà e allora Filumena, che sopporta in silenzio da sempre e gestisce nel concreto l’attività di Domenico, si finge moribonda per farsi sposare. Mimì, poco dopo, scopre di essere stato ingannato e chiede l’annullamento del matrimonio. È solo allora che Filumena gli rivela che uno dei suoi tre figli, cresciuti in segreto, in verità è di Domenico.
La grandezza di questo testo, come del resto di gran parte dei testi di Eduardo è il suo carattere universale e la modernità del temperamento della protagonista, ancora oggi estremamente attuale e piena di sfaccettature: Filumena è infatti una donna tenace, determinata e piena di una rabbia che diventa combattività ostinata mista a orgoglio e insoddisfazione e che la spinge a lottare in nome di un forte senso di rivalsa. Combattiva sì, ma anche fragile e profondamente delusa. Ed è proprio la combinazione di tante sfumature a renderla un personaggio affascinante, amato e complesso, nonostante la sua semplicità di fondo. Sono tante le interpreti che hanno indossato, ciascuna a suo modo, i panni di questa “eroina moderna”.
Filumena Marturano fu scritto da Eduardo in soli 12 giorni nel 1946 per Titina. Dopo il debutto con la sorella, il ruolo è stato interpretato da diverse attrici, tra le quali la straordinaria Pupella Maggio, la quale, dopo essere entrata nella “Scarpettiana”, compagnia teatrale diretta da Eduardo, nel 1954 sostituì proprio la sorella di Eduardo nel ruolo di Filumena per l’improvvisa scomparsa dell’attrice. Dopo l’interpretazione appassionata di Lina Sastri, affiancata da Luca De Filippo, figlio di Eduardo, anche Regina Bianchi si cimentò nei panni dell’ “ex malafemmina” in una versione televisiva dei primi anni Sessanta. Nel 1964 fu Vittorio De Sica a portarla al grande pubblico facendone una trasposizione cinematografica, Matrimonio all’italiana, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni (nei ruoli, rispettivamente, di Filumena e Domenico Soriano). La pellicola, come noto, fu candidata all’Oscar in due categorie: Migliore attrice protagonista e Miglior film straniero.
Questa lunga premessa, è necessaria per rendere noto a tutti il valore universale e attuale del testo di De Filippo e la difficoltà, quindi, di riproporlo oggi in una versione “contemporanea”, visti i numerosi adattamenti precedenti.
Eppure questa versione sembra prendere la giusta direzione fin dalla prima scena, che presenta i due protagonisti, anticipando il dramma. Sostenuta dall’ ottima interpretazione di Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo, e scandita dal giusto ritmo, questa Filumena diretta da Amato funziona bene perché punta a una rilettura attuale che guarda alle versioni del passato senza cercare di imitarle ma reinterpretandole in chiave contemporanea.
C’è sì ostinazione da parte di Domenico e un’incredibile tenacia da parte di Filumena, ma, l’elemento capace di legarli è l’enorme fragilità che in fondo li rende dipendenti l’uno dall’altra, proprio perché entrambi sono abituati alla presenza ultraventennale, per quanto disturbante o invadente, dell’altro/a. E in fondo, nessuno dei due riesce a rinunciare a questa strana forma di stabilità. Domenico e Filumena sono due esseri umani vicini prima nel rifiutare e poi nell’accettare i propri cedimenti e i propri limiti, quelli caratteriali e quelli dovuti dalla maturità: prima il perdono è interiore, poi, arriva il perdono dell’altro e la conseguente dolcezza dovuta a una condivisione così intima. Se in Sabato, domenica e lunedì, il fulcro era la crisi di una famiglia borghese alla fine degli anni 50 in un momento di rivoluzione sociale, in Filumena il centro è il singolo (in questo caso due individualità) in relazione all’amore che è in primo luogo amore per sé stessi, per l’altro e per i propri figli (e nel caso di Domenico, anche per quelli illegittimi). L’amore tra i due, nascosto dietro anni di silenzi e di non detti, è inizialmente distante, poi appassionato perché implica un confronto che diventa guerra e scontro, infine si tramuta in passione e infinita tenerezza nella formazione di un nuovo nucleo. Dunque una bella versione del celebre testo di Eduardo vitale, curata nei dettagli e capace di amalgamare il dramma con momenti più leggeri e divertenti.
Filumena Marturano – regia: Francesco Amato; sceneggiatura: Francesco Amato, Massimo Gaudioso, Filippo Gili; fotografia: Gherardo Gossi; montaggio: Lorenzo Peluso; scenografia: Luigi Bisceglia; costumi: Paola Marchesin; musiche: Paolo Vivaldi; interpreti: Vanessa Scalera, Massimiliano Gallo, Nunzia Schiano, Marcello Romolo, Vittorio Viviani, Francesco Russo, Giovanni Scotti, Massimiliano Caiazzo; produzione: Picomedia in collaborazione con Rai Fiction origine: Italia, 2022; durata: 1 h e 50m; distribuzione: Rai Fiction