L’expérience Zola di Gianluca Matarrese

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Cosa succede quando il Teatro incontra il Cinema? Cosa accade quando il più grande bugiardo della storia incontra un altro falsario, più giovane, ma non per questo meno scaltro nell’arte della dissimulazione? Se lo chiede Gianluca Matarrese, realizzando L’expérience Zola un vero e proprio corto circuito di senso e di sentimenti.

Il Teatro, si sa, è il luogo della finzione. Tutto quel che accade sul tavolato di un palcoscenico è finto, è una simulazione virtuosa che dichiara, a ogni passo, la sua natura di bugia.
Proprio per questo, il Teatro è Vero.
Si potrebbe, anzi, affermare che esso diventa tanto più vero, quanto più mette in mostra la sua dissimulazione.
In fondo, a nessuno verrebbe mai davvero in mente di pensare che quelli che ha davanti tutte le sere, sono davvero Ham e Clov o Zio Vanja ed Elena Andreevna, eppure, Beckett e Čechov continuano ad andare in scena da decenni, emozionando milioni di spettatori che ben sanno che quelli che vedono agire, a sipario aperto, sono solo degli attori. Forse perché, su quelle scene, Verità e Finzione si confondono, si ritrovano avvinte in nodi indistricabili. Gli stessi che legano, in sublime incertezza, Vita e Arte.
Viene in mente Pirandello, certo, ma sono ormai millenni che l’uomo cerca un qualche barlume di Verità nel Teatro. E sono millenni che, per quanto strano possa apparire, quella Verità si palesa, anche se solo per un baluginio momentaneo che ci lascia, di fronte al Mistero, sgomenti e grati.
Ma cosa succede quando il Teatro incontra il Cinema? Cosa accade quando il più grande bugiardo della storia incontra un altro falsario, più giovane, ma non per questo meno scaltro nell’arte della dissimulazione? Se lo chiede Gianluca Matarrese, realizzando L’expérience Zola (passato come Evento speciale alle Giornate degli Autori) un vero e proprio corto circuito di senso e di sentimenti.

La storia, se una ce n’è, è presto raccontata: Anne è una regista teatrale, da poco separatasi dal marito. Sta cambiando casa, ma non si affaccia alla possibilità di una nuova vita con la giusta dose di aspettativa e desideri. Piuttosto, appare spenta, inerte, priva di slanci anche creativi. La sua carriera sembra destinata a smagnetizzarsi come le vecchie VHS dei suoi primi lavori che, di tanto in tanto, guarda, non fosse altro che per darsi una scossa o un nuovo motivo di ispirazione. Durante il trasloco in quella che doveva essere una casa tranquilla, la donna incontra Ben, che, guarda caso, fa l’attore, ma attualmente non lavora. Tra i due scatta qualcosa, ma Anne non ha molta intenzione di dedicarsi a una nuova storia d’amore. Meglio, piuttosto, pensare a tornare a lavorare  e L’assommoir di Zola sta lì sul comodino e sembra quasi dirle: “Dai, mettimi in scena!”

Di fronte alla tentazione, la regista, che è anche attrice, propone il ruolo di Coupeau al suo non più giovanissimo corteggiatore del piano di sopra, e destina a sé stessa quello di Gervaise. Cominciano così le letture e poi le prime prove, mentre la storia dei due personaggi comincia a sovrapporsi a quella dei due interpreti in un groviglio in cui ben presto diventa impossibile per lo spettatore capire chi è chi e perché.
Gianluca Materrese costruisce il suo film arpeggiando le note del cinema Veritè, con una macchina leggera, delle riprese a luce più o meno naturale, e la ricerca di inquadrature poco costruite, quasi colte dal vivo. Giocando a nascondino con le aspettative dello spettatore, l’autore monta insieme interviste agli attori-personaggi (che non si capisce mai quanto siano vere), e dialoghi  che, da un certo punto in poi, non si capisce più se sono quelli degli attori o quelli dei personaggi che interpretano, in un gioco di specchi che sarebbe già vertiginoso a teatro, ma che al cinema si magnifica in una fuga prospettica infinita. Frattanto incede tra le righe anche il senso fatale dell’opera di Zola, nel suo realismo naturalista, unica vera protagonista, mai troppo dissimulata della finzione/forse vera.
Il gioco filosofico funziona abbastanza, senza mai diventare troppo celebrale. Non cerca una retorica pirandelliana, ma si limita a mettere lo spettatore di fronte alle contraddizioni, senza spiegare, ma anzi, magnificando la confusione tra Arte e Vita. Ne vien fuori un film che non vuole dire cose nuovissime sull’argomento, ma che ha un bisogno di dire e dirsi a tratti molto convincente.

In sala dal 13 settembre


L’expérience Zola – Regia: Gianluca Matarrese; sceneggiatura: Anne Barbot, Benoît Dallongeville, Gianluca Matarrese; fotografia: Kevin Brunet, Gianluca Matarrese; montaggio: Giorgia Villa, Gianluca Matarrese; musiche: Cantautoma; interpreti: Anne Barbot, Benoît Dallongeville; produzione: Bellota Films e Stemal Entertainment; origine: Italia, Francia, 2023; durata: 104 min; distribuzione: Luce Cinecittà.

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