Presentato in anteprima mondiale alla scorsa edizione della Festa del cinema di Roma, Good Morning Tel Aviv, si apre con una carrellata di splendide immagini notturne della città “che non dorme mai”.
Musica martellante, giovani che si divertono riempiendo le strade e i locali, voci, colore e musica ovunque.
Lo sguardo attento e caotico di Giovanna Gagliardo si posa sulla città giovane, cosmopolita, dinamica e in perenne evoluzione focalizzandosi su una duplice dimensione, umana e architettonica: il documentario si compone infatti di una serie di brevi e frammentate interviste a giovani artisti, architetti, registi che provengono da punti diversi della città, quartieri periferici eppure molto caratteristici, come Neve Tsedek , Florentin, e punti più centrali, quelli strategici e nevralgici di Tel Aviv.
La città, attraente e vitale, sembra vivere in costante fermento, ricca di tante anime e diverse sfumature: Il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, in carica da quasi 25 anni e confermato per ben 5 volte, la definisce la start up nation per eccellenza, la più cosmopolita ed evoluta di tutte le città del Medio Oriente.
La città è al tempo stesso sinonimo di evoluzione economica e luogo di fioritura artistica. Due giovani di Neve Tsedek, quartiere una volta povero, oggi pieno di creatività e dinamismo artistico, collaborano assieme da tempo. Lui dipinge in anonimato – perché così si sente più libero di agire e slegato da tutto – e lei hai il dono della poesia, arricchisce e potenzia con le sue parole il lavoro di lui.
Il dinamismo di Tel Aviv, sostenuto da una forza lavoro molto giovane, apparentemente riesce a coniugare perfettamente la memoria del passato con la strada del continuo cambiamento, perché vive di un orgoglio mai sazio di evolvere, di cambiare e di guardare al futuro.
Nata grazie alla laboriosità e all’intraprendenza di sessante famiglie circa 100 anni fa, “abbastanza piccola da suggerire a chi vi abita la sensazione di trovarsi sempre a casa e abbastanza grande da dare l’illusione di essere al centro dell’universo”, Tel Aviv risponde all’immagine di tolleranza, grande rispetto per i diritti civili, accoglienza, libertà.
L’incipit del documentario della Gagliardo ci trasmette infatti fin da subito la sensazione di vivere in una sorta di città utopica del futuro, nella quale le start-up fioriscono dal nulla e in cui tutti possono vivere dignitosamente e pacificamente.
Eppure la città è inserita in un quadro globale che vive profonde contraddizione ed è segnato da forti divergenze storiche, religiose, culturali che non è possibile tralasciare o nascondere come polvere sotto al tappeto.
Il dinamismo eccezionale della città, l’apparente convivenza pacifica di culture differenti, la libertà che sprigiona e il rispetto per i diritti civili è un’utopia destinata a scomparire, perché nasconde – senza affrontarli – conflitti trascinatisi nel tempo oppure è reale e destinata a costituire un esempio di città realmente evoluta?
Ari Folman, il talentuoso regista di Walzer con Bashir, è uno dei pochi intervistati che cerca di problematizzare i contrasti, focalizzandosi su un aspetto politico-sociale difficile da rimuovere “Si è persa la speranza di creare due Stati, “i Palestinesi hanno rinunciato al loro Stato. Ora la loro ambizione è di mandare i propri figli in Europa”.
La questione fondamentale che pone il noto regista, le contraddizioni e le diseguaglianze, l’anima conflittuale di Tel Aviv rimangono nell’ombra perché vengono evidenziati soprattutto gli aspetti più solari, vivi e positivi della città.
Il documentario di Giovanna Gagliardo, dotato di una resa estetica molto accattivante, costellato di immagini della città ben amalgamate a quelle d’archivio, manca di approfondire, tranne in qualche punto, gli aspetti controversi di una città che per la sua stessa storia vive di contraddizioni e di conflitti che rimangono silenti ma ancora molto vivi e presenti nella coscienza collettiva.
Tel Aviv è un nobile esempio o è soltanto una piccola isola all’interno di un paese in perenne conflitto con se stesso e con i propri vicini?
La fatidica domanda resta irrisolta e confusa in uno splendido caos di immagini e di voci capaci di raccontare e fotografare solo parzialmente e in modo frammentato la realtà dell’affascinante città.
In sala dal 16 gennaio 2023
Good Morning Tel Aviv – Regia: Giovanna Gagliardo; sceneggiatura: Giovanna Gagliardo; fotografia: Roberta Allegrini; montaggio: Emanuelle Cedrangolo; musica: Dudu Tassa, Nir Maimon ; produzione: Luce Cinecittà; origine: Italia ; durata:91 minuti; distribuzione: Luce Cinecittà.