U.S. Palmese di Antonio e Marco Manetti

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Nella piccola Palmi, diciottomila anime in provincia di Reggio Calabria, la vita cittadina scorre tranquilla e banale, in un territorio che certo non offre molte opportunità, fino a quando a Don Vincenzo (Rocco Papaleo) non viene l’idea balzana di riportare la locale squadra dilettantistica di calcio agli antichi fasti. Per farlo occorre però cambiarne l’ossatura, innestando nella sua rosa calciatori di alto profilo. L’occasione si presenta quando Etienne Morville (Blaise Afonso, credibile e convincente), giocatore di colore proveniente dalle banlieu parigine, viene messo fuori rosa da una squadra milanese per le sue continue intemperanze dentro e fuori il campo di gioco. Considerato da tutti il più forte giocatore francese del momento, Etienne pare aver dimenticato i propri umili natali, o forse proprio perché li ricorda bene vuole allontanarli da sé, vivendo con vera e propria hybris il suo status di ricco e famoso.

La sua carriera giunge quindi al fatidico bivio: finire ingloriosamente anzitempo la propria carriera calcistica, imboccando una parabola inesorabile, oppure accettare l’improbabile offerta arrivata dalla piccola società dilettantistica della U.S. Palmese, i cui tifosi, grazie all’ostinazione di Don Vincenzo, hanno raccolto la cifra necessaria per poterne pagare il lauto ingaggio.  Incredibilmente, Don Vincenzo ha avuto ragione nel credere a questa scommessa, regalando alla propria tifoseria e al proprio allenatore Mimì Bagalà (Max Mazzotta), il tanto sognato campione. Ma le cose non saranno affatto semplici, perché Etienne dovrà prendere le misure a un ambiente davvero lontano dalle luci della mondanità cui si è in fretta abituato. Il suo dovrà essere un bagno di umiltà vero, in questo aiutato dalla tostissima figlia di Don Vincenzo, Concetta (Giulia Maenza, una prova davvero buona la sua), e non soltanto un maquillage mediatico per ripulirsi l’immagine. Ma proprio quando sembra andare tutto per il meglio, ecco che le sirene del calcio milionario squillano di nuovo in lontananza.

Non c’è bisogno di citare Pasolini e la sua celebre frase sul calcio come ultima rappresentazione sacra del nostro tempo, per parlare di questa pellicola, perché per Antonio e Marco Manetti  l’unica rappresentante ammissibile della cultura “alta” è la poetessa Adele Ferraro interpretata in modo divertito dalla sempre ottima Claudia Gerini. Il calcio, possiamo dirlo tranquillamente, si prende già abbastanza sul serio per conto proprio – le recenti inchieste giudiziarie sugli ultras stanno lì a ricordarcelo – e un allontanamento dai luoghi da esso abitualmente frequentati era senza dubbio necessario. Ecco dunque spiegata l’ambientazione esotico-calabrese nella piccola Palmi: città natale della madre dei due registi romani e loro abituale luogo di villeggiatura estiva durante la fanciullezza.  Per carità, durante il film non mancano di comparire volti noti del calcio parlato televisivo, ma si tratta di camei divertiti, funzionali alla narrazione.

La cittadina calabrese si trasforma così in luogo quasi atemporale, dove i riferimenti a questi tempi incerti si fanno volutamente labili (perché, si chiedono alcuni cittadini palmisani, pagare una cifra spropositata per un calciatore, quando con gli stessi soldi si sarebbe potuto riaprire l’ospedale cittadino?) e ne scaturisce una commedia sportiva dai toni da favola edificante, per portare il calcio alla sua essenza primaria: divertimento, passione, condivisione.  Un gioco, non certo il solo, è chiaro, capace di creare comunità.

Rocco Papaleo

Ma un gioco divertito è anche la pellicola stessa. Un gioco citazionista soprattutto, che, nel narrare le gesta di una squadra scalcinata che aspira alla gloria, richiama alla mente altre famose pellicole. Si va, infatti, da L’allenatore nel pallone (1984)  all’hollywoodiano Major League – La squadra più scassata della lega (1989), giù fino alle produzioni più svariate della cultura popolare, anime giapponesi e le serie di videogiochi per play station.

Ecco allora che, durante lo svolgimento delle partite, i campi di calcio si trasformano in distese desolate e polverose, dove vanno in scena duelli sportivi che strizzano l’occhio ai western di Sergio Leone. Mentre, grazie all’uso insistito dello slow-motion, il tempo delle azioni calcistiche si dilata fino all’inverosimile come succedeva durante gli episodi di Capitan Tsubasa (1983, Holly e Benji – due fuoriclasse, per gli spettatori boomer), mentre i tiri del pallone acquistano velocità inimmaginabili, le azioni vengono commentate dalla voce-off di un sempre presente cronista sportivo, così come gli stati d’animo dei giocatori vengono esplicitati dalla proposizione in voce-off dei loro pensieri.

Una pellicola, di genere, ben girata dalla coppia di fratelli registi, bravi anche nel valorizzare l’intero cast a disposizione. Tra essi, oltre alle meritorie prove attoriali dei già nominati Papaleo, Gerini, Maenza, Mazzotta e Alfonso vanno anche citati Massimo De Lorenzo, Massimiliano Bruno e Guglielmo Favilla.

In questo senso il personaggio di Don Vincenzo, pare essere il correlativo filmico dei Manetti Bros, che con pochi mezzi, tanta determinazione e idee, sono capaci di dare corpo alla propria idea di cinema: magari popolare, ma certamente non banale.

In anteprima alla Festa di Roma 2024 (Sezione  Grand Public)
In sala dal 20 marzo 2025.


U.S. Palmese – Regia: Antonio e Marco Manetti; sceneggiatura: Antonio Manetti, Marco Manetti, Emiliano Rubbi, Luna Gualano; fotografia: Angelo Sorrentino; montaggio: Federico Maneschi; musica: Pivio e Aldo De Scalzi; interpreti: Rocco Papaleo, Blaise Alfonso, Giulia Maenza, Lisa Do Couto Texeira, Max Mazzotta, Massimo De Lorenzo, Gianfelice Imparato, Massimiliano Bruno, Claudia Gerini; produzione: Mompracem, in coproduzione con Rai Cinema; origine: Italia, 2024; durata: 122 minuti; distribuzione: 01 Distribution.

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