Windfall di Charlie Mc Dowell

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Windfall, nato da un soggetto scritto da Jason Segel assieme al regista Charlie Mc DowellJustin Lader e a Andrew Kevin Walker (sceneggiatore del notissimo – e ben più riuscito –Seven di David Fincher) ha l’aspetto di un thriller e si presenta come tale, ma la tensione e la suspense non sono sempre così alte e capaci di tenere testa a un pubblico affamato di opere ansiogene e ricche di adrenalina.
Cerchiamo di spiegarci nei dettagli.  Jason Segel, nei panni di un ladro improbabile e lievemente goffo,  entra nella lussuosa ed enorme villa- con tanto di piscina – di un borioso miliardario (Jesse Plemons) e della deliziosa moglie (Lily Collins, non particolarmente efficace) sicuro di non trovare anima viva.  La coppia, invece,  irrompe improvvisamente in casa destabilizzando il piano del malvivente e  l’uomo dapprima è costretto ad un tentativo di fuga malriuscito e poi a prendere la coppia  – decisamente mal assortita – in ostaggio in attesa dell’arrivo dei soldi, richiesti dal malvivente in cambio della libertà.
Tutta la vicenda si svolge all’interno della splendida e lussuosa villa – e raramente negli esterni – ma il nodo vero di questa pellicola, più vicina a un dramma psicologico che a un thriller vero e proprio, sta tutto nel rapporto tra i tre protagonisti, che si regge su un equilibrio  decisamente precario. Forse l’intento era quello di evocare uno stile hitchcockiano, puntando sulla costruzione psicologica della narrazione.
L’attrice e modella britannica Lily Collins

L’operazione riesce in parte.  Segel, nei panni del ladro non sembra così astuto e furbo e in alcuni momento ha sprazzi di umanità molto sinceri; la coppia, apparentemente solida, non mostra nella realtà un’alchimia e un’unita tale da poter contrastare – almeno psicologicamente- il delinquente.

I ruoli sono confusi e il confine tra buono e cattivo è labile e poco definito. Windfall sembra un continuo gioco di scambio/inversione di ruoli più vicino ad una pièce teatrale che a un thriller mentre,  invece, dovrebbe trasmettere, sulla carta,  molta tensione.
I tre aspettano assieme per un tempo che sembra indefinito (in realtà è un giorno e mezzo) l’arrivo della posta in gioco (i soldi) e in questo intermezzo, succede poco, sia nei fatti, sia nella psicologia dei tre personaggi, che rimane costantemente indefinita – tranne che nell’improbabile epilogo. Inoltre, alcune sequenze sono tirate avanti per le lunghe e trascinate con un ritmo narrativo che finisce per perdersi per strada.
Una nota a favore è l’interpretazione azzeccata e strafottente di Jesse Plemons, che sembra quasi divertirsi nei panni di un multimiliardario egocentrico, narcisista e fastidiosamente arrogante anche quando si trova prigioniero degli eventi. Apprezzabile anche la colonna sonora, curata da Danny Bensi e Saunder Jurriaans, capace di trasmettere le  – poche – note di tensione e di elettricità di questo film, piccolo piccolo. 
Alla fine, però, di Windfall rimangono inesplorate e ancora oscure una serie di domande alle quali avremo risposte parziali e laconiche. Era forse questo l’obiettivo del film?
Qualcuno, sicuramente, in questa situazione destabilizzante e asfissiante, non riuscirà, alla fine, a mantenere i nervi ben saldi. E questa è forse l’unica risposta certa che riusciremo ad ottenere.
Su Netflix dal 18 marzo

Windfall – Regia: Charlie McDowell; sceneggiatura: Justin Lader, Andrew Kevin Walker, Charlie McDowell; fotografia: Isiah Donté Lee; musiche: Danny Bensi, Saunder Jurriaans interpreti: Jesse Plemons, Lily Collins, Jason Segel, Omar Leyva; produzione: High Frequency Entertainment, Mutressa Movies; origine: USA, 2022; durata: 92’; distribuzione: Netflix

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