Una giorno di settembre del 2016, un regista messicano che già aveva realizzato documentari, partecipato a festival prestigiosi come la Mostra di Venezia (Los Herederos, sezione Orizzonti 2008) e ricevuto molti premi, decide di filmare una colomba e il suo nido costruito con apparente senso del rischio sopra alcuni tralicci dell’alta tensione.
Testimone di queste riprese la figlia Mile, la protagonista, insieme all’inconsapevole colomba, di questo piccolo lavoro sulla vita in divenire. Eugenio Polgovsky, questo il nome del regista, per una settimana ha proseguito, inquadrando la colomba fiera nel suo atto di proteggere il nido, ascoltando le domande talvolta surreali di Mile, intercettando, dall’alto del suo terrazzo, alcuni frammenti di esistenze giù per la strada.
Malintzin 17 (la strada e il numero civico della casa del regista a Città del Messico) sembra un film semplice, minimale: una videocamera, una bambina di cinque anni che commenta quasi si trattasse di produrre i contenuti extra di un DVD, un animale da seguire, i movimenti e i rumori della città. Eppure, in quell’atto così elementare si cela l’idea che possa esistere uno sguardo in grado, un tempo si sarebbe detto, di cogliere la vita sul fatto. In quel terrazzo, un padre e una figlia appaiono come dei semidei che osservano lo svolgersi della realtà senza esserne coinvolti direttamente.
In un certo senso, è quello che ognuno di noi fa quotidianamente quando messa da parte per un breve attimo l’esigenza di cercare una collocazione che dia senso alla propria vita, pensa di poter assumere una posizione trascendente, quasi fosse possibile prendere congedo dal mondo e dagli affari umani (e anche da quelli delle colombe). Un sogno metafisico dal quale immancabilmente ci risvegliamo ogni volta.
Dopo aver ripreso degli aerei militari che volano in parata è il momento di spegnere la videocamera. Forse perché qualcuno osserva da molto più in alto, comunque sia Eugenio e Mile tornano all’altezza della città, tra i rumori e i percorsi imprevedibili che il futuro offre senza sosta.
Un giorno di agosto del 2017, Eugenio Polgovsky è morto a Londra. Se è vero che la biografia del regista può essere ignorata dallo spettatore e il senso del film non muta a causa di questo improvviso evento luttuoso, è altrettanto certo che Malintzin 17 esiste perché Mara Polgovsky, la sorella di Eugenio, ha ritrovato casualmente quei nastri e ha voluto montarlo per farne un documentario su un padre e una figlia che per una settimana di settembre si misero a osservare una colomba e il suo nido.
Cast & Credits
Malintzin 17 – Regia: Mara ed Eugenio Polgovsky; sceneggiatura: Mara Polgovsky; fotografia: Eugenio Polgovsky; montaggio: Pedro González-Rubio, Mara Polgovsky; suono: Javier Umpierrez; produzione: Mara Polgovsky, Julio Chavezmontes per Tecolote Films, Piano; origine: Messico, 2022; durata: 64’.