Troll è una grande produzione norvegese targata Netflix, molto curiosa, almeno quanto il suo protagonista – per chi non lo ricordasse con il termine si definisce, nelle leggende scandinave, un abitante demoniaco di boschi, montagne o luoghi solitari e che corrisponde all’orco di altre tradizioni popolari europee.
Una bellissima fotografia di un suggestivo panorama di vette nordiche apre il film di Roar Uthaug, già autore di The Wave (2015), e lo spettatore percepisce subito le ambizioni del regista e della produzione di realizzare un kolossal simile a quelli americani. La confezione infatti si rivela pressocché perfetta, non omologata, ma capace di incuriosire, perché è molto divertente vedere fino a che punto si siano spinti la troupe norvegese e tutto il cast nel comprendere la lezione hollywoodiana e magari nel cercare di renderla al meglio possibile.
Certo, il Troll come creatura suscita meraviglia soprattutto nei ragazzi del Nord Europa, pensiamo, ma il film è interessante anche per quelli mediterranei, per fargli conoscere appunto altre tradizioni, di popoli che forse sentono troppo spesso lontani e “freddi”.
La mitologia, che nei secoli ha narrato di creature gigantesche figlie delle montagne e loro protettrici, fu condannata dal re di Norvegia Olaf II il Santo, che, intorno all’anno mille, volle diffondere la religione cristiana e difenderla energicamente, anche contro le tradizioni del proprio popolo. Probabilmente – suggerisce il film – Olaf II il Santo non si limitò alla mitologia, ma perseguitò i veri Troll, li imprigionò, infine li uccise. Il messaggio, per un cristiano, potrebbe sembrare eversivo, ma, a nostro avviso, non si vuole condannare una religione in particolare, ma il fanatismo religioso, che, per diffondere la sua verità, demonizza le tradizioni diverse, anche quelle più innocenti e magiche, nel senso più alto dei due termini.
Il film racconta di come il re dei Troll, unico sopravvissuto e prigioniero millenario, si risvegli e punti al palazzo del re di Oslo, dove, nei suoi sotterranei, furono uccisi tutti i membri della sua famiglia. L’esercito norvegese vuole fermarlo con le armi e a difenderlo sono la paleontologa Nora (Ine Marie Wilmann), suo padre Tobias (Gard B. Eidsvold) e Andreas (Kim Falck), un funzionario lungimirante del governo.
Il film di Roar Uthaug è dunque una bella favola, in cui gli scontri tra Troll e uomini non sono violenti e, anche quando assomigliano a quelli tra King Kong e i suoi nemici, non hanno un grave impatto sull’essenza della storia, che è appunto pensata, scritta e diretta per un pubblico giovane, che possa stupirsi dei suoi eroi, e per un pubblico più maturo, che possa commuoversi con i personaggi della propria infanzia.
L’invito poi a rispettare la natura e la tradizione vale, in ogni caso, per tutti, come è anche rassicurante e divertente pensare che in un mondo di pazzi è da considerarsi sano solo un pazzo vero, che crede ai Troll o che, come noi, crede alla magia del cinema.
Su Netflix
Troll – Regia: Roar Uthaug; sceneggiatura: Roar Uthaug, Espen Aukan ; fotografia: Jallo Faber; montaggio: Christoffer Heie; musica: Chris Forsgren; interpreti: Ine Marie Wilmann, Gard B. Eidsvold, Kim Falck; produzione: Sanne Glæsel; origine: Norvegia, 2022; durata: 101’; distribuzione: Netflix.