Loverly Boy

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Dopo l’esordio nel lungometraggio l’anno scorso con  Ultras sulla tifoseria della squadra napoletana con le musiche di Liberato, Francesco Lettieri  ci consegna ora questo nuovo Loverly Boy. E probabilmente perché era stato l’autore dei videoclip del misterioso cantante napoletano, ci racconta la storia di un musicista di tendenza e del suo ambiente pieno di insidie e/o squali pronti ad approfittare delle circostanze.

Indifferente a tutto, quasi disinteressato a tutto ciò che lo circonda, Nic, in arte appunto Lovely Boy (ottimamente interpretato da Andrea Carpenzano), sembra essere l’astro nascente della scena musicale romana del trap e ha fondato insieme all’amico Borneo (Enrico Borello) la XXG, un duo lanciato verso il successo nel casino variopinto delle discoteche trendy o delle feste private (colonna sonora da consigliare agli amanti del genere).

Risucchiato in una spirale sempre più pesante di autodistruzione, il ragazzo che è persino tatuato in faccia (un tatuaggio che poi vedremo ha una sua importanza diegetica), si perde nel vortice di droghe sempre più massicce, viene lasciato dalla sua ragazza, arrivando al punto definitivo di rottura. Lo ritroviamo, allora, spedito dai genitori, in una comunità di recupero sulle Dolomiti dove a contatto con gente più grande di lui ma con le stesse problematiche, tenterà faticosamente di ritrovarsi condividendo quella grande solitudine che si porta dentro.

Genio e sregolatezza sono le componenti tipiche dei film di ambiente musicale e anche questo non fa eccezione. Schematicamente Loverly Boy è diviso in due parti: nella prima, per noi persino troppo prolissa e descrittiva ma comunque interessante per cogliere un fenomeno emergente, si narra il personaggio nella sua vita di musicista, nel suo disagio post-adolescenziale sino alla sua caduta nella trappola mortale della droga; nella seconda invece lo seguiamo in un ambiente completamente diverso nel difficile cammino di riabilitazione e di riscatto.

La trama, quindi, non è particolarmente originale mentre anche la sceneggiatura ha qualche buco di troppo. Detto tutto ciò, l’opera seconda di Lettieri è un film in cui il regista concentra, spesso con bravura, la sua attenzione sul corpo del protagonista e sulle dinamiche psicologiche dei vari personaggi che lo attorniano. Tutte queste figure di contorno che entrano in contatto con Nic, le ritroviamo inserite in habitat molto diversi, così come possono essere da una parte l’ambiente musicale romano, caotico e a colori sgargianti con il pesante dialetto e le frasi ad effetto (la parola “spacca” verrà ossessivamente ripetuto chissà quante volte), e la presunta tranquillità idillica di un luogo di cura nel Trentino Alto-Adige. Diciamo presunta perché anche qui la tragedia della droga è in agguato pur in una comunità dedita alla riabilitazione. Con alcuni colpi di scena abbastanza affascinanti.

Spiace, dunque, che questo buon film, pensato e mirato ad un pubblico di ventenni che conoscono e/o amano la propria musica generazionale – il trap in Italia, da quanto leggiamo, è nato meno di dieci anni fa – non esca nelle sale dove avrebbe potuto avere un riscontro diretto e un feedback con la sua audience naturale. A meno di qualche tardivo ripensamento, dopo la prima a Venezia nelle “Giornate degli Autori” uscirà solo, più asetticamente, su una piattaforma generalista.

Disponibile dal 4 Ottobre 2021 su SkyCinema


Loverly Boy – Regia: Francesco Lettieri; sceneggiatura: Francesco Lettieri. Peppe Fiore; fotografia: Gianluca Palma; montaggio: Mauro Rodella; musica: Paco Martinelli; interpreti: Andrea Carpenzano (Nic), Ludovica Martino, Enrico Borello, Daniele Del Plavignano, Riccardo De Filippis, Pier Luigi Pasino, Martino Perdisa;  produzione: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori x Indigo Film, Vision Distribution; origine: Italia, 2021; durata: 105’.

 

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