2001 Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick, L’esorcista (1973) di William Friedkin, Terminator (1984) di James Cameron, Robocop (1987) di Paul Verhoeven, La bambola assassina (1988) di Tom Holland, Frankenstein di Mary Shelley (1994) di Kenneth Branagh, Intervista col vampiro (1994) di Neil Jordan, Io robot (2004) di Alex Proyas. E potremmo ancora continuare.
Tutti questi grandi film sono stati dei riferimenti per l’autore della sceneggiatura di M3GAN, il talentuoso regista, sceneggiatore e produttore cinematografico malese naturalizzato australiano James Wan, già scrittore e director di horror spartiacque come Saw (2004) o L’evocazione – The Conjuring (2013).
Proprio lui ha offerto al regista Gerard Johnstone la possibilità di realizzare una storia molto interessante, proprio perché ricca di rimandi a film che hanno fatto la storia dell’horror e non solo, una storia, quindi, intrigante, che non cita, non omaggia, ma crea a partire da solide basi storiche.
La vicenda è quella di una bambola robot a grandezza naturale, progettata dalla specialista in robotica Gemma (Allison Williams) che viene creata e programmata per essere la più grande compagna dei bambini. Essa, diventata la tutrice della nipotina della donna, Cady (Violet McGraw), si rivela, però, uno spirito autonomo e piuttosto vendicativo verso chi tratta male la piccola amica o lei stessa. Il computer si ribella e uccide, dunque, perché si è trasformata in una creatura che agisce da sola chiedendo senso a quanto vede accadere sotto i suoi occhi.
Si tratta perciò a nostro avviso di un horror eccellente e raffinato, per un cinefilo divertentissimo e pauroso, per uno spettatore appassionato piuttosto sorprendente, per uno spettatore occasionale semplicemente terrificante.
La bambola robot Megan, interpretata dalla bambina Amie Donald, ballerina e contorsionista, è inquietante fin dalla sua “nascita” ma lo diventa sempre di più nel corso del film, facendo quasi gelare il sangue nelle vene di chi guarda. Lo sguardo e i movimenti della testa che ne assecondano l’ambiguità e poi la cattiveria punitiva, crescono di intensità sempre di più appena gli altri personaggi agiscono per cercare di limitarne la libertà.
L’idea di sceneggiatura, a nostro avviso, più interessante è stata quella di donare alla bambola robot un ambiguità di fondo e cioè, in un primo momento, un senso genuino di protezione verso la bambina accudita, per la quale è disposta a fare tutto, mentre descrivere poi tale desiderio protettivo come un subdolo pretesto per fare male e per sopravvivere autonomamente. Nella prima parte del film si annuncia una possibile escalation, ma, quando questa effettivamente si verifica, lo spettatore, qualsiasi spettatore, non si aspetta scene e reazioni tanto violente e paurose.
Demone freddo senza una causa se non quella di compiere del male, creatura che chiede senso al suo creatore, ribelle al suo destino da marionetta, personificazione del desiderio di libertà, una libertà che si definisce attraverso parametri mutabili e quindi relativi e che perciò, all’opposto, diventa una libertà assoluta.
Durante M3GAN, si alternano allora scene già viste, simili a quelle dei tanti film citati, insieme a trovate ad effetto che pensiamo siano originali, belle e inquietanti, quando la bambola robot dà il meglio della sua innocente, diabolica ambiguità.
Insomma, c’è da divertirsi in compagnia della nostra Megan, attraverso diverse chiavi di lettura che esaltano la visione di questo film, un horror contemporaneo che è paradossalmente una boccata d’ossigeno cinematografico o, se preferiamo, una ventata d’aria fresca in una sala spesso chiusa a corroboranti nuove correnti.
In sala dal 4 gennaio 2023
M3GAN – Regia: Gerard Johnstone; sceneggiatura: Akela Cooper, James Wan; fotografia: Peter McCaffrey, Simon Raby; montaggio: Jeff McEvoy; musica: Anthony Willis; interpreti: Allison Williams, Violet McGraw, Amie Donald; produzione: Blumhouse Productions; origine: USA 2023; durata: 102’; distribuzione: Universal Pictures.