The Northman di Robert Eggers

  • Voto
3

Verso il Valhalla

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Ti vendicherò, padre! Ti salverò, madre! Ti ucciderò, Fjölnir!». Sta tutto in queste dichiarazioni di intenti il senso e lo scopo di The Northman, terzo lungometraggio di Robert Eggers, talentuosissimo regista statunitense, che già da diverso tempo ha rivelato di essere al lavoro a un suo personale riadattamento del Nosferatu di F.W. Murnau.

Così, dopo l’esordio nelle lande del New England coloniale, tra i boschi e le tenebre del folk-horror di The Witch e il naufragio psicotico dei due protagonisti nel lovecraftiano The Lighthouse – in assoluto il migliore dei tre e che gran peccato che non sia mai stato distribuito in sala, malcapitato nel bel mezzo del mortifero periodo pandemico -, Eggers approda di nuovo indietro nel tempo, ma stavolta nei territori vichinghi dell’Islanda e tra i flutti gelati dell’Artico, per narrare l’epopea del fuggiasco e vendicativo principe Amleth, protagonista di quel pezzo di folklore scandinavo da cui Shakespeare trasse ispirazione per il suo Amleto. E, sia chiaro, The Northman non ha nulla a che vedere con i precedenti lavori del suo autore: non in accezione (del tutto) negativa, poiché resta, a conti fatti, un necessario passaggio verso un percorso di crescita artistico e produttivo.

Supportato da risorse produttive molto più consistenti rispetto ai due precedenti lungometraggi, il presente film assume fin dalla sua ideale concezione le dimensioni di un blockbuster. E questa traslazione dai mezzi a disposizione, spinge il regista a focalizzarsi maggiormente su un comparto visivo più abbacinante e magniloquente, giustamente pensato per edulcorare le gesta epiche di un protagonista perfettamente inserito all’interno di un racconto epico.

Dal folklore di The Witch e di The Lighthouse, a quello di The Northman, il passo non è breve e le differenze di messa in scena si avvertono eccome: Eggers non rinuncia alla ricerca dei simboli, di un cinema catartico perché architettato sul dolore fisico che emerge non (solo) dalle fatiche corporali dei personaggi, ma da quei primi piani su cui permette a luci e ombre di duellare tra loro, costringendo lo spettatore a confrontarsi e recepire il gelo dell’ignoto (The Witch), la furia della colpa (The Lighthouse) e, infine, la consapevolezza dell’ineluttabilità del destino (The Northman).

Ma The Northman è, per la prima volta nella carriera del cineasta americano, un film concepito maggiormente per intrattenere, come se Eggers stesso avesse voluto metter da parte la sua visione criptica del folklore applicato al cinema per dedicarsi solo ed esclusivamente al desiderio di raccontare una storia di tradimenti, amore e vendetta. Non è certo privo di fascino questo terzo lm, non tanto coltivato dallo sviluppo di una vicenda-archetipo “conosciuta” anche dai meno smaliziati, ma dalla pratica commistione tra horror, fantasy e dramma storico; val bene ricordarlo, Eggers è un regista di film horror e se in The Northman la componente fantasy – tra dèi del Valhalla, Valchirie e spade magiche – incalza lungo tutte le due ore e mezza di visione, sono le architetture cupe di un ambientazione naturale/notturna persistente in cui si svolgono le sequenze più impressionanti del film a irrobustire la messa in scena, così come viene reso lo stesso assassinio di re Aurvandill, ammantato da una crudeltà che non lascia scampo a interpretazioni, il lugubre combattimento contro il guerriero non-morto, fino all’abissale scontro finale tra Amleth e lo zio Fjölnir alle porte di Hel, zenit narrativo di una lenta e tortuosa discesa all’inferno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Eppure The Northman resta, a visione ultimata, un film “facile”: troppo lineare e già destinato a quella fine da cui il soggetto non può e non riesce a districarsi. Se nelle opere precedenti  i personaggi vagavano alla scoperta e verso l’accettazione di uno stato di turbamento risolutorio, per comprendere sia la loro stessa natura, sia il destino macabro nel quale scegliere di inabissarsi, qui questo peregrinare incerto non esiste, perché tutto è già scritto: Amleth è l’eroe e non c’è compromesso in quel «Ti vendicherò, padre! Ti salverò, madre! Ti ucciderò, Fjölnir!», ma solo fredda consapevolezza, il macigno del dovere morale sulle sue spalle ricurve; e nemmeno l’amore per Olga (Anya Taylor-Joy) lo distoglierà dalle mira di un destino incontrovertibile, di un finale scritto dalla storia. L’autore rinuncia, così, alla sua ambigua visione dell’uomo contro-natura e contro-la cosa lacaniana, limitandosi a giocherellare con quelle visioni che non appartengono alla spiritualità del protagonista, ma solo alla potenza effettiva del comparto fantasy della pellicola.
Un grande blockbuster, ma da un regista come Robert Eggers si pretende molto di più.

In sala dal 28 aprile


The Northman – Regia: Robert Eggers; sceneggiatura: Robert Eggers, Sjón; fotografia: Jarin Blaschke; montaggio: Louise Ford; musica: Robin Carolan, Sebastian Gainsborough; interpreti principali: Alexander Skarsgård, Oscar Novak, Nicole Kidman, Claes Bang, Anya Taylor-Joy, Ethan Hawke, Willem Dafoe, Ingvar Eggert Sigurðsson, Björk; produzione: Regency Enterprises; origine: Stati Uniti d’America, Regno Unito, 2022; durata: 137’; distribuzione: Universal Pictures.

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