Spin Time. Che Fatica la democrazia!

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Spin Time. Che Fatica la democrazia!  – la nuova opera di Sabina Guzzanti nelle  Notti Veneziane delle “Giornate degli autori’’ – è un viaggio che ci trasporta alla scoperta di una realtà che vive nel cuore di Roma, e che può rappresentare un modello di democrazia. Spin Time Labs è un’ iniziativa sociale che prende vita nel palazzo occupato di Via Santa Croce in Gerusalemme, una realtà abitativa che scopriamo attraverso lo sguardo della Guzzanti e le voci dei residenti.

Attualmente il luogo ospita più di 450 unità familiari provenienti da almeno 25 nazionalità diverse, 30 collettivi teatrali, e associazioni culturali che vanno a creare un melting pot sociale vibrante e attivo. Già nei primi minuti di documentario veniamo resi partecipi di un evento già noto ai media nazionali; l’intera struttura si ritrova senza corrente per più di 40 ore a causa del mancato pagamento, nonostante le numerose proteste e richieste d’aiuto degli abitanti l’unico che riesce a intervenire in modo definitivo è il cardinale Konrad Krajewski, nonché elemosiniere del Papa, che personalmente di occupa di riallacciare la corrente, caricandosi, in questo modo, delle conseguenze penali che derivano da un’azione del genere. Un’azione politica e sociale che già ci fa capire che non stiamo parlando solo di uno stabile occupato, ma di una presa di posizione socio-culturale sul territorio.

E’ una vicenda che appare ai limiti della normalità anche agli occhi dei residenti di Spin Time, ma che ci lascia trasparire la forza dell’umanità anche di fronte ai giganti delle istituzioni pubbliche. Più ci addentriamo in questa realtà, più veniamo trascinati in e dal flusso di vita che popola le arterie della struttura, un tessuto plasmato da diverse identità che s’incontrano e si scontrano dentro quattro mura che man mano sembrano sempre più umane, fino ad arrivare ai due cuori pulsanti di Spin Time: il comitato e il teatro.

La Guzzanti, per spiegarci il ruolo di questi due strumenti nella comunità, si affida a un basso rilievo del ventennio presente nel palazzo che diventerà la cornice narrativa dell’opera. I personaggi raffigurati ci introducono a un arguto parallelismo con le dinamiche sociali della Grecia antica: la relazione tra cultura e democrazia, la politica e il teatro che dialogano tra loro per mantenere in equilibrio il discorso sulla cosa pubblica.

Spin Time cresce intorno a questi due fondamenti, gli stessi argomenti discussi dal comitato vengono trattati, esorcizzati e liberati a teatro. Si mettono in scena i problemi della comunità, li stessi che sono argomento di dibattito e che infiammano gli animi durante la convocazione del comitato. Abbiamo la visione politica che elabora le questione attraverso le regole e l’applicazione razionale della legge interna e il teatro che li elabora dal punto di vista emotivo. Ne scaturisce un’analisi della comunicazione e del linguaggio democratico che inevitabilmente ci porta a comprendere l’importanza del teatro non solo come mezzo d’intrattenimento. Vediamo come l’oggettivizzazione del problema sul palco sia fondamentale per riuscire ad abbandonare la componente egoistica, onnipresente nel discorso politico attuale, elaborando le vicissitudini e gli scontri come elemento comunitario e non personale.

La regista ci mostra le scene di una quotidianità normale, fatta di incomprensioni culturali, e problemi di convivenza, immagini che il pubblico può certamente comprendere, ma ciò che stupisce è l’impegno, la devozione, l’amore dei protagonisti di questo esperimento sociale. Appare evidente quanto l’appartenenza a questa comunità non sia solo una scelta basata su necessità economiche, chi fa parte di Spin Time non cerca solo asilo, ma agisce consapevolmente all’interno di un organismo che lancia un messaggio e dialoga con le istituzioni. E’ una comunità aperta che accoglie e invita il mondo esterno a porgere uno sguardo dentro questo esperimento, a patto che le sue regole e i suoi principi vengano rispettati. E’ impressionante vedere l’entusiasmo con cui i residenti si preparano a fronteggiare il cosiddetto ‘’oppressore’’, rappresentato sul palco da un giornalista che pone domande tendenziose per far emergere il lato opportunista dell’iniziativa. La scena d’improvvisazione a cui assistiamo è carica d’emozione, di slancio e di orgoglio, mai una parentesi di vittimismo o d’incertezza, solo un grande senso di dignità e amore nei confronti dell’iniziativa.

Spin Time. Che Fatica la democrazia!’  è un documentario che vale la pena vedere se si ha voglia di indagare sul ruolo della cultura nella nostra società attuale, soprattutto dopo le restrizioni e i mancati finanziamenti degli ultimi anni, più che il grido di protesta di un manifestante è il ruggito di  un elemento fondamentale da secoli per la nostra società che senza bisogno di grandi parole e allestimenti emerge in tutta la sua forza, anche senza luce.

In sala dal 16 settembre 2021


Cast & Credits

Spin Time. Che Fatica la democrazia!
Regia: Sabina Guzzanti; fotografia: Chicca Ungaro; montaggio: Irene Vecchio; musica:  Giorgio Giampà, Marta Lucchesini ; produzione: Secol Superbo e Sciocco in collaborazione con Frame by Frame; origine: Italia 2021; durata: 92 ‘; distribuzione: Wanted

 

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