Festival di Cannes: Fallen Leaves di Aki Kaurismäki (Premio della Giuria)

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Il regista finlandese Aki Kaurismäki, candidato per la quinta volta alla Palma d’oro con il suo ventesimo lungometraggio Fallen Leaves, si è aggiudicato il Premio della Giuria di questo 76° festival di Cannes.

Il suo film prende il nome dalla canzone Les feuilles mortes di Jaques Prévert e viene ad aggiungere un capitolo alla sua trilogia sulla classe operaia finlandese che, iniziata con Ombre nel paradiso (1986), e proseguita con Ariel (1988) si era fermata con La fiammiferaia (1990) già in tempi lontani.

Si parla di continuazione, e veramente anche a volerle cercare, non ci sono novità che contraddistinguano quest’ultimo lavoro dall’intera opera di Kaurismäki. Eppure, Fallen Leaves è un gran bel film. Che si possa parlare di un “genere” Kaurismäki?

La storia la conosciamo già, perché ricalca molto da vicino quelle di altri film del regista: Ansa (Alma Pöysti) lavora come cassiera in un supermercato dove è presto licenziata. Holappa (Jussi Vatanen) invece fa l’operaio in una fabbrica, il quale, scoperto a bere durante il turno di lavoro, viene pure lui licenziato. Le due anime solitarie e sfortunate si incontrano casualmente in un bar con karaoke di Helsinki e provano da subito reciproca simpatia. Ma come foglie cadute i due si lasciano trasportare dal vento, si perdono, si lasciano, si ritrovano.

I due protagonisti si muovono in una Helsinki atemporale (anche se un calendario segna l’anno 2024!), fra grigi locali, che di esotico portano solo il nome, – come “California Pub” oppure “Buenos Aires Cafè” – , mentre alla radio trasmettono terribili notizie sull’invasione in Ucraina, a ricordarci, che a pochi chilometri di distanza è in corso una guerra, e che la Finlandia ha lunghi chilometri di confine in comune con la Russia.

Come tutti i film di Kaurismäki anche Fallen Leaves è una commedia tragicomica, che vive di scarsi, brevi ma taglienti dialoghi, di situazioni che rasentano l’assurdo – o forse non è assurdo che Ansa venga licenziata dal lavoro per non aver buttato del cibo scaduto? -, di buona musica ben posizionata, e della mimica quasi inesistente, ma efficacissima, dei suoi attori protagonisti. Senza dimenticare le citazioni dalla storia del cinema: nel corso del film, appesi alle pareti monocrome, risaltano colorati i manifesti cinematografici di classici del cinema, fra questi Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti, o Bande à part (1964) di Jean-Luc Godard. Ma Kaurismäki non manca di citare Jim Jarmusch con uno spezzone da I morti non muoiono (2019) e di ricordare la sua fonte ispiratrice: Charlie Chaplin.

Insomma, il regista finlandese non fa altro che riciclare il suo umorismo migliore e lo sa fare con una leggerezza e una bravura che ci lascia sconcertati, così che ancora una volta, come in tutti i suoi film, anche Fallen Leaves ci riempie il cuore con la sua umanità, senza mai minimamente cadere nel banale, ma soltanto dosando cliché e ironia nella giusta misura.

Per gli appassionati della live music di Leningrad Cowboy go America (1989), uno dei due momenti canori, ben integrato nella narrazione del film, porta in scena la band femminile finlandese Maustetytöt, che a vedere dai video trovati sul web, si è lasciata inspirare dall’atmosfera e dal “genere” Kaurismäki.


Fallen Leaves (Kuolleet lehdet) – Regia e sceneggiatura: Aki Kaurismäki; fotografia: Timo Salminen; montaggio: Samu Heikkilä; scenografia: Ville Grönroos; costumi: Tiina Kaukanen; interpreti: Alma Pöysti (Ansa), Jussi Vatanen (Holappa), Janne Hyytiäinen (Huotari), Nuppu Koivu (Liisa), Martti Suosalo (il capo di Ansa), Matti Onnismaa, Simon Al-Bazoon, Sakari Kuosmanen, Maria Heiskanen, Alina Tomnikov; produzione: Aki Kaurismäki, Misha Jaari, Mark Lwoff, Reinhard Brundig per Sputnik, Oy Bufo Ab; origine: Finlandia, 2023; durata: 81 minuti; distribuzione: Lucky Red in associazione con Bim.

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